martedì 25 febbraio 2014

Ancient Gates

Al quadretto di certa famiglia da yesterpunk è utile inserire gli High Tide. Il gruppo, durato l'attimo di due dischi, dal '69 al '70, s'avvicina musicalmente al filone hard inglese, differenziandosi però da esso per la spessa coltre tecnica dei suoi partecipanti. Le influenze trascendono la musica: questa alta marea sembra voler sommergere un po' tutti gli stili con un manto soggettivo che addomestica ogni frammento musicale altrui in minuscole creature dotate di vita propria.
Gruppo inglesissimo, a tratti infatuato da climi di novelle gotiche, High Tide non conoscerà mai fama notevole. I suoi dischi, più che presenti su tutte le bancarelle, saranno oggetto di speculazioni per il commercio del disco. La formazione a quattro, con chitarra + violino elettrico a spartirsi gran parte del lavoro solistico, sembra stranamente tra il rock-jazz e il country: e gli interventi compositivi si dondolano da un capo all'altro del paragone, intromettendo pure elementi di disturbo come blues e musica improvvisata. C'è anche - e tanto - hard rock, ma tutto con autocritica, magari venato di flirts con la musica californiana: sulla batteria rock e l'acido basso di Peter Pavli, s'innestano trascrizioni degenerate del Cipollina quicksilveriano, con una inaspettata fermata al Conservatorio (The Blankman Cries Again), o parodie di Uto Ughi e Paganini cappelloni e riffs ante Mahavishnu Orchestra.
Dei due dischi (più quell'oscuro album che vede tutti gli High Tide presenti) rimane oggigiorno il ricordo di un tentativo inconcluso, della ricerca di una emancipazione musicale troppo veloce, osteggiata dagli affaristi della musica. Simon House - dopo Alchemy con la Third Ear Band - scapperà addirittura al castello d'oro di David Bowie, e questi pronto ad accettare i pentiti figlioli prodighi, malconci per l'appena passata esperienza underground. Cose trite, probabilmente, ma anche tristi: musicisti castrati nella loro espressione e costretti a servire obbligatoriamente volitive ispirazioni altrui.
Accanto al Lodger di House c'è l'esempio di Peter Pavli, con Michael Moorcock & Deep Fix (The New Worlds Fair) o di Tony Hill, con la Ronnie Paisley Band. La libertà di un momento, i voli di violino di una Saneonymus innamorata di Grateful Dead + jazz svaniscono nell'istante. La vita, come dicevano alcuni a Seveso, continua.

(Al Aprile e Luca Mayer, La musica rock-progressiva europea. Gammalibri, 1980)






Resonance
Tony Hill, guitar
Dave Tomlin, violin
Pete Pavli, bass
Drachen Theaker, drums

Golden Space
Sushi Krishnamurthi, vocal
Tony Hill, guitar
Dave Tomlin, bass, violin
DrachenTheaker, drums

Raga Kanda
Tony Hill, guitar
Dave Tomlin, bass, violin
Drachen Theaker, drums

AHT Variant
Tony Hill, guitar
Dave Tomlin, bass, violin
Drachen Theaker, drums

Ancient Gates / Starless Skylines
Sushi Krishnamurthi, vocal
Tony Hill, guitar
Dave Tomlin, keyboards
DrachenTheaker, drums






Garage Gods
Tony Hill, guitar, bass
Simon House, violin
Drachen Theaker, drums

Elephant Trails
Tony Hill, guitar, bass
Dave Tomlin, violin
Drachen Theaker, drums, mridangam

The Whid
Tony Hill, guitar
Pete Pavli, keyboards, bass
Drachen Theaker, drums

Raga Misra
Tony Hill, guitar
Dave Tomlin, violin
Android Funnel, bass
Drachen Theaker, drums

Turn Yourself Down
Tony Hill, guitar
Pete Pavli, keyboards
Dave Tomlin, bass
Drachen Theaker, drums




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