martedì 28 ottobre 2014

La Buona Annata's Literary Supplement: Cephalotron

PER: TUTTI I MEZZI AUDIO-VISIVI
Data di lancio: 15 dicembre 2067.
Annunciatori, questo è il vostro copione per la presentazione del nuovissimo giocattolo educativo per ogni età della Eso-Export. Molto più perfezionato del consueto meccanismo elettronico di ricreazione, il Cephalotron è un gioiello della bio-ingegneria e della miniaturizzazione. Segue copione. 

Incertezza per un regalo di Natale per la persona amata che ha già tutto? Oppure per sé stessi? Lui, lei o voi sarete entusiasti del nuovo Cephalotron della Eso-Export. Lo vedrete in 3-D; lo sentirete in stereo subito dopo la fine di questo comunicato: questo però non potrà sostituire il reale possesso del vostro Cephalotron per darvi nuove dimensioni di incantevole, gioioso... e profondo... piacere psico-sensorio.
Migliaia di risate sono in serbo per voi quando possiederete il vostro Cephalotron. Un giocattolo tanto ingegnoso e così pieno di fantastiche possibilità farà gola a chiunque, giovane o vecchio. Ogni modello è completamente personalizzato: non ne esistono due uguali, e ogni minuto è diverso dal seguente nell'incredibile caos mentale di un Cephalotron. Ecco qui un meccanismo i cui sorprendenti circuiti biochimici permettono a chi lo usa di vedere, odorare, persino di sentire male... infatti, rimarrete meravigliati dalla quantità di differenti emozioni che potrete provare dopo pochissime ore di esercizio.
Ancora più divertente è la capacità del Cephalotron di emissioni psico-orali conosciute come idee parlate. Il vostro modello potrà parlare e pronunciare innumerevoli pensieri sui temi più stravaganti dell'età antica come: Libertà, Morte, Bellezza e Dio. Per di più, seguendo semplicissime istruzioni di esercizio manuale, ogni Cephalotron può fare all'amore. Probabilmente la più interessante possibiltà nel gioco consiste nel mettere insieme due Cephalotron. Il vostro divertimento è garantito! Osservateli mentre si scambiano trasmissioni psico-orali intorno ad antiquati soggetti di morale; notate la loro buffa illusione di operare in modo indipendente; e guardate l'avvenimento più assurdo fra tutti: quando due Cephalotron si innamorano. Gli esperti del comportamento dei Cephalotron lo descrivono come il non plus ultra del grottesco e del ridicolo.
Il Cephalotron è fornito in confezione compatta di facile trasporto, smembrato, ripulito, e in perfetto ordine. La sua cura è del tutto agevole e la manutenzione è minima. Con ogni modello, l'acquirente riceve una riserva di cibo sufficiente per tutta la vita. Questo cibo speciale dev'essere inserito nella zona chiamata BOCCA due volte ogni giorno. Nello stesso tempo, se l'utente inserirà la linea di connessione con-sensuale nella presa di CLAVICOLA SINISTRA, potrà sperimentare il gusto mentre il Cephalotron ingerisce il cibo. Solamente chi ha provato questa esperienza può capire l'incredibile sensazione che si produce.
La CLAVICOLA SINISTRA serve ugualmente come collegamento entrata-uscita per OCCHIO DESTRO e OCCHIO SINISTRO. Questi dispositivi impiegano la sensibilità alla luce per registrare le forme di oggetti vicini. Infatti, per loro mezzo, potrete osservare voi stessi in un modo che non avete mai immaginato prima. E, ricordate, ogni genuino modello di Cephalotron è provvisto di due occhi funzionanti, per darvi un'autentica visione binoculare. Guardatevi dunque dalle imitazioni con un occhio solo.
Il collegamento entrata-uscita per NASO è anch'esso collocato in CLAVICOLA SINISTRA. NASO è un meccanismo che riceve le sensazioni odorifere e usandolo vi sorprenderete a passare attraverso una serie di esperienze olfattive oltremodo strane. Per un miracolo di bio-ingegneria si è riusciti a ricollocare lo schema di reazione erotica, comunemente conosciuto come sesso, dalla zona sacrale, attualmente inesistente, nella zona NASO. Qui potrete scoprire una potentissima eccitazione primordiale di un genere termico che dev'essere vissuta per essere credibile!
Il conduttore CLAVICOLA SINISTRA è collegato, ancora, con l'area MENTO sensibile al dolore. Avete sentito parlare delle strane creature sparse attraverso le galassie (spesso, insignificanti creature) che traggono godimento dall'antico piacere negativo, reclamizzato da Freud, conosciuto a volte come dolore. Grazie ad alcuni perfezionamenti in MENTO, il nuovo modello Cephalotron migliorato è del 30 per cento più sensibile al dolore. (Per i vari modi di produrre tale sensazione consultate il manuale - Stupite i vostri amici con una sorprendente dimostrazione.)
Il collegamento CLAVICOLA SINISTRA è anche correlato all'attività descritta come parlare. I suoni prodotti nella corda vocale e nella laringe (parti interne) sono elaborati attraverso un circuito di sofisticazione nella zona BOCCA e vengono emessi sotto forma di vibrazioni udibili e vocalizzate. Usando il meccanismo sincronizzato chiamato ORECCHIO, potrete conversare con il vostro Cephalotron oppure insegnargli a parlare per voi, nel vostro personale tono di voce e con le vostre inflessioni.
L'inserimento con-passionale CLAVICOLA DESTRA è correlato a tutte le funzioni di pensiero all'interno del meccanismo. Scoprite e imparate a identificare i contrari stati di piacere opposto al dispiacere, di coraggio opposto alla paura, di amore opposto all'odio. Per i veri raffinati, il più interessante stato di pensiero, in ogni modo, è quello prodotto dalla coscienza del deterioramento. In questo modo, potrete pregustare quell'antica consapevolezza chiamata età senile e paura della morte. 
Ma in aggiunta alle loro possibilità di divertimento, i Cephalotron sono altamente educativi. Essi costituiscono un mezzo insuperato per ricreare le tradizioni culturali e le "situazioni" psicologiche e fisiche del lontano passato.
I Cephalotron sono assolutamente innocui per i giovani. L'unica arma originale era una serie di denti taglienti inserita nello scheletro, ma essa non è inclusa in questo modello. Il montaggio BOCCA è stato adattato con innocui pseudo-denti idraulici.
Grazie alla bio-miniaturizzazione, i Cephalotron occupano poco spazio, sono di uso economico e, altra attrattiva, sono considerati da molti arredatori come un tocco emozionante da aggiungere alla decorazione del vostro ambiente. Per coloro che seguono la moda, i Cephalotron sono ora disponibili in un'elegante sfumatura beige-rosato, in un impressionante ebano, in un giallo delicato o in un mattone tenero. Perché non acquistate oggi stesso un Cephalotron? Ancora meglio, compratene due.

Fine del copione.

Nota importante per gli annunciatori; i Cephalotron sono selezionati, elaborati e distribuiti dalla Eso-Export su licenza esclusiva dell'Agenzia di Antropo-Conservazione dell'UniStato. Ogni esemplare è scelto in battuta, cacciato e catturato sotto la supervisione degli ispettori governativi, nell'habitat naturale delle Riserve Mutanti. La porzione che deve formare un Cephalotron viene quindi letteralmente smembrata. Il prodotto finito è il risultato di susseguenti e attenti esami, estrazioni e bio-ingegneria. Si prega di rammentare che l'intero programma Cephalotron è un'impresa altruistica, senza scopi di lucro. Il ricavato netto, a parte il costo oltre le detrazioni e le imposte per l'incremento produttivo approvate dall'UniStato, è destinato alle spese di manutenzione delle Riserve Atomico-Mutanti. Il vostro impegno può così aiutare l'UniStato a preservare un tipo di vita che possiede un autentico interesse storico; e nello stesso tempo può contribuire ad alleviare gran parte delle sofferenze di queste sfortunate creature umanoidi.

(Progetto Uomo. Racconti di fantascienza tratti da Playboy scelti e presentati da Federico Valli. De Carlo, 1970)





giovedì 16 ottobre 2014

La Buona Annata's Literary Supplement: Tre luoghi comuni





PRIMO
"Sono l'ultimo uomo sulla Terra."
La frase risuonò innaturale nel silenzio della stanza. Antonio stava sdraiato sulla cuccetta guardando il soffitto. Ripeté:
"Sono l'ultimo uomo sulla Terra."
Quando si parla da soli, pensò, si diventa un po' matti. Be' anche se fosse diventato matto, ne avrebbe avuto tutte le ragioni. Perché effettivamente era l'ultimo uomo sulla Terra. Lui, Antonio Peretti fu Carmelo, di anni 38, celibe. Celibe! Rise forte. Quando era incominciata la guerra atomica non avrebbe mai immaginato che finisse così. Aveva avuto soltanto paura di morire, non di sopravvivere. E adesso stava lì, sdraiato sulla cuccetta a guardare il soffitto, a parlare ogni tanto per illudersi che ci fosse qualcuno ad ascoltarlo. Allungò la mano e prese la vecchia copia di Playboy dal comodino accanto. La sfogliò lentamente, osservando con distacco le foto di ragazze in quadricromia che sorridevano dalle pagine. Ragazze. Ragazze. Ragazze. Tutta merce perduta per lui. La stanza era piena di riviste del genere. Parlò ancora: 
"Non ti vorrei neanche se fossi l'ultimo uomo sulla Terra!"
Frase fatta. C'era su tutte le riviste. Una ragazza, come si chiamava?... Rita... gli aveva detto la stessa cosa una volta che si era dichiarato. Proprio così. Non ti vorrei neanche se fossi l'ultimo uomo sulla Terra, aveva detto. Cominciò a ridere. Cosa diresti adesso, Rita, se potessi essere qui? Eh?
Il riso crebbe, divenne incontrollabile. Lacrime tonde gli bagnavano il cuscino.
La porta si aprì ed entrò un infermiere che lo guardò con astio. 
"Si ride, eh? A che pensi, ai giornali o alla Storia?"
L'infermiere lo odiava perché aveva fecondato sua moglie, sia pure in vitro.
"Andiamo, è l'ora di una donazione."
Aiutò la larva d'uomo ad alzarsi e lo condusse alla porta.
"Pensa che il mondo avrà la tua faccia, fra qualche anno!"
Antonio Peretti cercò di raddrizzarsi un poco. Il mondo con la faccia di Antonio Peretti! L'ultimo uomo sulla Terra.
Per almeno una generazione.





SECONDO
"Agente! Quella formica ha rapito mia moglie!"
L'agente fece per protestare ma l'uomo affannato lo incalzava tanto che si mise a correre con lui per riflesso.
"Presto! Hanno appena svoltato l'angolo!"
Girarono l'angolo di corsa e raggiunsero la graziosa donna. La donna si voltò con il viso allarmato e sorpreso.
"John!" ansimò.
"Eccola!" disse trionfante l'uomo.
L'agente tirò fuori il taccuino, impacciato.
"Bene, riepiloghiamo..." cominciò.
"Niente da riepilogare!" urlò John. "Si stava facendo rapire da una formica. Arrestateli tutti e due!"
"John!" La donna sbarrò gli occhi. "Di tutte le cose pazze che mi hai sempre detto..."
L'agente cominciò a diventare di un bel cremisi.
"Una formica, eh?" disse con calma studiata. "Adesso nome, cognome e venga con me alla stazione!"
Si persero in lontananza con l'uomo che gesticolava furiosamente parlando senza posa e l'agente che continuava a guardare davanti a sé. La donna li guardò allontanarsi.
"Tutto bene cara?" disse una vocina dal basso.
"Tutto bene." disse lei sorridendo.
"Allora andiamo."
La donna si sollevò di un millimetro e cominciò a scivolare immobile, come su rotelle, verso la periferia.





TERZO
"Nonna, chiudi la porta, che arrivano i vampiri!"
La nonna si precipitò alla porta e la chiuse.
"Di già?" ansimò.
"E' mezzanotte," disse Ned. "Stanno per arrivare, li sento."
Fuori i cani incominciavano a ululare. La fronte di Ned si imperlò di sudore. Diede un'occhiata rapida alla porta e allibì.
"Nonna!" urlò. "Il catenaccio! E l'aglio!"
Si precipitò alla porta e tirò il catenaccio. I cani ululavano sempre più forte. Appese l'aglio e tirò un lungo sospiro. Poi si avviò rapido all'altra porta, quella che dava sulle scale.
Mentre stava per raggiungerla, questa si aprì di botto.
Nel riquadro c'era un viso ghignante, pallidissimo.
Lentamente il vampiro avanzò verso Ned che incominciò a indietreggiare lentamente. Dietro il primo apparvero altri due vampiri, che entrarono sghignazzando e squittendo. I cani continuavano a ululare, fuori. Uno dei vampiri con due balzi si gettò davanti all'altra porta per chiuderla, ma si ritrasse tossendo per la puzza dell'aglio. Il terzo chiuse tranquillo la porta da cui erano entrati, girò la chiave, la mise in tasca, e li guardò fregandosi le mani. Tutti e tre avanzarono lentamente verso Ned, che stava in un angolo abbracciato con la nonna. Si muovevano con la bocca aperta e le mani adunche tese, il viso soffuso di una gioia bestiale, piano piano, con la sicurezza di chi sa che la preda non può scappare. Erano ormai nel centro della stanza.
"Adesso, nonna." disse Ned.
La nonna tirò una leva e la grossa rete cadde dal soffitto sui tre. 
"Tira, nonna, tira!"
Tirarono tenacemente i due capi che stringevano la rete. Si formò in mezzo alla stanza un grosso fagotto che sembrava contenere un enorme ventilatore in moto: squittii, ruggiti, gnaulii uscivano dal fagotto e si confondevano con gli ululati dei cani.
Ned prese il martello.
"Ti aiuto." disse la nonna.
Ned scosse la testa: "Ce la faccio da solo, nonna. Tu piuttosto telefona al Supermarket."
Mentre attendeva la comunicazione, la nonna osservava con occhio critico il nipote sferrare colpi sul fagotto.
"Attento a non rovinare le teste." disse.
Ned si fermò per volgersi alla nonna con aria seccata.
"Nonna, tu sarai una grande venditrice, ma di vampiri ancora non hai capito niente. Dato che non hanno ancora sangue, a quest'ora, non si possono formare ecchimosi e..."
"Allò?" lo interruppe la nonna. "Trenton? Qui è nonna Webster. Ne abbiamo altri tre. Belli questa volta. No, presi adesso adesso, sente? Sono assolutamente senza sangue. Bella carne fresca di vampiro giovane. Allora d'accordo, dia disposizioni per l'inscatolamento, domattina glieli portiamo. Cinquemila l'uno, d'accordo. No, le teste no, Casabella ha l'esclusiva con noi. Mi spiace, Trenton, ma è impossibile. D'accordo per domattina, allora."
Riappese e guardò con malcelata soddisfazione il nipote.
"Prendo la scure e ti aiuto," disse. "Con quello che prenderemo questa volta, ci potremo permettere l'acchiappalicantropi IBM!"
"Nonna, sei un'organizzatrice nata!" Ned sorrise. "Ma la prossima volta chiudi prima la porta, o ci scapperanno!"

(Frontiere nello spazio. Il libro di Gamma. De Carlo, 1965)






martedì 14 ottobre 2014

Il sole visto dal cielo & Algoritmo ballabile

Nel corso della sue breve esistenza l'etichetta milanese Desert Rain pubblicò una manciata di dischi di compositori che si muovevano felicemente tra musica colta, avanguardia e pop. Il sampler omonimo del 1994 presentava - accanto a brani di Roberto Laneri, Pierluigi Castellano e altri - le title tracks dei lavori di Tommaso Leddi e Maurizio Marsico, pubblicati nel medesimo anno.
Leddi è noto soprattutto per la lunga militanza negli Stormy Six ma la sua attività spazia dalle colonne sonore alle musiche per spettacoli teatrali, dalla collaborazione con Riccardo Sinigaglia nel gruppo Correnti Magnetiche a quella con il Laboratorio di informatica musicale di Milano. Proprio quest'ultima esperienza viene messa a frutto in Algoritmo ballabile, come spiega lo stesso autore nelle note di copertina.

Nell'87, quando per la prima volta mi sono trovato a possedere un sistema informatico musicale e incominciavo a destreggiarmi coi linguaggi di programmazione, pensavo di occuparmi finalmente di musica molto astratta. Improvvisamente un giorno ho deciso invece di provare a fare un programma che producesse musiche formalmente simili alla musica folcloristica e leggera. Questa similitudine doveva però limitarsi alla struttura generale musicale senza dare regole grammaticali legate a una cultura piuttosto che a un'altra. Tutte le musiche che qui presento sono state prodotte da un unico mio software chiamato MLM (Musica Leggera Marziana). Ci tengo a precisare che mi sono veramente dilettato con i miei amici-collaboratori a far girare il programma a briglia sciolta. La genesi di queste musiche è stata seguita prevalentemente da ascoltatore. Le citazioni di generi musicali esistenti sono apparse spesso improvvisamente senza premeditazione, anzi, spesso sono dovute unicamente alla nostra fantasia di ascoltatori, la stessa che riconosce figure o animali nelle forme delle nuvole. L'aspetto che mi ha più affascinato è stato sicuramente l'umorismo involontario, che sempre aleggia in questi piccoli brani e sembra prendere in giro la musica degli uomini.

Altrettanto eclettico, ironico e autoironico Maurizio Marsico, per quanto i margini della sua attività siano ancora più estesi. Noto come Monofonic Orchestra - grazie anche allo split EP del 1982 allegato a un numero di Frigidaire, condiviso con la Naif Orchestra - ci piace ricordare, tra le tante cose, le sue collaborazioni con Luca Majer e Al Aprile ('Lectric Art, Fontana) e Andrea Tich. Nome di tutto rispetto tra gli Avvertiti, quest'ultimo, grazie all'album Masturbati pubblicato nel 1978 dalla Cramps, e recentemente tornato sulle scene del musicale grazie alla benemerita Snowdonia.
Tanto Algoritmo ballabile è rigoroso e programmatico - al punto che i brani, non troppo distanti da una certa ironia residentiana, sono privi di titolo e contraddistinti dalla loro sequenza numerica - quanto variegato è lo spettro sonoro ed emotivo de Il Sole visto dal Cielo, coerentemente con lo spunto tematico esplicitato nel sottotitolo: Musica per il solstizio d'estate immaginato nel Planetario Ulrico Hoepli di Milano.

Il cielo è stato visto a lungo come un meccanismo, una specie di perfetto orologio in moto perenne, perfettamente prevedibile, almeno in linea teorica. Ma nel cielo alcuni oggetti celesti mostrano sorprendenti moti caotici, assolutamente imprevedibili, con brusche variazioni osservate o ipotizzate. Le galassie e gli ammassi di galassie riempiono l'universo con delicate strutture simili a una spugna, distribuite forse in una gigantesca struttura frattale; e, molto probabilmente, quasi il 90 % della materia dell'universo sfugge all'osservazione e crea la forma in cui si adagia la materia luminosa e rilevabile, una specie di spuma su onde profonde: il modello del "meccanismo" non è forse il più adatto, ora, a rappresentare il cielo, e lo stupore e la meraviglia possono riprendere ad accompagnare a tutti i livelli l'osservazione e lo studio. (Enrico Miotto)






L'alba del giorno nuovo
La comparsa delle stelle
Nebulose e ammassi stellari
Cielo placenta
Il sole visto dal cielo
Come finisce la notte
Tema dei moti apparenti
Tema della notte







sabato 11 ottobre 2014

La Buona Annata's Literary Supplement: Mister Big

Ero seduto nel mio ufficio a pulire la mia calibro trentotto e mi stavo chiedendo quale sarebbe stato il mio prossimo caso. Mi piace fare l'investigatore privato e, anche se di tanto in tanto qualcuno mi massaggia le gengive con un crick, il dolce profumo dei bigliettoni verdi mi convince che ne vale la pena. Per non dire poi delle pupe, una mia esigenza accessoria che antepongo solo al respirare. Questo è il motivo per cui, quando la porta del mio ufficio si spalancò per lasciar passare Heather Butkiss, una bionda dai lunghi capelli che entrò a lunghi passi dicendo di essere una modella per nudi a cui serviva il mio aiuto, le mie ghiandole salivari ingranarono la quarta. Ella indossava una minigonna ed un golfino aderente e il suo corpo descriveva una tale serie di parabole che avrebbe fatto venire l'infarto a un bue tibetano. 
"Cosa posso fare per voi, dolcezza?"
"Voglio che troviate qualcuno per mio conto."
"Una persona smarrita? Avete chiesto alla Polizia?"
"Non esattamente, Mr Lupowitz."
"Chiamatemi Kaiser, dolcezza. Va bene, allora chi è il tizio?"
"Dio."
"Dio?"
"Proprio così, Dio. Il Creatore Fondamentale, la Causa Prima di tutte le cose, l'Onnipresente. Voglio che lo troviate per me."
Ne avevo viste di matte da legare in quell'ufficio, ma quando una è fatta così non ti resta che ascoltare.
"Perché?"
"Questi sono affari miei, Kaiser. Voi dovete solo trovarLo."
"Spiacente, dolcezza, siete venuta dalla persona sbagliata."
"Ma perché?"
"A meno che non sappia tutti i fatti..." dissi, e accennai ad alzarmi.
"OK, OK," disse lei mordendosi il labbro. Si raddrizzò la cucitura delle calze, strettamente a mio beneficio, ma per il momento io non abboccavo.
"Mettiamola giù com'è, dolcezza."
"Bene, la verità è che non sono davvero una modella per nudi."
"No?"
"No. Neppure il mio nome è Heather Butkiss. Mi chiamo Claire Rosensweig e sono studentessa di filosofia, storia del pensiero occidentale e tutto il resto, al Vassar. Ho un esame scritto, a gennaio, sulla religione occidentale. Tutti gli altri ragazzi del corso si daranno a prove scritte di carattere speculativo, ma io voglio conoscere. Il professor Grebanier ha affermato che se qualcuno tira fuori qualche cosa di veramente sicuro, può considerarsi bell'e promosso. E mio padre mi ha promesso una Mercedes se ottengo i voti massimi."
Aprii un pacchetto di Lucky Strike ed uno di gomma da masticare e prelevai da entrambi. La storia cominciava ad interessarmi. Piccola snob, con un alto coefficiente d'intelligenza ed un corpo che avrei voluto conoscere meglio.
"Com'è fatto Dio?"
"Non l'ho mai visto."
"Bene, come sapete che esiste?"
"E' affare vostro scoprirlo."
"Oh, magnifico. Allora non sapete che aspetto abbia? O dove cominciare a cercarlo?"
"No davvero, malgrado sospetti che sia dovunque. Nell'aria, in ogni fiore, in voi, in me ed in questa sedia."
"Oh, oh!" così era panteista. Presi nota mentalmente della cosa e dissi che avrei fatto un tentativo sul suo caso, per cento dollari al giorno, spese e cenetta a due incluse. Ella sorrise ed approvò la proposta. Scendemmo insieme in ascensore. Fuori si stava facendo buio. Forse Dio esisteva e forse no, ma da qualche parte in quella città vi erano certamente un sacco di individui che avrebbero tentato di impedirmi di scoprire ciò che mi proponevo.
Feci la mia prima puntata dal Rabbino Itzhak Wiseman, un ecclesiastico locale che doveva rendermi un favore perché avevo scoperto chi strofinava carne di maiale sul suo cappello. Quando parlai con lui mi accorsi che qualcosa non andava perché era spaventato. Veramente spaventato.
"Naturalmente c'è tu-sai-chi, ma non mi è neppure concesso di pronunciare il Suo nome altrimenti Egli mi fulminerà, anche se non riuscirò mai a capire come possa uno diventare così permaloso quando viene detto il suo nome."
"Tu l'hai mai visto?"
"Io? Stai scherzando? Sono fortunato se riuscirò a vedere i miei nipoti."
"Allora, come sai che Egli esiste?"
"Come lo so? Che razza di domanda è questa? Come credi che abbia potuto acquistare un vestito come questo per soli quattordici dollari se non ci fosse nessuno lassù? Senti che qualità di gabardine, come puoi dubitare?"
"Non hai altro argomento da aggiungere?"
"Ehi, cos'è allora il Vecchio Testamento? Cacca? Come credi che Mosè abbia potuto condurre gli Ebrei fuori dall'Egitto? Chiamando Mandrake? Credimi, non si può dividere il Mar Rosso con un frullino. Ci vuole potenza."
"Allora, è un tipo duro, eh?"
"Sì, molto duro. Si potrebbe pensare che tutto quel successo avrebbe dovuto renderlo più malleabile."
"Com'è che sai tutte queste cose?"
"Perché noi siamo il popolo eletto. Egli, fra tutti i suoi figli, dedica a noi le cure migliori, cosa che un giorno mi piacerebbe discutere con Lui."
"Quanto lo avete pagato perché Lui vi scegliesse?"
"Lascia perdere."
I fatti andarono così. Gli Ebrei furono per un pezzo nella manica di Dio. E' la vecchia faccenda del racket protezionistico: prendersi cura di loro ad un certo prezzo. E dal modo in cui il Rabbino Wiseman parlava, il conto era stato piuttosto salato. Saltai su un taxi e mi recai alla sala da biliardo di Danny, nella Tenth Avenue. Il direttore del locale era un ometto viscido che non mi piaceva.
"Chicago Phil è qui?"
"Chi lo vuole?"
Lo afferrai per il bavero stringendogli contemporaneamente un pezzo di pelle.
"Allora, l'impiastro?"
"Sta nel retro." disse cambiando atteggiamento.
Chicago Phil: falsario, pistola a ore, malvisto dai cassieri di banca e dichiaratamente ateo.
"Il tipo in questione non è mai esistito, Kaiser. E' l'oppio dei popoli. E' una grossa turlupinatura. Non esiste alcun Mr Big. E' un Sindacato, un Sindacato per di più siciliano. E' internazionale, ma non vi è un capo effettivo ad eccezione forse del Papa."
"Voglio incontrare il Papa."
"Si può vedere di combinare." disse strizzando l'occhio.
"Ti dice niente il nome di Claire Rosensweig?"
"No."
"Heather Butkiss?"
"Oh, aspetta un momento. Sicuro. E' quella femmina ossigenata con due tette che levati, e che viene dal Radcliffe."
"Radcliffe? Lei mi ha detto Vassar."
"Bene, ha mentito. E' un'insegante del Radcliffe e per un certo tempo è stata insieme ad un filosofo."
"Panteista?"
"No, empirista logico, se ricordo bene. Un pessimo soggetto che rifiutava sistematicamente Hegel e qualsiasi metodologia dialettica."
"Uno di quelli?"
"Già. Faceva il batterista in un trio di jazz, poi si diede al Positivismo Logico. Quando non lavorava si dilettava di Pragmatismo. L'ultima cosa che ho sentito dire sul suo conto è che rubò un sacco di soldi per frequentare un corso su Schopenhauer alla Columbia University. La mafia sarebbe ben lieta di scovarlo, o di mettere le mani sui suoi libri di testo per poterli rivendere."
"Grazie, Phil."
"Ma ti pare, Kaiser. Non c'è nessuno lassù, c'è il nulla. Non potrei superare tutte queste brutte prove o fregare la società come faccio se per un secondo intravedessi qualche senso autentico dell'Essere. L'universo è strettamente fenomenologico. Niente è eterno. E' tutto un'assenza di significato."
"Chi vince domani al trotto?"
"Santa Baby."
Mi bevvi una birra da O'Rourke e tentai di ricapitolare il tutto senza però riuscire a trovare un nesso. Socrate era un suicida, o così dissero di lui. Cristo fu ucciso. Nietzsche diede i numeri. Se lassù c'è veramente qualcuno, è sicuro come l'oro che Lui non vuole che lo si sappia. E perché Claire Rosensweig ha mentito riguarda al Vassar? Potrebbe aver ragione Cartesio? L'universo è dualistico? Oppure Kant ha preso una cantonata quando postulò l'esistenza di Dio sul piano morale?
Quella sera andai a cena con Claire. Dopo dieci minuti avevo pagato il conto ed eravamo tra le lenzuola. E, ragazzi, tenetevi pure il vostro Pensiero Occidentale. Ella esordì in quel genere di ginnastica che le avrebbe fatto vincere il primo premio ai giochi olimpici di Tia Juana. Dopo di che, ella giacque sul cuscino accanto a me con i lunghi capelli biondi sparsi. I nostri corpi nudi erano ancora avvinti. Io stavo fumando e guardavo fisso il soffitto.
"Claire, e se Kierkegaard avesse ragione?"
"Che cosa vuoi dire?"
"Non si può mai realmente sapere, ma soltanto avere fede."
"Questo è assurdo."
"Non essere così razionale."
"Nessuno fa il razionale, Kaiser." Essa si accese una sigaretta. "Solo non diventiamo ontologici. Non adesso, non potrei sopportare che tu fossi ontologico con me."
Si era inquietata. Io mi chinai su di lei e la baciai; suonò il telefono e lei rispose.
"E' per te."
La voce all'altro capo del filo era quella del sergente Reed della Squadra Omicidi.
"Stai ancora cercando Dio?"
"Già."
"Un Essere onnipotente, L'Unico, Creatore dell'Universo, Principio Primo di tutte le cose?"
"Proprio Lui."
"Qualcuno che risponde a questa descrizione è stato appena portato all'obitorio. Faresti bene a fare subito un salto qui."
Era Lui, è vero, e da come L'avevano conciato sembrava un lavoro da professionisti.
"Era morto, quando L'hanno portato dentro."
"Dove L'avete trovato?"
"In un magazzino di Delancey Street."
"Nessun indizio?"
"E' il lavoro di un esistenzialista. Siamo sicuri di questo."
"Come fai a dirlo?"
"Perché era un lavoro da principiante. Non sembra che sia stato seguito alcun sistema. Solo un impulso."
"Un delitto passionale?"
"Ben detto, Kaiser. Il che significa che sei un indiziato, Kaiser."
"Perché io?"
"Tutti al Quartier Generale sanno quello che provi per Jaspers."
"Questo non fa di me un assassino."
"Non ancora, ma sei indiziato."
Fuori in strada respirai a pieni polmoni e cercai di schiarirmi la mente. Presi un taxi e andai fino a Newark, quindi scesi e camminai per un isolato fino al Ristorante Italiano Giordino. Là, a un tavolo nascosto, stava Sua Santità. Era il Papa, certo. Seduto con due tipi che avevo visto una mezza dozzina di volte sulle pedane dei confronti, alla polizia.
"Siediti," disse guardandomi al di sopra delle sue fettuccine. Mi porse la mano con l'anello. Feci il mio più ampio sorriso, ma non la baciai. Si seccò e ne fui contento. Un punto per me.
"Gradisci delle fettuccine?"
"No grazie, Santy. Ma voi fate pure."
"Niente? Neppure un'insalata?"
"Ho appena mangiato."
"Come vuoi, ma qui preparano un magnifico condimento al Roquefort. Non come al Vaticano dove non è possibile pranzare decentemente."
"Vengo subito al nocciolo, Ponty. Sto cercando Dio."
"Capiti con la persona giusta."
"Allora, esiste?" Tutti quanti trovarono la cosa molto divertente e risero. Il ceffo accanto a me disse: "Oh, questa è bella. Il nostro sapientone vuole sapere se Egli esiste."
Spostai la sedia per mettermi comodo appoggiando una gamba sul suo mignolo. "Scusate." Stava fumando dalle orecchie.
"Sicuro che esiste, Lupowitz, ma io sono il solo che comunica con Lui. Quello che dico io va bene."
"Perché proprio voi, amico?"
"Perché ho la veste rossa."
"Quest'abito?"
"Non disprezzarlo. Tutte le mattine mi alzo, indosso questa veste rossa e, d'improvviso, mi sento un papa. Sta tutto nella veste. Mi vedi andare in giro in pantaloni e giacca sportiva?"
"Allora è tutto fumo. Non c'è Dio."
"Non so. Ma fa differenza? Sono i verdoni che contano."
"Non avete mai pensato che se la lavanderia non vi restituisse in tempo la veste rossa, voi sareste un uomo come tutti gli altri?"
"C'è il servizio speciale di giornata, piccolo. Vale la pena di spendere qualche cent in più per essere coperto."
"Il nome di Claire Rosensweig vi dice nulla?"
"Sicuro, sta al dipartimento di fisica della Northwestern."
"Fisica, avete detto? Grazie."
"Di che?"
"Della risposta, Ponty." Presi al volo un taxi e mi diressi verso il George Washington Bridge; sulla strada mi fermai in ufficio e feci qualche rapido controllo. Dirigendomi verso l'appartamento di Claire misi insieme i pezzi del mosaico e, per la prima volta, essi combaciarono. Quando giunsi la trovai che indossava un négligé che era tutto una trasparenza e sembrava che qualcosa la turbasse.
"Dio è morto," disse. "E' stata qui la polizia e cercavano te. Pensano che sia stato un esistenzialista."
"No, dolcezza, sei stata tu!"
"Cosa? Stai scherzando, Kaiser."
"Sei stata tu!"
"Che vai dicendo?"
"Tu, bambina! Non Heather Butkiss, né Claire Rosensweig, ma la dottoressa Ellen Shepherd."
"Come sai il mio nome?"
"Professoressa di fisica presso la Northwestern. La persona più giovane che abbia mai diretto un dipartimento. Alla festa di metà inverno ti sei presa una cotta per un musicista di jazz che sta nella filosofia sino al collo. Lui è sposato, ma questo non ti ha fermata. Un paio di notti a nanna e ti è sembrato amore. Ma la faccenda non ha funzionato perché qualcosa si è intromesso fra voi: Dio. Vedi dolcezza, lui crede o vuole credere, ma tu, con la tua schifosa piccola mente scientifica, dovevi avere la certezza assoluta."
"No, Kaiser, te lo giuro."
"Così tu hai finto di studiare filosofia perché questo ti dava l'opportunità di eliminare certi ostacoli. Ti sei liberata di Socrate abbastanza facilmente, ma Descartes ha preso il sopravvento, così hai usato Spinoza per liberarti di Descartes, ma quando hai visto che Kant non ci stava ti sei dovuta liberare anche di lui."
"Tu non sai quello che dici."
"Hai fatto polpette di Leibniz, ma questo non ti è bastato perché sapevi che se nessuno avesse creduto a Pascal saresti morta, così anche lui ha dovuto essere eliminato. Ma qui hai commesso il tuo primo errore perché ti sei fidata di Martin Buber. Solo che lui era un pappamolla, bambola, lui credeva in Dio. Così è di Dio che hai dovuto disfarti."
"Kaiser, tu sei matto!"
"No, bambina. Ti sei fatta passare per panteista e ciò ti avrebbe messa in contatto con Lui, se esisteva - ed esisteva. Egli è venuto con te al party da Shelby e, mentre Jason non guardava, tu L'hai ucciso."
"Chi diavolo sono Shelby e Jason?"
"Che importa? La vita è una cosa assurda in ogni caso."
"Kaiser," ella disse tremando improvvisamente, "non vorrai denunciarmi..."
"Oh, sì bambina. Quando l'Essere Supremo viene fatto fuori qualcuno deve pagare il dazio."
"Oh, Kaiser, possiamo andarcene insieme, proprio noi due. Possiamo scordarci della filosofia, vivere in pace... Possiamo darci alla semantica..."
"Mi dispiace, dolcezza, il dado è tratto."
Ella era completamente in lacrime ora e stava abbassando le spalline del négligé, cosicché mi trovai improvvisamente lì con una Venere nuda, il cui corpo sembrava dire: prendimi, sono tua. Una Venere che con la mano destra mi frugava tra i capelli, mentre con l'altra aveva afferrato una calibro quarantacinque e me la puntava dietro la schiena. Lasciai partire un colpo della mia calibro trentotto prima che potesse premere il grilletto. Ella lasciò cadere la sua arma e mi fissò con un mare di incredulità negli occhi.
"Come hai potuto, Kaiser?"
Stava andandosene nel nulla, dovevo far presto: "Pupa, la manifestazione dell'universo come idea complessa in sé, in quanto opposta all'essere dentro o fuori la vera Essenza di sé come Se stesso è, intrinsecamente, il nulla, o Nulla, ovvero l'Assenza in rapporto a qualsivoglia forma astratta di esistenza o di esistere o di essere esistito in eterno, non soggetto a leggi fisiche o di moto o a idee relative all'antimateria, oppure alla mancanza di Essenza oggettiva o di alibiquità soggettiva."
Forse era troppo sottile, ma penso che abbia capito, mentre moriva.

(Woody Allen, Saperla lunga. Bompiani, 1992)





martedì 7 ottobre 2014

Ralph 124c 41 +







Directoscopio



Hypnobioscopio



Tunnel subatlantico



Torri meteorologiche



Dynamofori, generatori di energia solare



Impianti accelerati per l'agricoltura



Aerotaxi



La città sospesa



Actinoscopio radar



Nello spazio



Gli asteroidi



Verso Marte



Cometa artificiale



... la vittoria suprema