lunedì 12 settembre 2016

Brevi note sull'arte e il modo di sistemare i propri libri


Ogni biblioteca [1] risponde a una duplice esigenza, che spesso è anche una duplica mania: quella di conservare alcune cose (dei libri) e quella di sistemarle in un certo modo.
Un mio amico un giorno progettò di arrestare la sua biblioteca a 361 opere. L'idea era la seguente: partendo da un numero n di opere, e avendo raggiunto, per addizione o sottrazione, il numero K=361, ritenuto quello giusto per una biblioteca, se non ideale, almeno sufficiente, imporsi di non acquistare definitivamente un'opera nuova X se non dopo averne eliminata (regalandola, buttandola, vendendola, o con qualunque altro sistema atto alla bisogna) una vecchia Z si mantenga costante e uguale a 361: 
K + X > 361 > K - Z
La realizzazione del seducente progetto si scontrò con ostacoli prevedibili, ai quali furono trovate le soluzioni necessarie: innanzi tutto si giunse a considerare che un volume - mettiamo della Pléiade - contasse per (1) libro, anche se riuniva tre (3) romanzi (o raccolte di poesie o di saggi, ecc.); se ne dedusse che tre (3) o quattro (4) o n romanzi di uno stesso autore corrispondevano (implicitamente) a un (1) volume di tale autore, intendendoli come frammenti non ancora riuniti, ma inevitabilmente destinati a riunirsi in Opere Complete. A partire da questo punto, si cominciò a considerare che il romanzo appena acquistato di quel romanziere di lingua inglese della seconda metà del XIX secolo non avrebbe logicamente potuto contare come un'opera nuova X, bensì come un'opera Z appartenente a una serie in via di costituzione: l'insieme T di tutti i romanzi scritti dal suddetto romanziere (e Dio solo sa quanti!). Ciò non alterava affatto il progetto iniziale: semplicemente, invece di parlare di 361 opere, si decise che la biblioteca essenziale avrebbe dovuto comporsi idealmente di 361 autori, sia che avessero scritto uno smilzo opuscolo o di che riempire un camion. La modifica risultò efficace per parecchi anni: ma arrivò il momento in cui apparve chiaro che certe opere - poniamo i romanzi del ciclo cavalleresco - non avevano autore o ne avevano più di uno, e che certi autori - i dadaisti, per esempio - non potevano essere separati gli uni dagli altri senza perdere automaticamente dall'80 al 90 % di ciò che costituiva il loro interesse precipuo: si giunse così all'idea di una biblioteca limitata a 361 temi - il termine è vago, ma i gruppi che a volte ricopre lo sono altrettanto - e questo limite ha rigorosamente assolto fino a ora alla propria funzione.
Così, uno dei principali problemi per l'uomo che conserva i libri che ha letto, o che si ripromette un giorno di leggere, è dunque quello dell'accrescimento della propria biblioteca. Non tutti hanno la fortuna di essere il Capitano Nemo:

"... per me il mondo è finito il giorno in cui il Nautilus si è inabissato per la prima volta nelle acque. Quel giorno, ho comprato i miei ultimi libri, i miei ultimi opuscoli, i miei ultimi gionali, e da allora voglio credere che l'umanità non ha più pensato né scritto".

I 12.000 volumi del Capitano Nemo, tutti rilegati alla stessa maniera, sono stati classificati una volta per tutte, e tanto più facilmente dal momento che la classificazione, viene precisato, non fa distinzione, almeno dal punto di vista linguistico (precisazione che non riguarda affatto l'arte di sistemare una biblioteca, mentre intende più semplicemente ricordarci come il Capitano Nemo parli indifferentemente tutte le lingue). Ma per noi, che continuiamo ad avere a che fare con un'umanità che si ostina a pensare, a scrivere e soprattutto a pubblicare, il problema dell'incremento delle nostre biblioteche tende a diventare il solo problema reale: è evidente che non è poi così difficile conservare dieci o venti libri, e diciamo pure anche cento; ma quando si comincia ad averne 361, o mille, o tremila, e soprattutto quando il numero continua ad aumentare ogni  giorno o quasi, allora il problema si pone davvero: in primo luogo, dove sistemare tutti questi libri; poi, poterli trovare allorché, per una ragione o l'altra, arriva il momento in cui si ha finalmente voglia o bisogno di leggerli, o anche di rileggerli.
Così il problema delle biblioteche si rivela duplice: un problema di spazio innanzi tutto, e poi di ordine.

1. Lo spazio

   1.1. Generalità

I libri non sono sparsi ma riuniti. Come si mettono in una credenza tutti i barattoli della marmellata, così mettiamo tutti i libri in uno stesso posto, o in più posti. Volendo, si potrebbero conservare ficcandoli in valigie che poi sbattiamo in cantina o in solaio o in fondo a qualche armadio; ma in genere si preferisce che i libri siano visibili.
In pratica, i volumi sono per lo più disposti uno accanto all'altro, lungo un muro o una parete che faccia da divisorio, su dei supporti rettilinei, paralleli fra loro, non troppo profondi né troppo distanziati. I libri sono sistemati - di solito - nel senso dell'altezza e in modo che il titolo sul dorso sia visibile (a volte, si espone la copertina dei volumi, come nelle vetrine delle librerie; ma è indisponente, quasi sempre di cattivo gusto, e perciò proscritto, disporre un libro in modo che di esso si veda solo uno dei lati rifilati).
Nell'arredamento contemporaneo, la biblioteca è un angolo: l'"angolo biblioteca". Spesso rientra in un insieme detto "soggiorno" di cui fanno parte anche:
   il mobile-bar a ribalta
   il secrétaire anch'esso a ribalta
   la credenza a due ante
   lo hi-fi
   il televisore
   il proiettore per le diapositive
   la vetrinetta
   ecc.
e che i cataloghi, per renderlo più attraente, presentano abbellito con false rilegature d'epoca.
In pratica però, i libri possono essere collocati quasi dappertutto.

   1.2 Vani in cui è possibile mettere i propri libri

   nell'ingresso
   nel soggiorno
   nella o nelle camere
   nel cesso
In cucina d'abitudine si tiene un solo genere di volumi, quello che per la precisione è detto "libro di cucina".
E' molto raro trovare libri in bagno, benché sia per molti un luogo favorito di lettura. L'umidità dell'ambiente è unanimemente considerata la prima nemica per la conservazione della carta stampata. Tutt'al più, in bagno si può trovare un armadietto-farmacia con dentro un libretto intitolato Che cosa bisogna fare in attesa del medico?

   1.3. Posti di un vano dove è possibile disporre libri

   Sulle mensole dei caminetti o dei radiatori (pur considerando che, alla lunga, il calore può risultare nocivo),
   tra due finestre,
   nella strombatura di una porta chiusa,
   sugli scalini di uno sgabello di biblioteca, rendendolo così inutilizzabile (molto chic, vedi Renan),
   sotto una finestra,
   in un mobile disposto obliquamente e che separi il vano in due (molto chic, fa ancora più effetto con qualche pianta verde).

   1.4. Oggetti che non sono libri e che si trovano spesso nelle biblioteche

Fotografie in cornici di ottone dorato, piccole stampe, disegni a penna, fiori secchi in bicchieri a calice, pirofori guarniti o no di accendini chimici (pericolosi), soldatini di piombo, una fotografia di Ernest Renan nel suo studio al  Collège de France, cartoline postali, bamboline, scatolette, bustine di sale pepe e mostarda della Lufthansa, pesalettere, ganci a X, biglie, nettapipe, modellini di vecchie automobili, ciottoli e sassi multicolori, ex-voto, molle.

2. L'ordine

Una biblioteca non in ordine crea disordine: si tratta dell'esempio che mi è stato presentato per farmi capire il concetto dell'entropia e più volte l'ho verificato in via sperimentale.
Il disordine in una biblioteca non è di per sé una cosa grave; c'è forse ordine in "chissà in quale cassetto ho messo i calzini?": istintivamente si crede sempre si sapere dove è stato messo il tal libro o il talaltro; e anche se non lo si sa, non è poi così difficile scorrere rapidamente gli scaffali.
A questa apologia del disordine simpatico si oppone la meschina tentazione della burocrazia individuale: ogni cosa al posto giusto e il posto giusto per ogni cosa, e viceversa; tra queste due tensioni, l'una che privilegia il lasciar andare, la bonomia anarchica, e l'altra che esalta le virtù della tabula rasa, della freddezza efficiente della grande sistemazione, si finisce sempre per cercare di mettere ordine tra i propri libri: è un'operazione defatigante, deprimente, eppure suscettibile di riservare piacevoli sorprese, per esempio quella di ritrovare un libro dimenticato a forza di non vederlo più e che, rinviando all'indomani ciò che non si farà oggi, uno divora di nuovo piazzandosi ben comodo sul letto.

   2.1 Modi di sistemare i libri

   ordine alfabetico
   ordine per continenti o paesi
   ordine per colore
   ordine in base alla data d'acquisto
   ordine secondo la data di pubblicazione
   ordine per formati
   ordine per generi
   ordine seguendo i grandi generi letterari
   ordine per lingua
   ordine per priorità di lettura
   ordine per rilegature
   ordine per collane

Nessuno di questi ordini è in sé e per sé soddisfacente. In pratica, ogni biblioteca trova la propria sistemazione a partire dalla combinazione di tutti questi modi di classificazìone: ponderazione, resistenza ai cambiamenti, desuetudine, stabilità, conferiscono a ogni biblioteca una personalità unica.
Innanzi tutto conviene distinguere le classificazioni stabili da quelle provvisorie; le classificazioni stabili sono quelle che in linea di principio si continuerà a rispettare; le classificazioni provvisorie sono destinate a durare appena qualche giorno, ossia il tempo che il libro trovi, o ritrovi, il suo posto definitivo: può trattarsi di un'opera acquistata di recente e non ancora letta, o di un'opera letta da poco, che non si sa bene dove collocare e alla quale ci siamo ripromessi di trovare un posto in occasione di una prossima "grande sistemazione"; o, ancora, è un'opera di cui abbiamo interrotto la lettura e che non vogliamo classificare prima di averla ripresa e conclusa, oppure un libro che abbiamo molto consultato durante un determinato periodo, o un volume che è stato preso per cercare un'informazione o una citazione e che non è ancora stato rimesso al suo posto, o un libro che non si può inserire dove si dovrebbe perché non è nostro e più volte abbiamo deciso di restituirlo, ecc.
Per quanto mi riguarda, circa tre quarti dei miei libri non hanno mai avuto una vera classificazione. Quelli che non sono sistemati in maniera definitivamente provvisoria lo sono in maniera provvisoriamente definitiva, come all'OuLiPo. Aspettando l'ordine, li trasporto da una stanza all'altra, da uno scaffale all'altro, da un mucchio all'altro, e mi capita così di passare tre ore a cercare un libro senza trovarlo, ma con la soddisfazione, a volte, di scoprirne altri sei o sette che mi vanno bene lo stesso.

   2.2. Libri molto facili da sistemare

I grandi Jules Verne con la rilegatura rossa (siano essi dei veri Hetzel o riedizioni Hachette), i volumi molto grandi e quelli piccolissimi, i Baedeker, i libri rari o ritenuti tali, i libri rilegati, i volumi della Pléiade, i Présence du Futur, i romanzi pubblicati dalle Editions de Minuit, le collane (Change, Textes, Les Lettres nouvelles, Le Chemin, ecc.), le riviste, quando ce ne siano almeno tre numeri, ecc.

   2.3. Libri non troppo difficili da sistemare

I libri sul cinema, siano saggi su registi, album su dive o su sceneggiature di film; i romanzi sudamericani, l'etnologia, la psicanalisi, i libri di cucina (vedi più sopra), le guide del telefono (a fianco dell'apparecchio), i romantici tedeschi, i volumetti della collana Que sais-je? (il problema, infatti, è se metterli tutti assieme o suddividerli secondo la disciplina che trattano), ecc.

   2.4. Libri quasi impossibili da sistemare

Tutti gli altri libri, per esempio riviste di cui si possiede un solo numero, o La Campagne de 1812 en Russie di Clausewitz, tradotto dal tedesco da M. Bégouen, Capitano del 31° Dragoni, ufficiale diplomato di Stato Maggiore, con una carta, Paris, Librairie militaire R. Chapelot et Cie, 1900, o ancora il fascicolo 6 del volume 91 (novembre 1976) delle Publications of the modern Language Association of America (PMLA) che contiene il programma delle 666 riunioni di lavoro del congresso annuale della predetta associazione.

2.5. Come i borgesiani bibliotecari di Babele alla ricerca del libro che darà loro la chiave di tutti gli altri, anche noi oscilliamo fra l'illusione della compiutezza e la vertigine dell'inafferrabile. In nome della compiutezza, vogliamo credere che esista un unico ordine che ci permetterebbe di accedere di colpo al sapere; in nome dell'inafferrabile, vogliamo pensare che l'ordine e il disordine siano due termini che si equivalgono nel designare il caso.
Può anche darsi che entrambi siano solo delle illusioni e delle apparenze destinate a dissimulare l'usura dei libri e dei sistemi.
Tra i due, in ogni caso, non è poi tanto male che di tanto in tanto le nostre biblioteche servano anche per appendervi dei promemoria, da cuccia per il gatto e da ripostiglio.


1 - Definisco biblioteca un insieme di libri raccolto da un lettore non di professione per il proprio piacere e uso quotidiano. La definizione esclude le collezioni dei bibliofili e le rilegature a metraggio, ma anche la maggior parte delle biblioteche specializzate (quelle dei professori, per esempio), poiché i loro problemi particolari sono affini a quelli delle biblioteche pubbliche.


(Georges Perec, Pensare/Classificare. Rizzoli, 1989)