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lunedì 10 maggio 2021
sabato 23 gennaio 2021
sabato 20 aprile 2019
sabato 9 marzo 2019
sabato 9 febbraio 2019
martedì 25 dicembre 2018
giovedì 19 ottobre 2017
giovedì 13 aprile 2017
giovedì 27 agosto 2015
domenica 26 gennaio 2014
Melodie e canzoni
La Mia anima aristocratica trabocca di nobile risentimento. Non si gusta abbastanza lo stato di povertà, e ciò è il sintomo dei più gravi disordini. La povertà viene da Dio e rinunciarvi significa disobbedirgli. Coloro che osano lamentarsi della loro sventura e non si peritano di alleviarla, sono dei fermenti di corruzione; tendono ad eliminare quelle disparità che assicurano l'equilibrio universale e preparano così i peggiori cataclismi.
Non c'è più carità; si dà per orgoglio, per soddisfare la vanità e l'ambizione più spregevoli. Le dame del patriziato costituiscono un deprecabile esempio. Sarei estremamente manchevole se non le rimproverassi severamente. Col pretesto della carità, esse organizzano piaceri malsani; proprio le loro feste e i loro ricevimenti sono le fondamenta della prostituzione. Codeste dame fan posto, tra di loro, alle ragazze di strada: le ricevono, le trattano con riguardo, e ne assimilano così lo stile, l'aspetto e i costumi. La loro indegnità merita una morte ignominiosa.
Altre, poi, attentano all'armonia delle condizioni umane per guadagnarsi una reputazione mendace. C'è per esempio una certa signora Gebbart o Ghedard, meglio nota con lo pseudonimo di Sévérine, che divulga nelle pubbliche gazzette infermità degne, invece, di rispetto e di discrezione. Mi stupisco che le si consenta di elevare la voce; non sta alla donna intervenire nelle faccende pubbliche, il suo posto è accanto al focolare. Che fa mai la signora Gebbart o Ghedard lontano dallo sposo e dai figli? Si adorna dello sfavillio di un simulato amore per i poveri, dopo averli lungamente sobillati alla rivolta e all'odio, alle più funeste passioni. Per compiere opere pie, i Cristiani devono tenersi a distanza da simili intermediari; altrimenti non ne sarà tenuto alcun conto. Dio predilige per questo genere di missioni le ancelle che indossano l'abito monastico.
Devo fare delle dimostranze anche ai poveri. Costoro si permettono delle aspirazioni indecenti, e ciò è biasimevole. La loro condizione è la buona strada per la salute eterna, non se ne devono distogliere. Gesù è nato povero appunto per insegnar loro a rassegnarsi e a tacere, non per ispirargli recriminazioni inaudite. La loro sventura è un immenso favore che li onora, poiché li avvicina, miserabili peccatori quali sono, al Figlio di Dio. Che vogliono di più? Che cosa sono codesti grotteschi clamori e codeste folli rivendicazioni che si elevano dovunque, se non l'eco di un'acredine e di un odio insensati? Non sperino tuttavia di realizzare le loro temerarie aspirazioni. Se così fosse, non ci sono forse io per impedirlo, e chi mai potrebbe resistere a colui che accompagna i Destini?
Francois de Paule
Sire des Marchés de Savoie
(Erik Satie, Quaderni di un mammifero. Adelphi, 1980)
Davide Bassino - voce
Michela Marassi - pianoforte
Trois mélodies de 1886
1 - Les Anges
2 - Elégie
3 - Sylvie
Trois autres mélodie
4 - Chanson
5 - Les Fleurs
6 - Chanson Medieval
Trois poemes d'amour
7 - N° 1
8 - N° 3
9 - N° 2
Trois mélodies de 1916
10 - La Statue de Bronze
11 - Daphénéo
12 - Le Chapellier
Quatre petites mélodies
13 - Elegie
14 - Danseuse
15 - Chanson
16 - Adieu
Ludions
17 - Air du Rat
18 - Spleen
19 - La Grenouille Américaine
20 - Air du Poète
21 - Chanson du Chat
Trois mélodies sans paroles
22 - N° 1 Rambouillett
23 - N° 2 Les Oiseaux
24 - N° 3 Marienbad
25 - Tendrement
26 - Allons-y Chochotte
27 - Je Te Veux
28 - Chez Le Docteur
29 - Omnibus Automobile
30 - La Diva de "L'Empire"
31 - La Bocca di Joe Cluster
lunedì 2 dicembre 2013
The River Sessions
Curiose sono le circostanze dell'ingresso di Maggie Bell nel mondo discografico. Narrano le cronache che Peter Grant, all'epoca in cui era manager degli Yardbirds, ebbe modo di assistere all'esibizione di un gruppo scozzese di rock blues in una base dell'aeronautica statunitense in Germania. The Power, tale l'impegnativo nome della band, erano stati fondati da Leslie Harvey, fratello del più celebre Alex, e dalla fidanzata Maggie Bell. Ribattezzati Stone the Crows da Peter Grant, divenuto nel frattempo loro manager insieme a Mark London, pubblicarono quattro album tra il 1970 e il 1972. Lo scioglimento del gruppo, avvenuto l'anno successivo, non interrompe il rapporto professionale tra la Bell e Grant, che lancia la sua carriera solista mettendola sotto contratto per la Swan Song e propiziando la partecipazione di Jimmy Page al suo secondo album, Suicide Sal. Dopo un disco con i Midnight Flyer e altri lavori solisti, Maggie si trasferisce in Olanda per oltre un ventennio. Tornata in patria è tra i promotori del British Blues Quintet, formazione che comprende anche Zoot Money, il bassista Colin Hodgkinson degli indimenticati Back Door e il batterista degli Stone the Crows, Colin Allen. Nel corso della sua lunga carriera Maggie Bell non ha mancato di prestare la sua voce, spesso paragonata a quella di Janis Joplin, a dischi di altri artisti. L'ambito è in massima parte quello del rock blues (Long John Baldry, Jon Lord, Clem Clempson) ma non mancano curiose digressioni come la partecipazione a Bananamoon di Daevid Allen. Il contributo più noto però rimane quello fornito alla canzone Every Picture Tells a Story, che da il titolo al grande album di Rod Stewart del 1971. The River Sessions, registrato al Pavillion di Glasgow il primo giorno di novembre del 1993 ma pubblicato solo nel 2004, presenta una Maggie Bell in forma smagliante alle prese con classici immortali della musica che amiamo. Cosa si può volere di più?
Recorded Live at the Pavillion, Glasgow, November 1st, 1993
Blue Suede Shoes
Try A Little Tenderness
As The Years Go Passing By
Only Women Bleed
Ain't No Love In The Heart Of The City
Good Man Monologue
Trade Winds
No Mean City
Every Little Bit Hurts
That's The Way I Feel
Ronnie Caryl: Guitar, Vocals
Pat Crumley: Sax
Paul Francis: Bass
Chris Parren: Keyboards, Vocals
Jeff Scopardie: Drums, Vocals
Pat Crumley: Sax
Paul Francis: Bass
Chris Parren: Keyboards, Vocals
Jeff Scopardie: Drums, Vocals
Etichette:
1993,
Live,
Maggie Bell,
Musicalità,
Rock
sabato 21 settembre 2013
Ten from Five
Nati nel 1982 nel New Jersey per iniziativa di John Easdale e Chris Carter, i Dramarama esordiscono due anni dopo con l'EP di cinque pezzi Comedy. Il buon riscontro ottenuto in Francia porta la New Rose a pubblicare l'album Cinéma Vérité. Negli Stati Uniti il disco esce per la Posh Boy grazie a Rodney Bingenheimer che lo promuove dai microfoni della KROQ di Los Angeles ritenendo che il gruppo fosse francese!
Il successo locale della canzone Anything, Anything convince la band a trasferirsi a L.A., dove inizia un'intensa attività compositiva che porterà all'uscita ravvicinata di cinque album e numerosi singoli, EP e partecipazioni a compilazioni. Tra queste una cover di Private World dei New York Dolls, pubblicata in The Best of Rodney on the ROQ come ringraziamento a Bingenheimer e Robbie Fields della Posh Boy. Le canzoni dei Dramarama sembrano nascere già come dei piccoli classici prodotti da giovani dalle idee chiare, innamorati di Stones e New York Dolls (ma anche i Beatles grazie al devoto bassista e produttore Chris Carter). Grazie alla buona reputazione raggiunta col duro lavoro i nostri coronano il sogno di ospitare nei loro dischi musicisti del calibro di Mick Taylor, Sylvain Sylvain, Jim Keltner, Nicky Hopkins, Bentmont Tench degli Heartbreakers e il produttore Don Smith.
Dopo lo scioglimento del gruppo John Easdale inizia una proficua carriera solista dividendosi tra il New Jersey e Los Angeles, sino alla rinascita dei Dramarama nel 2003.
10 from 5 è una bella antologia che offre un'adeguata introduzione al mondo dei Dramarama. Manca Anything, Anything ma contiene una inedita versione acustica di Work for Food e una cover, tratta dall'album Vinyl, di Memo to Turner, la celebre canzone di Mick Jagger contenuta nella colonna sonora del film Performance di Donald Cammell e Nicolas Roeg. Work for Food!
1 - Work for Food
2 - What are We gonna do?
3 - Last Cigarette
4 - Haven't got a Clue
5 - Shadowless Heart
6 - Some Crazy Dame
7 - Would You Like
8 - Memo to Turner
9 - It's Still Warm
10 - Work for Food (Acoustic Version)
sabato 13 luglio 2013
Shadows Across The Moon
I Dando Shaft sono un gruppo minore, ma di tutto rispetto, del folk revival britannico, nato nel 1968 a Coventry in una formazione comprendente Kevin Dempsy, Dave Cooper, Ted Kay e Martin Simpson. E' proprio quest'ultimo, con il peculiare suono ipnotico del suo mandolino, a caratterizzare lo stile del gruppo, da alcuni apparentato ai Pentangle per la felice commistione di repertorio tradizionale e suggestioni di altri orizzonti musicali. An Evening with Dando Shaft esce nel 1970 per la Young Blood, lo stesso anno in cui entra nella formazione la cantante Polly Bolton. Il buon riscontro dell'album d'esordio vale ai nuovi Dando Shaft un contratto con la Neon, sottomarca progressiva della RCA, con la quale pubblicano un album omonimo nel 1971, mentre per la casa madre esce l'anno successivo Lantaloon. Lo scarso riscontro di vendite dei tre album causa lo sbandamento del gruppo che però si riforma nel 1977 grazie ai buoni auspici dell'etichetta Rubber di Newcastle-upon-Tyne. Per questa piccola label esce l'ultimo disco in studio del gruppo, Kingdom, che vede tra i numerosi ospiti anche Danny Thompson dei Pentangle. Un'ulteriore riunione del gruppo ha luogo ben dodici anni dopo per merito di un promoter italiano. Da registrazioni di questo tour (specificamente quelle del 17 marzo 1989 a Bergamo) viene ricavato il live Shadows Across The Moon, pubblicato nel 1993 dalla Happy Trails Records. Gli unici successivi capitoli discografici per il gruppo saranno le raccolte Reaping The Harvest, fuori catalogo e che qui presentiamo per la gioia delle vostre orecchie, e Anthology.
1 - Coming Home to Me
2 - Railway
3 - Magnetic Beggar
4 - Pass It On
5 - Kalyope Driver
6 - Prayer
7 - Sometimes
8 - Waves upon the Ether
9 - Dewet
10 - Riverboat
11 - Harp Lady I Bombed
12 - The Black Prince of Paradise
13 - When I'm Weary
14 - Till the Morning Comes
15 - Whispering Ned
16 - Road Song
17 - Is It Me
18 - It Was Good
19 - Rain
20 - Cold Wind
21 - In the Country
22 - End of the Game
Live in Bergamo, 17 marzo 1989
Produced by Kevin Dempsey
1 - Railway
2 - Rain
3 - If I could let go
4 - Sometimes
5 - Feel like I want to go Home
6 - Cold Wind
7 - Road Song
8 - Shadows across the Moon
9 - Riverboat
10 - Kingdom
11 - Coming back to stay
Martin Jenkins: mandocello, flute, voice
Kevin Dempsey: acoustic guitar, voice
Dave Cooper: acoustic guitar, voice
Roger Bullen: bass
Ted Kay: percussion, tabla
Chris Leslie: violin (9, 10, 11)
Etichette:
1989,
1990,
1993,
Bergamo,
Dando Shaft,
Folk,
Live,
Musicalità
martedì 28 maggio 2013
The Housewife, the Referee and the Undertaker
Nel ristretto novero delle nostre convinzioni primeggia il monito a non giudicare un libro dalla copertina, a maggior ragione se l'autore si chiama Leonard Cohen e se un autorevole sito giudica eccellente la qualità del manufatto. Malgrado una veste grafica delle meno attraenti The Housewife, the Referee and the Undertaker è un ottimo bootleg tratto dall'esibizione del 21 maggio 1993 alla Congresshalle di Zurigo, uno dei numerosi concerti del Future World Tour intrapreso per promuovere l'album The Future uscito alla fine dell'anno precedente. Alcune registrazioni di questo periodo confluiranno in Cohen Live del 194, insieme ad altre risalenti al tour I'm Your man del 1988. Dalla trasmissione radiofonica del concerto di Zurigo furono tratti numerosi bootleg, più o meno completi. La formazione che accompagna Leonard Cohen non è specificata ma si tratta presumibilmente di quella del tour, sotto elencata. Non giudicate un libro dalla copertina...
Live at Congresshalle, Zurich, May 21st, 1993
1 - Dance Me to the End of Love
2 - The Future
3 - Bird on a Wire
4 - Anthem
5 - Chelsea Hotel
6 - Democracy
7 - Joan of Arc
8 - Closing Time
9 - Take this Waltz
10 - Hallelujah
11 - So Long, Marianne
The Future Word Tour 1993 Musicians:
Bob Metzger: guitar, steel pedal guitar
Jorge Calderon: bass
Bill Ginn: keyboards
Paul Ostermayer: keyboards, saxophone
Bob Furgo: violin, keyboards
Steve Meador: drums
Julie Christensen & Perla Batalla: back-up vocals
The Future Word Tour 1993 Musicians:
Bob Metzger: guitar, steel pedal guitar
Jorge Calderon: bass
Bill Ginn: keyboards
Paul Ostermayer: keyboards, saxophone
Bob Furgo: violin, keyboards
Steve Meador: drums
Julie Christensen & Perla Batalla: back-up vocals
Etichette:
1993,
Leonard Cohen,
Live,
Musicalità,
Zurigo
mercoledì 22 maggio 2013
Ballistic Ejecta
Frammenti (ejecta) proiettati (ballistic) da un'eruzione vulcanica o dallo schianto di un aerolite o dall'impatto con le vicende dell'esistenza. Pezzi lanciati a distanza e guidati da forze oscure e impersonali ad assumere nuove transitorie sembianze sfolgoranti di quell'energia che solo i cascami di eventi traumatici sembrano possedere. La musica del periodo a cavallo tra Ottanta e Novanta pare permeata dal tentativo di fondare un nuovo umanesimo dopo la ventata abrasiva e purificatrice del punk e della cultura industriale. Se i Fragment si distinguono da tanti gruppi contemporanei è per la consapevolezza con la quale si sintonizzano sullo spirito del tempo (Geist è il titolo di uno dei brani del disco) e lo restituiscono all'ascoltatore dopo averlo metabolizzato e trasmutato. Nome del gruppo, titolo dell'album, grafica e musica realizzano nel loro insieme un'unità concettuale che ha conservato intatta la sua forza a due decenni di distanza. Nel sound dei Fragment si fondono compiutamente il romanticismo del post-punk inglese, l'emotività metronomicamente trattenuta di ascendenza teutonica (Neu!, LA Dusseldorf), passaggi chitarrisitici nervosi e taglienti quasi no wave, ritrose ombre psichedeliche. Tra i nostri brani preferiti Nothing is So Easy con il suo sviluppo ipnotico, l'mprovvisazione in studio Vincent Price, il crescendo di Jigsaw con la malinconica chiusura di sax che riporta alla mente i Passiflora.
Ballistic Ejecta è l'unico album dei Fragment, gruppo di Cologno Monzese dall'esistenza troppo breve. Forse non ne saremmo nemmeno venuti a conoscenza se non fosse stato per l'amicizia che legava il Kollettivo a Dario, bassista del gruppo all'epoca molto attivo nel fandom fantascientifico milanese come narratore, poeta, saggista e collaboratore della fanzine La spada spezzata. Autoprodotto e pubblicato in proprio il disco venne registrato nel gennaio 1993 con la produzione artistica di Enzo Onorato degli Underground Life, importante gruppo della wave italiana del periodo. Un album che meriterebbe una ristampa, magari arricchita degli unici altri due brani pubblicati dai Fragment: Afraid presente nella raccolta Malambro del 1990 e Autobahn in Movimenti italiani '91.
Fragment: Ballistic Ejecta (FRGCD 001, 1993)
Autoprodotto da Fragment
Produzione artistica di Enzo Onorato

2 - Indecision Seasons
3 - Nothing is so easy
4 - Geist
5 - Jigsaw
6 - Fango
7 - Gorgo
8- Heaven is 7
9 - Oltre il Muro
10 - Vincent Price
Michele D'Alessandro: batteria, tamburello, timpani
Ferruccio Monesi: tastiere, pianoforte, voce solista in Indecision Seasons, campionamenti
Carmine Palimento: chitarra elettrica e acustica, voce solista in Jigsaw e Heaven is 7, armonica
Dario Sciunnach: basso elettrico e acustico
Massimo Silva: chitarra elettrica, voce solista, controcanto in Heaven is 7 e Jigsaw
Barbara e Monica De Gregorio: cori
Nicola Calgari: sax contralto in Indecision Season, sax tenore in Jigsaw
Roberto Barbini: fisarmonica in Rainfall
Enzo Onorato: urla in Gorgo
martedì 5 febbraio 2013
Gimme Shelter
Avremmo voluto intitolare questo post T.tt.! e corredarlo di immagini adeguate ma La Buona Annata è un blog per famiglie e non ricorriamo a simili mezzucci per ottenere qualche visita in più. Pertanto riguadagnamo la consueta serietà e facciamo un balzo indietro nel passato fino al 1993, quando l'etichetta Food, fondata una decina di anni prima dal tastierista dei Teardrop Explodes! David Balfe e all'epoca consociata con la EMI, pubblicò una serie di quattro singoli contenenti alcune cover di Gimme Shelter. L'iniziativa era finalizzata a raccogliere fondi per il progetto Putting Our House in Order a favore dei senzatetto britannici e vedeva la partecipazione di artisti del calibro di Jimmy Sommerville, Heaven 17, Tom Jones, New Model Army e Sandy Shaw, giusto per citare i più noti. Intitolati tutti Gimme Shelter, i singoli si distinguevano per un complemento che ne precisava il genere: pop, alternative, dance e rock. Accanto a Thunder e Little Angels, autori di prove senza infamia e senza lode, in quest'ultimo disco trova spazio una curiosa accoppiata: gli Hawkwind con Samantha Fox!
Nel corso della loro lunghissima carriera gli Psychedelic Warlords hanno partecipato a numerose iniziative benefiche e free festivals, dagli esordi incendiari nella Notting Hill di fine Sessanta al Travellers Aid Trust, passando per Glastonbury e il festival dell'isola di Wight (ma fuori dalla recinzione...). Nel doppio album che la Flicknife ricavò nel 1988 dal Travellers Aid Trust comparivano anche le Hippy Slags delle quali faceva parte Bridget Wishart, poi con gli Hawkwind dal 1989 al 1991. Con la ponderosa eccezione della performer Stacia, la Wishart fu in pratica l'unica donna entrata per qualche tempo in quella congrega di maschiacci. Questo rende ancor più degno di nota l'incontro tra gli alfieri dello Space Rock e la modella-cantante. La collaborazione si rinnovò alla Brixton Academy il 21 ottobre 2000, quando la Fox cantò come ospite Masters of the Universe nel corso del concerto celebrativo per il trentennale della band.
Dal momento che non si butta mai via niente Gimme Shelter compare anche in It is the Business of the Future to be Dangerous, pubblicato lo stesso anno del singolo, cantata dal solo Richard Chadwick. La canzone degli Stones è anche una delle pochissime cover eseguite dagli Hawkwind. Significativamente le altre due di nostra conoscenza appartengono al repertorio dei primi Pink Floyd: Cymbaline venne registrata nel 1969 quando il gruppo si chiamava ancora Hawkwind Zoo e si può trovare come bonus nella ristampa del 1996 del loro primo album, mentre Interstellar Overdrive è presente solo nel CD allegato al libro The Pink Floyd Encyclopaedia di Vernor Fitch.
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