Sospeso sul limite della vita, ai confini dell'arte, Justin Prérogue era pittore. Un'amica viveva con lui e dei poeti venivano a fargli visita. A turno uno di loro cenava nello studio dove la sorte metteva, sul soffitto, delle cimici a mo' di stelle.
C'erano quattro commensali che non s'incontravano mai a tavola.
David Picard veniva da Sancerre; discendeva da una famiglia ebrea cristianizzata, come se ne trovano tante nella città.
Léonard Delaisse, tubercoloso, sputava via la sua vita da ispirato con smorfie da morire dal ridere.
Georges Ostréole, gli occhi inquieti, meditava, come un tempo Ercole, tra le entità del bivio.
Jaime Saint-Félix conosceva tutte le storie possibili e immaginabili; la sua testa poteva girare sulle spalle come se il collo fosse soltanto avvitato al corpo.
Ed i loro versi erano stupendi.
I pasti non finivano mai, e lo stesso tovagliolo serviva a turno ai quattro poeti, ma non glielo si diceva.
A poco a poco il tovagliolo divenne sudicio.
Ecco del giallo d'uovo accanto ad una scura striscia di spinaci. Ecco dei cerchi di bocche sporche di vino e cinque impronte grigie lasciate dalle dita d'una mano in riposo. Una lisca di pesce ha forato la trama del lino come una lancia. Un chicco di riso s'è seccato, incollato in un angolo. E della cenere di tabacco rende scure certe parti più delle altre.
"David, ecco il suo tovagliolo" diceva l'amica di Justin Prérogue.
"Bisognerà anche pensare a comprare dei tovaglioli, - diceva Justin Prérogue - segnatelo per quando avremo soldi".
"Il suo tovagliolo è sporco, David, - diceva l'amica di Justin Prérogue - glielo cambierò la prossima volta. La lavandaia non è venuta questa settimana".
"Léonard, prenda il suo tovagliolo, - diceva l'amica di Justin Prérogue - potrà sputare nella cassa del carbone. Come è sporco il suo tovagliolo. Glielo cambierò non appena la lavandaia m'avrà riportato un po' di biancheria".
"Léonard, dovrò proprio farti il ritratto nell'atto di sputare, - dieva Justin Prérogue - ed ho anche voglia di farne una scultura".
"Georges, mi vergogno di darle sempre lo stesso tovagliolo, - diceva l'amica di Justin Prérogue - non so proprio cosa va facendo la lavandaia: non mi riporta più la biancheria".
"Mettiamoci a mangiare" diceva Justin Prérogue.
"Jaime Saint-Félix, sono costretta a darle ancora lo stesso tovagliolo. Non ne ho altri oggi" diceva l'amica di Justin Prérogue.
E il pittore faceva girare la testa del poeta durante tutto il pasto ascoltando parecchie storie.
E passò così qualche stagione.
I poeti si servivano a turno del tovagliolo ed i loro poemi erano stupendi.
Léonard Delaisse sputava via la sua vita ancor più comicamente, e anche David Picard si mise a sputare.
Il tovagliolo velenoso contagiò a turno, dopo David, Georges Ostréole e Jaime Saint-Félix, ma essi non lo sapevano.
Simile ad un indecente straccio da ospedale, il tovagliolo si macchiò del sangue che veniva alle labbra dei quattro poeti, e le cene non finivano più.
All'inizio dell'autunno, Léonard Delaisse sputò quel che gli restava di vita.
In diversi ospedali, scossi dalla tosse come donne dalla voluttà, gli altri tre poeti morirono a pochi giorni l'uno dall'altro. E tutti e quattro lasciavano poemi così belli che sembravano magici.
Si attribuì la loro morte non al cibo ma alla fame canina ed alle veglie poetiche. E' infatti veramente possibile che un solo tovagliolo possa uccidere, in così poco tempo, quattro poeti incomparabili?
Morti i commensali, il tovagliolo divenne inutile.
L'amica di Justin Prérogue decise di metterlo nella biancheria sporca. Si mise a spiegarlo pensando; "E' veramente troppo sporco e comincia a puzzare".
Ma appena spiegato il tovagliolo l'amica di Justin Prérogue ebbe un moto di sorpresa e chiamò l'amico che esclamò meravigliato:
"E' un vero miracolo! Questo tovagliolo così sporco, che sciorini con condiscendenza, presenta, grazie alla sporcizia rappresa e di diversi colori, i tratti del nostro amico defunto, David Picard".
"Non è vero?" mormorò l'amica di Justin Prérogue.
Tutti e due, in silenzio, guardarono per qualche istante l'immagine miracolosa e poi, dolcemente, fecero girare il tovagliolo.
Ma subito impallidirono vedendo apparire spaventosa l'immagine da morire dal ridere di Léonard Delaisse che si sforzava di sputare.
Ed i quattro lembi del tovagliolo offrivano lo stesso prodigioso spettacolo.
Justin Prérogue e la sua amica videro Georges Ostréole con la sua aria irresoluta e Jaime Saint-Félix in procinto di raccontare una delle sue storie.
"Lascia questo tovagliolo" disse bruscamente Justin Prérogue.
Il panno cadde stendendosi sul pavimento.
Justin Prérogue e la sua amica girarono a lungo come degli astri intorno al sole, e questa Santa Veronica, col suo quadruplice sguardo, ingiunse loro di fuggire sul limite dell'arte, ai confini della vita.
(Guillamme Apollinaire, L'eresiarca & C., Guanda, 1987)
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