Leggiamo ancora negli Annali del nostro Riva [Annali di Gallarate, del panieraio Luigi Riva, dall'anno 1760 al 1805]: "L'anno 1784, alli 26 di febbraio, essendo il giovedì grasso fecesi volare un ballone qui in Gallarate di altezza di brazi (braccia) 20 e larghezza 12, fatto a vari colori; il quale si fece volare nel mezzo della piazza nominata Pasquaro e incomincionsi ad alzare talmente nell'aria che stentavasi comprendere e andò a cadere cinque miglia lontano da Gallarate dove si dice le fornaci di Fagnano; quando alzosi detto ballone era ore venti vuna , ed calò abbasso alle ventitre circa; la forma del sudetto era simile a un uovo fatto di carta imperiale e tinta, rosso, giallo e bianco, dentro il quale vi era una padella di fuoco acceso, nella quale metevano il spirito di quelle acque che formava l'aria infiammatoria, e così restava pieno di fuoco in modo da non abruciarsi".
In una pagina seguente, l'attento cronista-panieraio ci narra che il 5 giugno 1785 si cercò di far volare un altro pallone della stessa forma, ma più grande del precedente, nella brughiera tra Busto e Gallarate, presenti moltissimi forestieri. Ma, mentre questa moltitudine di popolo stava mirando e aspettando che il pallone si alzasse, avvenne che una piccola goccia di alcool "scoppiasse" nell'interno di esso, causandone subito il totale abbruciamento, con grande mortificazione dei circostanti, specie dei gallaratesi. Tutti si avviarono presso il proprio paese malcontenti e niente soddisfatti "massime quelli di Busto", che ritrovandosi come beffeggiati di tale incendio, seguitarono gran tempo a coglionare quelli di Gallarate, dicendogli "brusa balloni" e facendo anche satire per questo. Ma il più bello e da ridere si è che "dopo l'incendio del ballone formosi subito un grandissimo temporale e tutti vennero a casa inzuppati nell'acqua che parea fossero state un lago".
Da ciò derivò lo scherzoso appellativo di "brusa balloni" ai gallaratesi.
(Luigi Aspesi, Gallarate nella storia e nella tradizione.
Società Gallaratese Studi Patri, 1978)
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