mercoledì 28 agosto 2013

This Island Earth

Agli Avvertiti che nel 1990 ascoltarono Viva Los Angeles II non poté sfuggire il lungo brano che occupava una buona porzione dell'ultima facciata del doppio vinile. Sun and Shadows, questo il titolo, pur inquadrato nell'incredibile lavoro di sintesi operato dalla scena losangelina dell'epoca, spiccava per l'atmosfera serenamente evocativa e fuori del tempo. Semplice e stratificato, incantava e confondeva l'ascoltatore; allo svanire dell'ultima nota pareva di ridestarsi dal sogno di un giardino osservato attraverso una fitta cortina di pioggia. La mente del fanatico è portata per natura a cercare di ricondurre la novità a un mondo di suoni conosciuti, ma in tal caso l'impresa era quanto mai ardua. Al più salivano alla superficie bolle di un'atmosfera germanica Anni Settanta, forse gli Ash Ra Tempel di Starring Rosi o i Popol Vuh emersi dalla Notte dell'Anima. Autore del brano era Mark Nine, musicista tanto poliedrico quanto sfuggente: membro dei Reconstruction con il poeta Randall Kennedy, produttore, titolare dell'etichetta Underworld, conduttore radiofonico, maestro di basso e chitarra (le note del disco menzionano fra i suoi allievi Jacob Dylan e John Frusciante). All'uscita di Viva Los Angeles II, Mark Nine non aveva ancora pubblicato dischi a proprio nome e Sun and Shadows rappresentava il suo personale Eraserhead: se il primo lungometraggio di David Lynch aveva richiesto più di cinque anni di lavorazione, Sun and Shadows venne portato a termine nell'arco di oltre tre anni e divenne il brano portante dell'unico album di Mark Nine. Si dovette attendere il 1994 per avere tra le mani This Island Earth, disco permeato da una gradevole fragranza di retrofuturo fin dal titolo, ripreso dall'omonimo film di fantascienza del 1955, una pellicola leggermente anomala in un'epoca affollata di alieni maniacali e iperattivi, fermamente determinati a sottrarci la nostra piccola palla di sterco partendo dal continente nordamericano. Attorno a Sun and Shadows ruotano brani originali e cover che, curiosamente, non paiono cover. Come in un racconto steampunk si ha l'impressione di ascoltare i Moody Blues che incidono Tuesday Afternoon dopo un balzo temporale di un quarto di secolo, avvalendosi delle moderne opportunità tecnologiche pur conservando lo Spirito dei Sessanta. Ma nulla vieta di poter immaginare anche il contrario. Nella musica di Mark Nine passato e presente non si fondono e nemmeno si amalgamano: si fecondano nella libertà illogica dei sogni.

Credo che Sun and Shadows mi sia stato ispirato in parte da mio nonno Chilton Mac Elwain, che faceva il minatore nel West Virginia durante la Depressione del '30. Egli portò moglie e figli (compresa mia madre) a 3000 miglia ad ovest nel bel mezzo della Grande Migrazione. Si stabilirono in Oregon, per iniziare una nuova vita che prometteva cose considerevolmente migliori. Mio nonno costruì una casa e diventò operaio nell'industria del legno nella piccola città di Sweethome, dove rimase fino alla morte, nel 1985. Ho registrato una conversazione con lui poco prima che morisse, e in un punto lui mi parlava di un sogno, da cui si era svegliato ridendo. Più tardi, riascoltando il nastro, decisi di inserire nel testo "Proprio l'altro giorno ho fatto un bel sogno, mi sembrava di ridere".  (Mark Nine) 





1 - This Island Earth (Mark Nine)
2 - MK Ultra (Mark Nine)
3 - Sun and Shadows (Mark Nine)
4 - Tuesday Afternoon (Justin Hayward)
5 - Lifting the Clouds over Venus (Mark Nine)
6 - Western Heaven (Mark Nine)
7 - Tomorrow Never Knows (Lennon - McCartney)
8 - Upon my Return to Kansas (Mark Nine, Judy Troy)




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