mercoledì 28 agosto 2013

La Buona Annata's History Channel: James Douglas Morrison

Nel boom generale di economia e demografia del 1943 James Douglas Morrison nacque americano l'8 dicembre non lontano da Cape Canaveral, figlio di un ufficiale di marina pilota su una portaerei. Fu nutrito a bibite zuccherate, vitamine, bistecche e cinema. E la madre convenne col marito che mai avrebbero alzato le mani sui loro figli. A cinque anni Jim in macchina coi suoi vide dei morti d'un incidente stradale; subito gli dissero che non era vero, sognava. Crebbe paffuto, mentre a scuola l'intelletto gli era forzato a crescere prima del dovuto, come richiedono il Secolo Americano e i suoi quozienti d'intelligenza. Steve Morrison divenne "esperto d'arma atomica" e fu pure in Corea, nel 1952 a pianificare bombardamenti. Intanto Jim spingeva sulla neve la slitta d'un suo fratello contro un pilastro: provava gran piacere al rischio suo o degli altri. A quattordici anni era un adolescente educato alle buone maniere, ma già cupo e snervato. Nella Baia di San Francisco, là dove è la più grande base aerea della Marina degli Stati Uniti, Jim Morrison lesse On the Road di Jack Kerouac, mentre i giornali inventavano il peggiorativo beatnik. A North Beach vide nella vetrina della libreria di Ferlinghetti il cartello "Libri proibiti": si votò a leggerli tutti. Il padre intanto, promosso, fu comandato al Pentagono. Jim, malgrado gli abusi etilici e di droghe, fu menzionato tra gli alunni meritevoli con quoziente intellettivo 149 e voti sopra la media nazionale. Disprezzava il rock, leggeva Nietzsche e Plutarco: appena seppe che anche Alessandro Magno lo faceva, prese il vizio di inclinare la testa verso la spalla sinistra. Prediligeva Balzac. Si compiacque che Rimbaud, Whitman e Ginsberg fossero omosessuali, e Dylan Thomas un etilista. Credette a Rimbaud quando scrive che "il poeta diviene un visionario attraverso un lungo, illimitato, sistematico sregolamento dei sensi". E prese a comporre notevoli poesie; anche sui cavalli precipitati in mare dai galeoni spagnoli durante le bonacce. Per quanto ottimo nuotatore Jim aveva paura dell'acqua. Discorritore inesausto, prese gusto a esasperare chiunque. All'Università della California contro il volere dei suoi studiò cinematografia e ammirò gli scritti teatrali di Artaud. Steve Morrison era divenuto intanto il comandante d'una delle più grandi portaerei del mondo. Tagliarono i capelli a Jim e lo portarono sul ponte a sparare ai bersagli. Alla UCLA proseguì ad abusare di droga e alcol e dei discorsi su Nietzsche, Blake e The Doors of Perception di Aldous Huxley. Dopo la partecipazione allo scontro del Golfo del Tonchino, al largo del Vietnam, nel 1964 il comandante Steve Morrison sfidò a una gara di flessioni i suoi ufficiali; vinse come sempre. Era già ammiraglio, quando incontrò il figlio per l'ultima volta. Jim fallì il film che presentò al saggio di fine corso: fu deriso. Scappò. Vide la realtà fuori quadro e sentì emanare suoni dai colori usando dosi elefantiache di LSD. Giudicò di doversi sbarazzare di se stesso per arrivare ai mondi più sottili che gli angeli di Blake e Huxley promettevano. Avversando il rock, coerente, creò il gruppo rock The Doors. Musicarono alcune sue poesie. Cantò: "uccidi tuo padre e fotti tua madre". L'uso di droghe e l'alcol l'avevano dimagrato: scoprirono un morbido cupo Dioniso con uno sguardo che tutti seduceva. Il suo primo LP tirò un milione di copie: il music business s'interessò alla band. Ma a fatica ormai si riusciva a frenarlo: oltraggioso e turbolento dichiarò l'America patria dell'ipocrisia e della violenza. Né stimava il gregge che plaudente nei concerti venerava le sue pause: prese a sputar loro addosso. Ingrassò. Disprezzava i santoni. Durò così tre anni, peggiorando sempre. A Miami nel 1969 vide una seduta del Living Theatre; il giorno seguente emulo e ubriaco si calò le braghe di pelle durante un concerto. Fu denunciato. Per paradosso Morrison era rispettoso delle leggi, così come non poteva sopportare di bucarsi con un ago ipodermico. Venne assolto; depresso, nauseato dal gregge adolescente che l'applaudiva e dal music business, si dedicò a scrivere ancora poesie. Ma fu pure accusato di molestie su un aereo di linea, mentre era ubriaco. Infine, il 12 dicembre 1970, crollò nel mezzo d'un concerto. Fuggì colla sua allucinata moglie eroinomane in Europa, a Parigi, dove conobbe la prematura fine del suo sé mal cresciuto. La sera del 3 luglio 1971 nella vasca da bagno gli scoppiò il cuore. Come aveva scritto nel suo migliore verso: "Tutti i bambini sono impazziti, aspettando le piogge estive".

(Geminello Alvi. Uomini del Novecento. Adelphi, 1995)




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