giovedì 24 luglio 2014

Shock Theater!

Una sera del 1958, una donna descritta da The Saturday Evening Post come "una delle più eminenti ereditiere di Philadelphia" declinò un invito a bridge. Il motivo? Coincideva con l'appuntamento settimanale con Shock Theater, una scorpacciata di cinquantadue film horror Universal d'annata appena venduti a stazioni televisive in tutto il Paese. L'anfitriona, comunque, aveva anticipato l'obiezione della sua invitata. "Ma mia cara", aveva detto, "puoi venire benissimo. Naturalmente quando comincia il programma smetteremo subito di giocare."
Il programma si rivelò qualcosa di più di un vecchio film. La trasmissione di Philadelphia era presentata da un personaggio dall'aria cadaverica con un cappotto da becchino d'occasione, guance scavate, una rista vuota, occhi cerchiati di nero, e labbra che parevano cucite insieme come in una testa d'annegato. Si chiamava "Roland", con l'accento sulla seconda sillaba, per favore.
Nella realtà, Roland era John Zacherle, un trentottenne appassionato di teatro amatoriale che non aveva mai visto alcuno dei classici film horror prima di essere invitato a presentarli. Se avesse dovuto scegliere, avrebbe preferito passare il tempo a curare rose (aveva vinto diversi premi), ma ora, a quanto pareva, Zacherle lo avrebbe trascorso crescendo margherite.
Quattro anni prima, Vampira era stata una pioniera della bella arte di presentare film horror in televisione, ma era rimasta un fenomeno limitato a Los Angeles senza filiazioni dirette. Shock Theater fornì nuova linfa per banalità sul macabro. "Mostri di cerimonie" cominciarono a spuntare indipendentemente l'uno dall'altro in dozzine di stazioni locali in tutta l'America.
Era stato battezzato "Roland" nel corso di una serie di western giornalieri intitolata Action in the Afternoon, prodotta a Philadelphia. Zacherle era stato scelto per interpretare un becchino viaggiatore sulle piste del vecchio West, profittatore delle frequenti sanguinose sparatorie. Ed White, produttore alla WCAU-Tv, si ricordò il personaggio, contattando Zacherle all'acquisto del pacchetto Shock e scrivendo la maggior parte dei soprannaturali monologhi di Roland. Il personaggio emergeva come una sorta di necrofilo burlone, tra i cui compari figuravano la moglie vampira My Dear (rappresentata da un paletto di legno sporgente da una bara di minuscole dimensioni), e Gasport, un'entità non-morta in un sacco di iuta. Anche se Zacherle pareva masticare le battute con ispirazione demoniaca, lavorava senza particolari modelli per il proprio ruolo; a differenza di Lenny Bruce, non aveva avuto quasi alcuna familiarità con le classiche icone orrorifiche.
Shock Theater fu l'avvenimento inaugurale della Monster Culture, un caotico fenomeno legato ai film horror, iniziato nei tardi anni Cinquanta e continuato fino alla metà dei Sessanta. Nella Monster Culture, i rituali di contorno al film erano importanti quanto i film stessi. Il rituale prevedeva una ricognizione di gruppo sugli avi dei mostri che presentavano; un'esplosione di fanzine che venivano lette, rilette e scambiate tra gli appassionati; e persino la creazione di modellini con effigie in plastica. La cosa più importante era che i mostri si materializzavano in tinello per la prima volta: non più mera luce riflessa nei cinema, ma ora fonte di illuminazione, un falò di splendente luce elettronica intorno al quale una generazione poteva tramare, tremare e condividere. 
A Philadelphia, Roland ottenne un successo superiore a qualsiasi previsione. La stazione invitava i fan a partecipare a un incontro per conoscere "The Cool Ghoul" (Il fantasma alla moda); previsti nell'ordine di qualche centinaio, se ne presentò un'orda di 13.000. John Zacherle si trasferì alla WOR-Tv, un'affiliata newyorkese della CBS, abbandonando il nome Roland in favore di una leggera modificazione del proprio: Zacherley. Un fan ricordava nel 1978 sulla rivista New York la Zacherleymania: "Mio Dio, facevo parte del suo fan club", ricordava lo scrittore Peter Occhiogrosso. "Avevo un tavolo per esperimenti in cantina. E alambicchi e storte, tutto. Ogni ragazzino disegnava aghi ipodermici e cappi sui quaderni di scuola. Le suore sequestrarono la mia ricetta per la zuppa di ragno! Era contraria alla religione cattolica. E ogni domenica il monsignore si alzava dal pulpito e si scagliava contro il male di Shock Theater. Noi ce ne fregavamo."
Zacherley fu anche l'occasione per uno dei primi connubi tra musica pop e macabro. Anni luce prima di Alice Cooper, John divenne un'istituzione di Halloween per la trasmissione American Bandstand. Il suo primo singolo, Dinner with Drac, entrò nel marzo 1958 fra i primi dieci. (In quel periodo vi fu una certa moda per il bizzarro e inclassificabili registrazioni pop; fra gli altri esempi: Flying Purple People Eater e Witch Doctor). Dinner with Drac era fondamentalmente costituito da una serie di macabri limericks recitati con accompagnamento di chitarra jazz. Dick Clark, presentatore di American Bandstand, ricordava le primitive tecniche dello studio di registrazione. "Se volevano eco, dovevano aspettare che il palazzo si svuotasse, poi sistemavano una serie di casse nel salone e le assicuravano al john con un microfono".
Zacherley ebbe la più elevata visibilità nazionale di qualunque presentatore horror, ma non era solo. La WABC-Tv di New York aveva un horror host senza volto noto solo come "The Voice". Fort Worth ospitava Gorgon , New Orleans Morgus. A San Francisco si adorava Terrence, a Chicago Marvin. A Baltimora, l'etere si illuminò con dottor Lucifer. Ghoulardi conquistò Cleveland.
I presentatori horror erano sciamani, cantastorie, figure estreme, anarchici, decostruzionisti prima del tempo. In un'intervista del 1991, John Zacherle ricordava la prima occasione in cui fece veramente parte di un film, invece di accontentarsi semplicemente di presentarlo. "Era The Black Cat, con Boris Karloff e Bela Lugosi. C'era una scena con un gruppo di adoratori del diavolo che assistevano a un rito. Decidemmo di sovrapporvi una mia inquadratura insieme al gruppo, mentre facevo smorfie alla telecamera". I fan lo adorarono. Per tutta l'America, i presentatori horror cominciarono a interrompere e alternare le vecchie pellicole a commenti irriverenti  e oltraggiosi inserti filmici. I film strizzavano l'occhio allo spettatore, e viceversa. I ragazzini si fabbricavano mostri in casa. 

(David J. Skal, The Monster Show. Baldini & Castoldi, 1998)




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