sabato 7 settembre 2013

La Buona Annata's Literary Supplement: Storia naturale

Come Georges-Louis Buffon:
Storia naturale
di Paul Réboux



Il Pidocchio
Il Creatore trattò mediocremente il pidocchio, cui furono date non più che una mente gracile e una debole complessione. Il pidocchio è lento, impacciato, limitato quanto è fiero il cavallo, ardente e impetuoso. Niente denti né unghie, niente zoccoli per battere il suolo; troppo corte le gambe e mal messe, un volto senza espressione, rado il pelo e incolore, il passo imbastito, nessun modo di difesa se non la tenacia.
Per quanto disgraziati, i pidocchi restano degni di nota per le virtù domestiche, la temperanza, la probità. La pietà filiale che mostrano verso i parenti e le tenere cure che gli prodigano sono state osservate sovente. Furon visti giovani pidocchi vigorosi aiutare il vecchio padre languente o indebolito a forare la pelle donde doveva zampillare il sangue nutritore. Abbiamo il diritto di credere che, come affermarono gli antichi, la natura abbia veramente situato in questo rozzo cuore un pio sentimento cui l'anima degli umani è troppo spesso infedele.
Le femmine durano gravide, si dice, per due mesi. Partoriscono verso la fine dell'inverno e fanno tre o quattro piccoli, detti pinocchi. Nulla si ha di più commovente che la cura ch'esse mettono nell'allattarli, curarli, allevarli fino a che i pinocchi siano capaci a loro volta di pascere.

La Cimice
Durante il giorno le cimici cercano ricetto nelle rientranze. Lo splendore del sole le ottenebra. Vivono in compagnia, premute le une contro le altre. Occupano le fessure degli impiantiti, i buchi dei muri. Sembra che si riuniscano in tal modo per considerazioni morali e che barattino volentieri le loro comodità pur di darsi a rimediare un difetto del nostro alloggio.
Tuttavia la cimice non è proprio tenuta in considerazione. Le si fa rimprovero della forma piatta del corpo. Si è che tale piattezza non ha riprova soltanto nell'ordine fisico. La cimice è umile, adulatrice, melliflua, circospetta, insinuante. Cammina ostinata, cerca di arrivare ai fini che si è proposti. Essa si sforza di sembrar timida, austera, attenta a non ometter nulla delle pratiche religiose. Per farsi attribuire la modestia delle divote, non ha cura lacuna del proprio corpo; ben lo si vede quando la si smuova con un pò vivacità, ch'essa esala un odore da certi giudicato indisponente.

La Pulce
La pulce è per natura assai petulante. Salta senza sforzo, possente quanto leggiera. Fiera della propria indipendenza, è agile, molto guardinga, molto pronta, capricciosa e vagabonda; le piace arrampicarsi sui luoghi ripidi, si mostra, si nasconde o fugge e tutta la scioltezza dei suoi organi basta appena a quella rapidità di movimenti che per lei è naturale.
La sua veste è bruna e lucente. La sua testa sembra poco proporzionata all'addome. Tuttavia ha orecchi che sono ben fatti e di giusta grandezza, né corti come quelli del toro né troppo lunghi come quelli dell'asino.
Ha fisionomia fine e sguardo vivace. Il suo istinto non la porta a sfuggire gli altri animali, anzi al contrario. Divide i giuochi, i lavori, il sonno del cane, e dell'uomo porta una fedeltà degna di elogi.
Il maschio della pulce si chiama il pulcello. Il pulcello, contrariamente alla fama d'ignoranza che la malignità pubblica legga a tal nome, compie i suoi doveri in maniera che non gli merita rimprovero alcuno.
Benché mammifera, la pulce è ovipara. Depone una larva nella quale la sua progenitura si forma a poco a poco durante un paio di settimane. Questa larva ha ricevuto il nome di prepulzio.
La pulce è suscettibile d'educazione, e se ne son viste di addestrate assai bene in modo da costituire curiosità da spettacolo. Trainano carrettini, fan capriole come i saltimbanchi e danzano al suono del flautino. Ma è deplorevole che le pulci siano in tal modo esibite in pubblico, in quanto esse non tardano a esser corrotte dalla vanità, come accade troppo spesso alle persone che si fan mestieri di divertire.

(Guido Almansi, Guido Fink. Quasi come. Parodia come 
letteratura, letteratura come parodia. Bompiani, 1976)





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