sabato 11 ottobre 2014

La Buona Annata's Literary Supplement: Mister Big

Ero seduto nel mio ufficio a pulire la mia calibro trentotto e mi stavo chiedendo quale sarebbe stato il mio prossimo caso. Mi piace fare l'investigatore privato e, anche se di tanto in tanto qualcuno mi massaggia le gengive con un crick, il dolce profumo dei bigliettoni verdi mi convince che ne vale la pena. Per non dire poi delle pupe, una mia esigenza accessoria che antepongo solo al respirare. Questo è il motivo per cui, quando la porta del mio ufficio si spalancò per lasciar passare Heather Butkiss, una bionda dai lunghi capelli che entrò a lunghi passi dicendo di essere una modella per nudi a cui serviva il mio aiuto, le mie ghiandole salivari ingranarono la quarta. Ella indossava una minigonna ed un golfino aderente e il suo corpo descriveva una tale serie di parabole che avrebbe fatto venire l'infarto a un bue tibetano. 
"Cosa posso fare per voi, dolcezza?"
"Voglio che troviate qualcuno per mio conto."
"Una persona smarrita? Avete chiesto alla Polizia?"
"Non esattamente, Mr Lupowitz."
"Chiamatemi Kaiser, dolcezza. Va bene, allora chi è il tizio?"
"Dio."
"Dio?"
"Proprio così, Dio. Il Creatore Fondamentale, la Causa Prima di tutte le cose, l'Onnipresente. Voglio che lo troviate per me."
Ne avevo viste di matte da legare in quell'ufficio, ma quando una è fatta così non ti resta che ascoltare.
"Perché?"
"Questi sono affari miei, Kaiser. Voi dovete solo trovarLo."
"Spiacente, dolcezza, siete venuta dalla persona sbagliata."
"Ma perché?"
"A meno che non sappia tutti i fatti..." dissi, e accennai ad alzarmi.
"OK, OK," disse lei mordendosi il labbro. Si raddrizzò la cucitura delle calze, strettamente a mio beneficio, ma per il momento io non abboccavo.
"Mettiamola giù com'è, dolcezza."
"Bene, la verità è che non sono davvero una modella per nudi."
"No?"
"No. Neppure il mio nome è Heather Butkiss. Mi chiamo Claire Rosensweig e sono studentessa di filosofia, storia del pensiero occidentale e tutto il resto, al Vassar. Ho un esame scritto, a gennaio, sulla religione occidentale. Tutti gli altri ragazzi del corso si daranno a prove scritte di carattere speculativo, ma io voglio conoscere. Il professor Grebanier ha affermato che se qualcuno tira fuori qualche cosa di veramente sicuro, può considerarsi bell'e promosso. E mio padre mi ha promesso una Mercedes se ottengo i voti massimi."
Aprii un pacchetto di Lucky Strike ed uno di gomma da masticare e prelevai da entrambi. La storia cominciava ad interessarmi. Piccola snob, con un alto coefficiente d'intelligenza ed un corpo che avrei voluto conoscere meglio.
"Com'è fatto Dio?"
"Non l'ho mai visto."
"Bene, come sapete che esiste?"
"E' affare vostro scoprirlo."
"Oh, magnifico. Allora non sapete che aspetto abbia? O dove cominciare a cercarlo?"
"No davvero, malgrado sospetti che sia dovunque. Nell'aria, in ogni fiore, in voi, in me ed in questa sedia."
"Oh, oh!" così era panteista. Presi nota mentalmente della cosa e dissi che avrei fatto un tentativo sul suo caso, per cento dollari al giorno, spese e cenetta a due incluse. Ella sorrise ed approvò la proposta. Scendemmo insieme in ascensore. Fuori si stava facendo buio. Forse Dio esisteva e forse no, ma da qualche parte in quella città vi erano certamente un sacco di individui che avrebbero tentato di impedirmi di scoprire ciò che mi proponevo.
Feci la mia prima puntata dal Rabbino Itzhak Wiseman, un ecclesiastico locale che doveva rendermi un favore perché avevo scoperto chi strofinava carne di maiale sul suo cappello. Quando parlai con lui mi accorsi che qualcosa non andava perché era spaventato. Veramente spaventato.
"Naturalmente c'è tu-sai-chi, ma non mi è neppure concesso di pronunciare il Suo nome altrimenti Egli mi fulminerà, anche se non riuscirò mai a capire come possa uno diventare così permaloso quando viene detto il suo nome."
"Tu l'hai mai visto?"
"Io? Stai scherzando? Sono fortunato se riuscirò a vedere i miei nipoti."
"Allora, come sai che Egli esiste?"
"Come lo so? Che razza di domanda è questa? Come credi che abbia potuto acquistare un vestito come questo per soli quattordici dollari se non ci fosse nessuno lassù? Senti che qualità di gabardine, come puoi dubitare?"
"Non hai altro argomento da aggiungere?"
"Ehi, cos'è allora il Vecchio Testamento? Cacca? Come credi che Mosè abbia potuto condurre gli Ebrei fuori dall'Egitto? Chiamando Mandrake? Credimi, non si può dividere il Mar Rosso con un frullino. Ci vuole potenza."
"Allora, è un tipo duro, eh?"
"Sì, molto duro. Si potrebbe pensare che tutto quel successo avrebbe dovuto renderlo più malleabile."
"Com'è che sai tutte queste cose?"
"Perché noi siamo il popolo eletto. Egli, fra tutti i suoi figli, dedica a noi le cure migliori, cosa che un giorno mi piacerebbe discutere con Lui."
"Quanto lo avete pagato perché Lui vi scegliesse?"
"Lascia perdere."
I fatti andarono così. Gli Ebrei furono per un pezzo nella manica di Dio. E' la vecchia faccenda del racket protezionistico: prendersi cura di loro ad un certo prezzo. E dal modo in cui il Rabbino Wiseman parlava, il conto era stato piuttosto salato. Saltai su un taxi e mi recai alla sala da biliardo di Danny, nella Tenth Avenue. Il direttore del locale era un ometto viscido che non mi piaceva.
"Chicago Phil è qui?"
"Chi lo vuole?"
Lo afferrai per il bavero stringendogli contemporaneamente un pezzo di pelle.
"Allora, l'impiastro?"
"Sta nel retro." disse cambiando atteggiamento.
Chicago Phil: falsario, pistola a ore, malvisto dai cassieri di banca e dichiaratamente ateo.
"Il tipo in questione non è mai esistito, Kaiser. E' l'oppio dei popoli. E' una grossa turlupinatura. Non esiste alcun Mr Big. E' un Sindacato, un Sindacato per di più siciliano. E' internazionale, ma non vi è un capo effettivo ad eccezione forse del Papa."
"Voglio incontrare il Papa."
"Si può vedere di combinare." disse strizzando l'occhio.
"Ti dice niente il nome di Claire Rosensweig?"
"No."
"Heather Butkiss?"
"Oh, aspetta un momento. Sicuro. E' quella femmina ossigenata con due tette che levati, e che viene dal Radcliffe."
"Radcliffe? Lei mi ha detto Vassar."
"Bene, ha mentito. E' un'insegante del Radcliffe e per un certo tempo è stata insieme ad un filosofo."
"Panteista?"
"No, empirista logico, se ricordo bene. Un pessimo soggetto che rifiutava sistematicamente Hegel e qualsiasi metodologia dialettica."
"Uno di quelli?"
"Già. Faceva il batterista in un trio di jazz, poi si diede al Positivismo Logico. Quando non lavorava si dilettava di Pragmatismo. L'ultima cosa che ho sentito dire sul suo conto è che rubò un sacco di soldi per frequentare un corso su Schopenhauer alla Columbia University. La mafia sarebbe ben lieta di scovarlo, o di mettere le mani sui suoi libri di testo per poterli rivendere."
"Grazie, Phil."
"Ma ti pare, Kaiser. Non c'è nessuno lassù, c'è il nulla. Non potrei superare tutte queste brutte prove o fregare la società come faccio se per un secondo intravedessi qualche senso autentico dell'Essere. L'universo è strettamente fenomenologico. Niente è eterno. E' tutto un'assenza di significato."
"Chi vince domani al trotto?"
"Santa Baby."
Mi bevvi una birra da O'Rourke e tentai di ricapitolare il tutto senza però riuscire a trovare un nesso. Socrate era un suicida, o così dissero di lui. Cristo fu ucciso. Nietzsche diede i numeri. Se lassù c'è veramente qualcuno, è sicuro come l'oro che Lui non vuole che lo si sappia. E perché Claire Rosensweig ha mentito riguarda al Vassar? Potrebbe aver ragione Cartesio? L'universo è dualistico? Oppure Kant ha preso una cantonata quando postulò l'esistenza di Dio sul piano morale?
Quella sera andai a cena con Claire. Dopo dieci minuti avevo pagato il conto ed eravamo tra le lenzuola. E, ragazzi, tenetevi pure il vostro Pensiero Occidentale. Ella esordì in quel genere di ginnastica che le avrebbe fatto vincere il primo premio ai giochi olimpici di Tia Juana. Dopo di che, ella giacque sul cuscino accanto a me con i lunghi capelli biondi sparsi. I nostri corpi nudi erano ancora avvinti. Io stavo fumando e guardavo fisso il soffitto.
"Claire, e se Kierkegaard avesse ragione?"
"Che cosa vuoi dire?"
"Non si può mai realmente sapere, ma soltanto avere fede."
"Questo è assurdo."
"Non essere così razionale."
"Nessuno fa il razionale, Kaiser." Essa si accese una sigaretta. "Solo non diventiamo ontologici. Non adesso, non potrei sopportare che tu fossi ontologico con me."
Si era inquietata. Io mi chinai su di lei e la baciai; suonò il telefono e lei rispose.
"E' per te."
La voce all'altro capo del filo era quella del sergente Reed della Squadra Omicidi.
"Stai ancora cercando Dio?"
"Già."
"Un Essere onnipotente, L'Unico, Creatore dell'Universo, Principio Primo di tutte le cose?"
"Proprio Lui."
"Qualcuno che risponde a questa descrizione è stato appena portato all'obitorio. Faresti bene a fare subito un salto qui."
Era Lui, è vero, e da come L'avevano conciato sembrava un lavoro da professionisti.
"Era morto, quando L'hanno portato dentro."
"Dove L'avete trovato?"
"In un magazzino di Delancey Street."
"Nessun indizio?"
"E' il lavoro di un esistenzialista. Siamo sicuri di questo."
"Come fai a dirlo?"
"Perché era un lavoro da principiante. Non sembra che sia stato seguito alcun sistema. Solo un impulso."
"Un delitto passionale?"
"Ben detto, Kaiser. Il che significa che sei un indiziato, Kaiser."
"Perché io?"
"Tutti al Quartier Generale sanno quello che provi per Jaspers."
"Questo non fa di me un assassino."
"Non ancora, ma sei indiziato."
Fuori in strada respirai a pieni polmoni e cercai di schiarirmi la mente. Presi un taxi e andai fino a Newark, quindi scesi e camminai per un isolato fino al Ristorante Italiano Giordino. Là, a un tavolo nascosto, stava Sua Santità. Era il Papa, certo. Seduto con due tipi che avevo visto una mezza dozzina di volte sulle pedane dei confronti, alla polizia.
"Siediti," disse guardandomi al di sopra delle sue fettuccine. Mi porse la mano con l'anello. Feci il mio più ampio sorriso, ma non la baciai. Si seccò e ne fui contento. Un punto per me.
"Gradisci delle fettuccine?"
"No grazie, Santy. Ma voi fate pure."
"Niente? Neppure un'insalata?"
"Ho appena mangiato."
"Come vuoi, ma qui preparano un magnifico condimento al Roquefort. Non come al Vaticano dove non è possibile pranzare decentemente."
"Vengo subito al nocciolo, Ponty. Sto cercando Dio."
"Capiti con la persona giusta."
"Allora, esiste?" Tutti quanti trovarono la cosa molto divertente e risero. Il ceffo accanto a me disse: "Oh, questa è bella. Il nostro sapientone vuole sapere se Egli esiste."
Spostai la sedia per mettermi comodo appoggiando una gamba sul suo mignolo. "Scusate." Stava fumando dalle orecchie.
"Sicuro che esiste, Lupowitz, ma io sono il solo che comunica con Lui. Quello che dico io va bene."
"Perché proprio voi, amico?"
"Perché ho la veste rossa."
"Quest'abito?"
"Non disprezzarlo. Tutte le mattine mi alzo, indosso questa veste rossa e, d'improvviso, mi sento un papa. Sta tutto nella veste. Mi vedi andare in giro in pantaloni e giacca sportiva?"
"Allora è tutto fumo. Non c'è Dio."
"Non so. Ma fa differenza? Sono i verdoni che contano."
"Non avete mai pensato che se la lavanderia non vi restituisse in tempo la veste rossa, voi sareste un uomo come tutti gli altri?"
"C'è il servizio speciale di giornata, piccolo. Vale la pena di spendere qualche cent in più per essere coperto."
"Il nome di Claire Rosensweig vi dice nulla?"
"Sicuro, sta al dipartimento di fisica della Northwestern."
"Fisica, avete detto? Grazie."
"Di che?"
"Della risposta, Ponty." Presi al volo un taxi e mi diressi verso il George Washington Bridge; sulla strada mi fermai in ufficio e feci qualche rapido controllo. Dirigendomi verso l'appartamento di Claire misi insieme i pezzi del mosaico e, per la prima volta, essi combaciarono. Quando giunsi la trovai che indossava un négligé che era tutto una trasparenza e sembrava che qualcosa la turbasse.
"Dio è morto," disse. "E' stata qui la polizia e cercavano te. Pensano che sia stato un esistenzialista."
"No, dolcezza, sei stata tu!"
"Cosa? Stai scherzando, Kaiser."
"Sei stata tu!"
"Che vai dicendo?"
"Tu, bambina! Non Heather Butkiss, né Claire Rosensweig, ma la dottoressa Ellen Shepherd."
"Come sai il mio nome?"
"Professoressa di fisica presso la Northwestern. La persona più giovane che abbia mai diretto un dipartimento. Alla festa di metà inverno ti sei presa una cotta per un musicista di jazz che sta nella filosofia sino al collo. Lui è sposato, ma questo non ti ha fermata. Un paio di notti a nanna e ti è sembrato amore. Ma la faccenda non ha funzionato perché qualcosa si è intromesso fra voi: Dio. Vedi dolcezza, lui crede o vuole credere, ma tu, con la tua schifosa piccola mente scientifica, dovevi avere la certezza assoluta."
"No, Kaiser, te lo giuro."
"Così tu hai finto di studiare filosofia perché questo ti dava l'opportunità di eliminare certi ostacoli. Ti sei liberata di Socrate abbastanza facilmente, ma Descartes ha preso il sopravvento, così hai usato Spinoza per liberarti di Descartes, ma quando hai visto che Kant non ci stava ti sei dovuta liberare anche di lui."
"Tu non sai quello che dici."
"Hai fatto polpette di Leibniz, ma questo non ti è bastato perché sapevi che se nessuno avesse creduto a Pascal saresti morta, così anche lui ha dovuto essere eliminato. Ma qui hai commesso il tuo primo errore perché ti sei fidata di Martin Buber. Solo che lui era un pappamolla, bambola, lui credeva in Dio. Così è di Dio che hai dovuto disfarti."
"Kaiser, tu sei matto!"
"No, bambina. Ti sei fatta passare per panteista e ciò ti avrebbe messa in contatto con Lui, se esisteva - ed esisteva. Egli è venuto con te al party da Shelby e, mentre Jason non guardava, tu L'hai ucciso."
"Chi diavolo sono Shelby e Jason?"
"Che importa? La vita è una cosa assurda in ogni caso."
"Kaiser," ella disse tremando improvvisamente, "non vorrai denunciarmi..."
"Oh, sì bambina. Quando l'Essere Supremo viene fatto fuori qualcuno deve pagare il dazio."
"Oh, Kaiser, possiamo andarcene insieme, proprio noi due. Possiamo scordarci della filosofia, vivere in pace... Possiamo darci alla semantica..."
"Mi dispiace, dolcezza, il dado è tratto."
Ella era completamente in lacrime ora e stava abbassando le spalline del négligé, cosicché mi trovai improvvisamente lì con una Venere nuda, il cui corpo sembrava dire: prendimi, sono tua. Una Venere che con la mano destra mi frugava tra i capelli, mentre con l'altra aveva afferrato una calibro quarantacinque e me la puntava dietro la schiena. Lasciai partire un colpo della mia calibro trentotto prima che potesse premere il grilletto. Ella lasciò cadere la sua arma e mi fissò con un mare di incredulità negli occhi.
"Come hai potuto, Kaiser?"
Stava andandosene nel nulla, dovevo far presto: "Pupa, la manifestazione dell'universo come idea complessa in sé, in quanto opposta all'essere dentro o fuori la vera Essenza di sé come Se stesso è, intrinsecamente, il nulla, o Nulla, ovvero l'Assenza in rapporto a qualsivoglia forma astratta di esistenza o di esistere o di essere esistito in eterno, non soggetto a leggi fisiche o di moto o a idee relative all'antimateria, oppure alla mancanza di Essenza oggettiva o di alibiquità soggettiva."
Forse era troppo sottile, ma penso che abbia capito, mentre moriva.

(Woody Allen, Saperla lunga. Bompiani, 1992)





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