martedì 24 giugno 2014

La Buona Annata's Literary Supplement: Attesa

- Mah, credo che non venga anche questa volta! Tu che dici? - E la moglie fissò la madre con occhi pieni di domande. 
- Tu sei stata sempre apprensiva - ribatté la madre tranquilla.
- E' vero, però, altre volte, quand'ero disperata, ho capito che sarebbe poi ritornato da lei. Non ha avuto il coraggio di lasciarla - ripeté la moglie in tono ossessivo. 
- Tu sai i problemi che ha avuto mio figlio: problemi caratteriali. Anche l'altra volta...
 La moglie sospirò: - Anche l'altra volta sembrava che si fosse deciso, poi improvvisamente gli è stato impedito.
- I maschi sono deboli e mio figlio più di tutti.
Poi la madre si avviò verso la cucina.
- Senti, in tutto questo tempo non te l'ho mai domandato: Sabina già c'era?
- C'era c'era e io stupida che non me n'ero accorta! E quando me ne andai, invece di pentirsi, la cosa diventò ufficiale.
- Come ti dicevo gli uomini sono un composto di debolezza e decisioni inutili. Non dovevi prenderla sul serio!
- Mamma, io l'ho sempre amato. Sai bene che dolore ebbe quando me ne andai. Lui sembrava soffrirne. Però lei c'era già... E come!...
La madre aveva cominciato a rovistare in cucina. Prese un grande piatto di ovoli. (L'"ovolo" (amanita caesarea) è un fungo che, nella forma non velenosa, si mangia crudo, condito con erbe fini, olio e limone. Ricoperto di parmigiano in scagliette è buonissimo).

- Vedi, la mamma si ricorda sempre dei suoi gusti, da quando era bambino.
- Certo, osservò la moglie un po' acida - questo da loro non lo potrà mai avere, non se lo potrà permettere: lei spende veramente tutto... Poi lo aveva preso col sesso, a differenza di me che volevo prenderlo per la gola. Lei è più complicata sessualmente di me.
La madre aveva cominciato a scrostare gli ovoli dalla terra con calma e li ordinava su un bel piatto.
- Questo è quello con gli orli d'oro zecchino, che vi regalammo noi, allora... il piatto delle grandi occasioni.
- Forse è sprecato - fece la moglie con un sospiro. - Non viene...
- No, oggi ho avuto la sensazione che accadrà qualcosa: verrà, il mio istinto non sbaglia mai.
- Io ci spero su tutte le cose...
Silenzio; poi il borbottio in toni alti di un bambino che esplose in un pianto feroce e irato.
- Prince Philip! Il principe!
La mogli corse nell'altra camera dove il piccolo Filippo, rosso come un avvinazzato, urlava nella vecchia culla di vimini circondato da una foresta di pannolini candidi appesi ai fili intorno a lui.
- Sii buono Filippo, che ti cambio; adesso ti tolgo la porcheria, poi vedi, ti lavo, ti ungo il culino col "Fissan", così ti calmi.
Il tutto era condito dagli ululati del bimbo, intervallati da brevi parentesi di singhiozzo che riempivano l'ampio silenzio della casa.
Filippo era un bel bambino, con la faccia furbetta dei piccoli senza problemi. Una volta cambiato, pulito, sorrise e subito iniziò a poppare freneticamente dalla sua bottiglietta.
La moglie lo sollevò delicatamente e se lo portò in braccio.
- Non cresce mai di peso questo bimbo... D'altronde...
Non finì la frase; sospirò di rassegnazione e lo depose delicatamente nella culla.
C'era uno straordinario odore di stufato nella casa.
- Con pomodoro fresco e cipolla - disse la moglie annusando l'aria.
- E' quello che lui preferiva. Sarà una meravigliosa accoglienza.
La madre aveva preparato gli ovoli con parmigiano sottile a scagliette, buon olio e molto limone.
- Devono un pochettino impregnarsi di questi sapori per essere più buoni ancora, ci vuole un po' di tempo.
Fumava leggermente la pentola dello stufato.
- Fuoco lento ci vuole. Che ti disse Sandra quando arrivò qui da noi?
- Che lei l'aveva costretto a indebitarsi con tanti usurai e principalmente con Pietro, lo strozzino. Interessi pazzeschi garantiti da quantità di assegni. Lui le confessò che non ne poteva più.
 - E' rimasta chiacchierona la Sandra... Ah, Pietro, quello che poi è diventato...
- Sì, non so, lei come fa: un volgare bavoso...
- L'argent, cara - disse la madre in tono mondano...
- E' solo quello. D'altronde lei è una donna bella ma molto molto volgare...
- E' così, quando salteranno gli assegni, alla fine di questo mese, gli fregheranno casa e negozio e lo cacceranno a calci nel culo.
- Appunto, deve scappare, deve venire da noi, qui è al sicuro...
- Lui non viene! Non viene, mamma!
La moglie si era cambiata, indossava un abito scuro, un po' fuori moda.
- Non viene, non viene, perché non vuole abbandonare Carlotta.
- Carlotta è grande, ormai, si è staccata, ha problemi col marito. I figli quando si sposano, diventano entità separate da noi... E' successo a voi, non ricordi?
La madre la squadrò dalla testa ai piedi.
- Non ti voglio fare un complimento, sei sempre una bella donna, fai un'ottima figura.
La moglie si sedette innanzi al tavolo rotondo e si mise le mani in faccia.
- E se succede come l'altr'anno. E' tutto inutile? Tu che dici mamma? - continuando lagnosa e frignante - Che dici mamma?
- Vedrai... - fece la madre estasiata nell'annusare lo stufato.
- Grazie a Dio con  loro non ha scampo. Deve venire per forza - si riprese come in un'altalena di sentimenti.
Il silenzio divenne immenso, senza tempo.
Poi ci fu un grande rumore, come di un oggetto che è gettato fuori e che è rimasto impigliato a qualche cosa e sbatte...
Lieve scricchiolio, come quando rompi il coniglio con i denti e ti succhi le ossa.
Tonfi come di piedi che si muovono e battono contro le pareti.
- E' lui! E' lui! - fece la madre. - L'avevo detto!...
Lui entrò. La moglie gli corse incontro con un volto di lacrime. Si strinsero forte, quasi non si volessero staccare mai.
Lui poi baciò la vecchia guancia della madre con rispetto.
- Prima c'è stato un grande dolore. Poi, a poco a poco, lentamente, questa serenità...
Si guardò intorno.
- E' la stessa casa di allora...
La madre sorrise:
- Qui non cambia mai niente...
Si sentì frignare debolmente il bambino.
- Filippo, Filippo! Dieci anni che non lo vedevo più!
E si avvicinò alla culla con le parole in gola.
- Da quella notte tremenda...
Prince Philip era lì, bello roseo, biascicando le solite frasette mozze e incomprensibili dei bambini felici.
E lo fissava con gli occhi azzurri pieni di tutto quello che tiene lontano il male...
- Ti ho preparato quelli che tu chiami i piatti delle occasioni - disse la madre placida, poi sorrise:
- Domanda retorica: e gli assegni di Pietro?
Lui fece con rabbia il gesto dell'ombrello con la mano sull'avambraccio:
- Ormai... - sorrise. - Carta straccia. Ormai laggiù non vale nulla.
- Calmati e mangia questi ovoli, sono enormi e buonissimi.
Lui si sedette al tavolo. Sereno...
Infatti ovoli così grandi e carnosi non si trovano.
In questo mondo.

(Lucio Fulci, Le lune nere. Granata Press, 1992)







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