Ci sono parecchi modi per fare un milione di dollari: far la raccolta dei bollini Eagle per cinquant'anni, rapinare una banca, sposare una milionaria, o trovare un metodo infallibile per vincere ai cavalli. Ce n'è un sacco, di modi.
Poi, c'era il modo usato da Allen M. Lucks. Detto in parole semplici, funzionava più o meno così:
Uno schianto di ragazza, dai capelli rossi e le gambe lunghe, accompagnata da una bruna più piccola, ma non meno strepitosa, si dirigeva, per esempio, verso la porta di una suite dell'elegantissimo Hotel George V di Parigi. Sistemandosi la costosa acconciatura con qualche colpetto ozioso, la rossa suonava il campanello.
Se qualche esperto della vita notturna parigina si fosse trovato a passare per il corridoio in quel momento, si sarebbe forse chiesto come mai due delle più note ballerine delle Folies Bergère potessero essere senza cavaliere all'inizio di una serata, e perché suonassero alla porta della suite. Ma l'esperto in questione sarebbe rimasto addirittura a bocca aperta se avesse visto il tipo tracagnotto, vestito in modo sgargiante, leggermente pelato, e con un sovrappiù nel settore pancia, che apriva la porta. L'uomo sembrava piacevolmente sorpreso: "Sì?"
"Ci ha mandato Monsieur Lucks," rispondeva la rossa, sorridendo con grazia. "Ci ha detto di dirle che siamo a sua disposizione per tutto il tempo che resterà a Parigi, Monsieur."
Gli occhi del grasso ometto si accendevano. Si ricordava di Lucks. Era il tipo che a cena, la sera prima, aveva detto di essere l'intermediario di certe persone che vendevano residuati bellici. Il grassone aveva sorriso rivolgendosi a Lucks, era il suo mestiere, comprare residuati bellici. E Parigi, nel giugno del '52, abbondava di prestigiatori desiderosi di disfarsi di forniture militari.
Adesso quella sorpresa. Guardava le ragazze con crescente riconoscenza, mentre gli tornavano alla mente le parole di Lucks.
"Domani sera alle sette," aveva detto Lucks, "due ragazze busseranno alla sua porta. Le faccia entrare. Non faccia domande, non dia denaro, si diverta e dica loro quando ripresentarsi."
Così, mentre il grasso ometto faceva entrare le ragazze, metteva il catenaccio, e si preparava per una nottata di vive la France, prendeva nota mentalmente che doveva mettersi in contatto con Lucks, subito il giorno dopo, per ringraziarlo. Bisogna fare affari per forza con uno che ti fa una cosa così carina.
E questo, caro lettore, è il sistema con cui il misterioso Allen Lucks è riuscito a tirar su diverse centinaia di milioni di dollari per sé e per i suoi clienti... milioni che nessuno riesce più a trovare!
Il 27 novembre '55 è stata una data importante per il cinquantatreenne scapolo Al Lucks. In quella data, infatti, è morto. E tutti i suoi parenti stanno tuttora piangendo a calde, nere lacrime. Non si può dire quanto si siano dispiaciuti nel vedere il buon vecchio Al che se ne andava, ma stai certo che lanciano gemiti autentici per il fatto che l'immensa, incalcolabile fortuna guadagnata da Lucks non salta fuori da nessuna parte.
Perché Allen Lucks è morto misteriosamente come ha vissuto: una personalità internazionale che si dava del tu con i più influenti imbroglioni e i migliori faccendieri del mondo. E' morto in modo così misterioso che, in effetti, dal 27 novembre fino al 2 marzo di quest'anno, non è circolata la minima allusione, neppure al semplice fatto che fosse morto!
Ora è cominciata la grande mischia. Le fortune di Lucks non saltano fuori. Dove sono? E' quello che i parenti del defunto vorrebbero tanto sapere. Sospettano che il denaro sia sparso per tre continenti, sotto nomi falsi in numerose banche, e in cassette di sicurezza tanto numerose da non poterle neppure citare. Al Lucks non si fidava di nessuno. Titoli e obbligazioni gli facevano paura, e nutriva invece la più ardente ammirazione per l'autentico sacrario personale che una cassetta di sicurezza sa offrire.
Parte del denaro è in una banca svizzera, ed essendo le banche svizzere notoriamente restie a rilasciare informazioni, ci vorranno forse anni di mercanteggiamenti prima di riportare alla luce, di quel denaro, anche una sola monetina.
In questo momento, un uomo di vaste relazioni europee nativo della rinomata Scranton in Pennsylvania, l'avvocato Jerome Myers, sta percorrendo freneticamente e in tutta fretta le capitali europee, nel tentativo di localizzare una fortuna così estesa che nessuno si dice in grado di stimarne la grandezza. Non che sia strano, un fine carriera del genere, per il playboy del mistero Al Lucks. In qualche modo, gli si addice. E' lo stesso stile in cui visse: scarsa notorietà, molto denaro, e una tale carovana di belle donne che qualunque sceicco si metterebbe a strillare per averla!
Cosa? Dite che non avete mai sentito parlare del multimilionario Lucks? Chiedete cosa c'è di tanto importante in questa storia, e il perché di tutto questo interesse? Volete sapere chi era, e da dove è arrivata tutta questa grana che nessuno trova? D'accordo, state a sentire cosa faccio: vi racconto tutta la storia di Lucks "Dollari facili" da cima a fondo, e con un finale che vi lascerà stecchiti.
Almeno dovrebbe. E' il finale che ha ucciso Al Lucks!
Lucks fece la sua entrata sul palcoscenico del mondo allo stesso modo di Abramo Lincoln: di poveri ma onesti genitori. Comunque, al nostro giovane Al non gli ci volle molto per accorgersi che, se una cosa andava bene per il signor Lincoln, non è detto che, necessariamente, dovesse andar bene per il figlioletto di Mamma Lucks.
Nel 1903 i Lucks, una famiglia di mercanti originaria di Hazelton, rozza cittadina mineraria della Pennsylvania, gioirono alla nascita del loro figliolo. La loro gioia si accrebbe nel '23 quando Al si laureò alla Syracuse University. Quando poi ottenne la specializzazione in Legge alla Facoltà di Giurisprudenza di Georgetown nel '26, con l'invidiabile curriculum di uno studente superlativo, la sua famiglia seppe di avere in casa un vero mensche, un grand'uomo. Oh, Al era sveglio, sicuro.
Fece per un po' il praticante a Washington, collezionando rimarchevoli insuccessi. Alla fine tornò a Scranton e cominciò a guardarsi attorno per trovare del lavoro. Sembrò quindi provvidenziale che Al si imbattesse nella più grossa fonte di profitto a cui si potesse attingere, in ambito legale, a quei tempi. In quel periodo, alla fine degli Anni Venti, c'era parecchio contrabbando di liquori nelle regioni minerarie ed era abbastanza logico che un bel po' di contrabbandieri avessero bisogno del leguleio, quando il lungo braccio della legge li convocava rabbiosamente in tribunale.
In breve Al Lucks divenne molto noto nell'ufficio del Giudice Federale Albert M. Johnson (che fu allontanato dall'incarico di magistrato nel '46, sotto la minaccia d'incriminazione, dalla Camera dei Deputati).
Al Lucks si era fatto improvvisamente ricco. In brevissimo tempo, era diventato per tutti l'uomo da vedere se avevi bisogno in fretta di una via d'uscita.
Poi, nel '43, l'odore di tutti quei soldi disponibili guidò Lucks verso più verdi pascoli... a Washington, dove raggiunse, nella nobile impresa di ungere la gente giusta, livelli ineguagliati perfino negli spiacevoli annali della capitale. Per i pezzi grossi che se le meritavano, Lucks organizzava in un batter d'occhi stupende festicciole a base di donnine, che gli fruttavano grosse informazioni su grosse vendite, che a loro volta si trasformavano in grossi contratti con grossi guadagni per Lucks.
Lucks fu tra i primi a trarre profitto dai residuati bellici della seconda guerra mondiale, superando in scaltrezza alcuni dei più scaltri specialisti in dollari facili della nazione. E quei profitti della prima ora erano così grandi, così evidenti, che Lucks si affrettò a trasferirsi dall'altra parte dell'oceano, a Parigi, dove operava dal George V, pur mantenendo una suite per tutto l'anno a Francoforte in Germania, sede del Quartier Generale delle Forze Armate americane in Europa.
Usando la stessa naturale astuzia che lo aveva fatto diventare un pezzo da novanta nel racket del contrabbando, Lucks in breve riuscì a fungere da intermediario in dozzine di transazioni da molti milioni di dollari, senza mai rischiare i suoi soldi, e mietendo invece profitti fantastici per il solo fatto che sapeva chi chiamare e quando. Cominciò a concedersi un alto tenore di vita, sull'aria dei centomila dollari l'anno, tanto per gradire. I soldi che guadagnava in più erano profitti netti e puliti, messi via al sicuro.
Comprava e usava tutto, dalle donne alle raccomandazioni più influenti. In particolare, le donne. Lucks aveva occhio per le bambole. Ma non è tutto. Aveva buoni occhi, e anche un bel paio di binocoli, se mai qualcosa potesse sfuggirgli.
Le sole fotografie disponibili del misterioso Lucks, il quale riteneva giustamente che il miglior modo di sottrarsi alle commissioni d'indagine fosse di eludere i riflettori della notorietà, sono quelle che fece con le sue compagnie femminili, che furono davvero tante.
Una delle tante era Diane "Golden Girl" Harris, una giovane deliziosa con un penchant per le banconote, e per correre lungo i corridoi degli alberghi sans vestiti. Pare che Lucks dicesse di lei:
"Non ho mai visto una signora più squisita di Diane. Se non si può dire nulla di carino di una signora, si sta zitti. Diane è una vera signora. Quanto a tutto il resto che si dice di lei, non ci credo."
Il che è un simpatico saggio della filosofia di uno che, nel '54, stava per essere citato in una causa per il riconoscimento di paternità. L'ex ballerina di fila Harriette Levi concluse la sua vicenda con un succoso accordo extragiudiziale, dopo che Lucks ebbe ammesso di essere il padre, e sparì insieme al figlio di dieci anni.
Le donne andavano e venivano come brezze autunnali, un flusso senza fine di fanciulle di liberi costumi, che entrava e usciva dalla leggendaria suite del nostro Lucks "Dollari facili", al George V.
Al culmine della sua favolosa carriera, Lucks frequentava per i suoi affari noti cacciatori di dote come il miglior faccendiere di Washington, John Marangon, o l'ex galeotto inglese George Dawson, che fece più di cento milioni di dollari in un affare in cui vendette ai generali dell'esercito americano quattordicimila dei loro stessi camion, e perfino l'ex senatore Kenneth McKellar, grosso personaggio dell'indegno giro dei Crump del Tennessee.
Tutta questa gente, e anche altri, dai commercianti di ciarpame fino ai membri del governo, erano intimi di Lucks e del suo delizioso entourage.Erano tutti pronti a ballare quando tirava i fili. Perché anche loro guadagnavano delle autentiche fortune, mentre Lucks faceva carriera.
Attorno al '50, Al Lucks operava quasi a tempo pieno a Parigi, e mostrava una grande riluttanza a tornare negli Stati Uniti. Probabilmente perché nel suo Paese c'era ormai una dozzina di persone che lo aspettavano, o per fargli causa o per fargli la pelle.
A quell'epoca, giravano voci che Lucks avesse fatto un colpo fantastico in Argentina. Queste voci parlavano di un'immensa fornitura di parti di automobili, poi assemblate in Canada e vendute al governo argentino, e i profitti divisi fra Lucks, il dittatore Juan Peron, e il ministro argentino per l'Economia.
Il bello di tutta la transazione consisteva nel fatto che le famose parti non erano mai state consegnate!
Poi venne il '51, una cattiva annata per Lucks. I giornali cominciarono a pubblicare storie su di lui. La prima cosa storta fu il ricorso alla Suprema Corte di New York da parte di Alvin Reiss della Lehigh Trading Co. Reiss sosteneva di aver acquistato dei camion, residuati bellici, per un milionecentoventimilasettecentosessanta dollari e di averli mandati via nave a Lucks in Europa, con una commissione pattuita del 15 %, che non gli era mai stata pagata. Il caso si trascinava all'infinito senza risolversi, perché Lucks era troppo timido per ritornare nel Paese della Libertà.
Quando in effetti ci tornava, i suoi viaggi erano sporadici e protetti dal massimo riserbo.
Scendeva all'Essex House di New York o al Mayflower di Washington, trattava in fretta gli affari, faceva un salto dai suoi a Scranton, ed era di ritorno in Europa prima ancora che qualcuno, in America, potesse accorgersi che era stato da quelle parti.
Ma, da allora, la stella di Lucks cominciò a declinare. Prima il ricorso di Reiss, poi le accuse di altre agenzie americane e le indagini per il processo Jelke, in cui il nome di Lucks comparve con grande evidenza. Infine, la causa che rischiò con Harriette Levi.
Come se non avesse abbastanza problemi da affrontare, Lucks veniva ricattato da varie parti e per motivi differenti. Le cose cominciavano a mettersi male. Le sue sostanze diminuivano. Continuava a vivere al ritmo dei soliti centomila dollari l'anno, a trattare al meglio le sue donnine, e a mantenere le sue suite esclusive.
Ma, per Allen Lucks, era il principio della fine.
La sera del 25 novembre '55, ma tardi, molto tardi, il centralino delle camere, al George V, cominciò a suonare in modo allarmante. L'operatrice mise le cuffie e udì la voce convulsa di una ragazza dalla suite di Lucks. Gemendo, diceva: "Monsieur Lucks è... morto!"
Non era propriamente vero, ma quando corsero di sopra, trovarono che Al Lucks aveva avuto un colpo, ed era sulla buona strada per lasciarci. Fu portato di corsa alla French Clinic di Parigi e, due giorni dopo, morì. Il referto medico stabilì che la morte era dovuta a emorragia cerebrale, a causa di uno sforzo eccessivo. Le due ragazze che erano state trovate nella sua suite furono riportate sulla strada, dove rapidamente scomparvero, accompagnate dalle riverenti, lunghe occhiate della polizia.
Subito dopo ebbe inizio il gioco folle dei "dollari, dollari, ma chi ce li ha, i dollari di Lucks?"
La mischia era cominciata, e nel trambusto che ne seguì, tutta la sporca storia del Lucks faccendiere, mediatore, losco trafficante da entrambe le parti della cortina di ferro, venne a galla.
Dove riposi in pace il suo denaro, quanto ne abbia nascosto, sono tutti misteri... altri misteri che circondano la figura di un uomo che, per anni, ha circondato la sua vita di un'assoluta segretezza.
E nondimeno, tutti i segreti affari di Al Lucks sbiadiscono e divengono insignificanti al confronto con la sua ultima, attuale transazione. Per quanti soldi possa avere nascosti, nelle casseforti di tutte le banche d'Europa, quella che Al sta conducendo è la sua più grossa trattativa d'affari.
Sta trattando una nuova concessione, Lucks, la concessione dell'Eternità, per comprarsi un'entrata in Paradiso! Potete dare le vostre scommesse a Pietro, il custode delle entrate.
Ma le quote sono Infernali!
Ora è cominciata la grande mischia. Le fortune di Lucks non saltano fuori. Dove sono? E' quello che i parenti del defunto vorrebbero tanto sapere. Sospettano che il denaro sia sparso per tre continenti, sotto nomi falsi in numerose banche, e in cassette di sicurezza tanto numerose da non poterle neppure citare. Al Lucks non si fidava di nessuno. Titoli e obbligazioni gli facevano paura, e nutriva invece la più ardente ammirazione per l'autentico sacrario personale che una cassetta di sicurezza sa offrire.
Parte del denaro è in una banca svizzera, ed essendo le banche svizzere notoriamente restie a rilasciare informazioni, ci vorranno forse anni di mercanteggiamenti prima di riportare alla luce, di quel denaro, anche una sola monetina.
In questo momento, un uomo di vaste relazioni europee nativo della rinomata Scranton in Pennsylvania, l'avvocato Jerome Myers, sta percorrendo freneticamente e in tutta fretta le capitali europee, nel tentativo di localizzare una fortuna così estesa che nessuno si dice in grado di stimarne la grandezza. Non che sia strano, un fine carriera del genere, per il playboy del mistero Al Lucks. In qualche modo, gli si addice. E' lo stesso stile in cui visse: scarsa notorietà, molto denaro, e una tale carovana di belle donne che qualunque sceicco si metterebbe a strillare per averla!
Cosa? Dite che non avete mai sentito parlare del multimilionario Lucks? Chiedete cosa c'è di tanto importante in questa storia, e il perché di tutto questo interesse? Volete sapere chi era, e da dove è arrivata tutta questa grana che nessuno trova? D'accordo, state a sentire cosa faccio: vi racconto tutta la storia di Lucks "Dollari facili" da cima a fondo, e con un finale che vi lascerà stecchiti.
Almeno dovrebbe. E' il finale che ha ucciso Al Lucks!
Lucks fece la sua entrata sul palcoscenico del mondo allo stesso modo di Abramo Lincoln: di poveri ma onesti genitori. Comunque, al nostro giovane Al non gli ci volle molto per accorgersi che, se una cosa andava bene per il signor Lincoln, non è detto che, necessariamente, dovesse andar bene per il figlioletto di Mamma Lucks.
Nel 1903 i Lucks, una famiglia di mercanti originaria di Hazelton, rozza cittadina mineraria della Pennsylvania, gioirono alla nascita del loro figliolo. La loro gioia si accrebbe nel '23 quando Al si laureò alla Syracuse University. Quando poi ottenne la specializzazione in Legge alla Facoltà di Giurisprudenza di Georgetown nel '26, con l'invidiabile curriculum di uno studente superlativo, la sua famiglia seppe di avere in casa un vero mensche, un grand'uomo. Oh, Al era sveglio, sicuro.
Fece per un po' il praticante a Washington, collezionando rimarchevoli insuccessi. Alla fine tornò a Scranton e cominciò a guardarsi attorno per trovare del lavoro. Sembrò quindi provvidenziale che Al si imbattesse nella più grossa fonte di profitto a cui si potesse attingere, in ambito legale, a quei tempi. In quel periodo, alla fine degli Anni Venti, c'era parecchio contrabbando di liquori nelle regioni minerarie ed era abbastanza logico che un bel po' di contrabbandieri avessero bisogno del leguleio, quando il lungo braccio della legge li convocava rabbiosamente in tribunale.
In breve Al Lucks divenne molto noto nell'ufficio del Giudice Federale Albert M. Johnson (che fu allontanato dall'incarico di magistrato nel '46, sotto la minaccia d'incriminazione, dalla Camera dei Deputati).
Al Lucks si era fatto improvvisamente ricco. In brevissimo tempo, era diventato per tutti l'uomo da vedere se avevi bisogno in fretta di una via d'uscita.
Poi, nel '43, l'odore di tutti quei soldi disponibili guidò Lucks verso più verdi pascoli... a Washington, dove raggiunse, nella nobile impresa di ungere la gente giusta, livelli ineguagliati perfino negli spiacevoli annali della capitale. Per i pezzi grossi che se le meritavano, Lucks organizzava in un batter d'occhi stupende festicciole a base di donnine, che gli fruttavano grosse informazioni su grosse vendite, che a loro volta si trasformavano in grossi contratti con grossi guadagni per Lucks.
Lucks fu tra i primi a trarre profitto dai residuati bellici della seconda guerra mondiale, superando in scaltrezza alcuni dei più scaltri specialisti in dollari facili della nazione. E quei profitti della prima ora erano così grandi, così evidenti, che Lucks si affrettò a trasferirsi dall'altra parte dell'oceano, a Parigi, dove operava dal George V, pur mantenendo una suite per tutto l'anno a Francoforte in Germania, sede del Quartier Generale delle Forze Armate americane in Europa.
Usando la stessa naturale astuzia che lo aveva fatto diventare un pezzo da novanta nel racket del contrabbando, Lucks in breve riuscì a fungere da intermediario in dozzine di transazioni da molti milioni di dollari, senza mai rischiare i suoi soldi, e mietendo invece profitti fantastici per il solo fatto che sapeva chi chiamare e quando. Cominciò a concedersi un alto tenore di vita, sull'aria dei centomila dollari l'anno, tanto per gradire. I soldi che guadagnava in più erano profitti netti e puliti, messi via al sicuro.
Comprava e usava tutto, dalle donne alle raccomandazioni più influenti. In particolare, le donne. Lucks aveva occhio per le bambole. Ma non è tutto. Aveva buoni occhi, e anche un bel paio di binocoli, se mai qualcosa potesse sfuggirgli.
Le sole fotografie disponibili del misterioso Lucks, il quale riteneva giustamente che il miglior modo di sottrarsi alle commissioni d'indagine fosse di eludere i riflettori della notorietà, sono quelle che fece con le sue compagnie femminili, che furono davvero tante.
Una delle tante era Diane "Golden Girl" Harris, una giovane deliziosa con un penchant per le banconote, e per correre lungo i corridoi degli alberghi sans vestiti. Pare che Lucks dicesse di lei:
"Non ho mai visto una signora più squisita di Diane. Se non si può dire nulla di carino di una signora, si sta zitti. Diane è una vera signora. Quanto a tutto il resto che si dice di lei, non ci credo."
Il che è un simpatico saggio della filosofia di uno che, nel '54, stava per essere citato in una causa per il riconoscimento di paternità. L'ex ballerina di fila Harriette Levi concluse la sua vicenda con un succoso accordo extragiudiziale, dopo che Lucks ebbe ammesso di essere il padre, e sparì insieme al figlio di dieci anni.
Le donne andavano e venivano come brezze autunnali, un flusso senza fine di fanciulle di liberi costumi, che entrava e usciva dalla leggendaria suite del nostro Lucks "Dollari facili", al George V.
Al culmine della sua favolosa carriera, Lucks frequentava per i suoi affari noti cacciatori di dote come il miglior faccendiere di Washington, John Marangon, o l'ex galeotto inglese George Dawson, che fece più di cento milioni di dollari in un affare in cui vendette ai generali dell'esercito americano quattordicimila dei loro stessi camion, e perfino l'ex senatore Kenneth McKellar, grosso personaggio dell'indegno giro dei Crump del Tennessee.
Tutta questa gente, e anche altri, dai commercianti di ciarpame fino ai membri del governo, erano intimi di Lucks e del suo delizioso entourage.Erano tutti pronti a ballare quando tirava i fili. Perché anche loro guadagnavano delle autentiche fortune, mentre Lucks faceva carriera.
Attorno al '50, Al Lucks operava quasi a tempo pieno a Parigi, e mostrava una grande riluttanza a tornare negli Stati Uniti. Probabilmente perché nel suo Paese c'era ormai una dozzina di persone che lo aspettavano, o per fargli causa o per fargli la pelle.
A quell'epoca, giravano voci che Lucks avesse fatto un colpo fantastico in Argentina. Queste voci parlavano di un'immensa fornitura di parti di automobili, poi assemblate in Canada e vendute al governo argentino, e i profitti divisi fra Lucks, il dittatore Juan Peron, e il ministro argentino per l'Economia.
Il bello di tutta la transazione consisteva nel fatto che le famose parti non erano mai state consegnate!
Poi venne il '51, una cattiva annata per Lucks. I giornali cominciarono a pubblicare storie su di lui. La prima cosa storta fu il ricorso alla Suprema Corte di New York da parte di Alvin Reiss della Lehigh Trading Co. Reiss sosteneva di aver acquistato dei camion, residuati bellici, per un milionecentoventimilasettecentosessanta dollari e di averli mandati via nave a Lucks in Europa, con una commissione pattuita del 15 %, che non gli era mai stata pagata. Il caso si trascinava all'infinito senza risolversi, perché Lucks era troppo timido per ritornare nel Paese della Libertà.
Quando in effetti ci tornava, i suoi viaggi erano sporadici e protetti dal massimo riserbo.
Scendeva all'Essex House di New York o al Mayflower di Washington, trattava in fretta gli affari, faceva un salto dai suoi a Scranton, ed era di ritorno in Europa prima ancora che qualcuno, in America, potesse accorgersi che era stato da quelle parti.
Ma, da allora, la stella di Lucks cominciò a declinare. Prima il ricorso di Reiss, poi le accuse di altre agenzie americane e le indagini per il processo Jelke, in cui il nome di Lucks comparve con grande evidenza. Infine, la causa che rischiò con Harriette Levi.
Come se non avesse abbastanza problemi da affrontare, Lucks veniva ricattato da varie parti e per motivi differenti. Le cose cominciavano a mettersi male. Le sue sostanze diminuivano. Continuava a vivere al ritmo dei soliti centomila dollari l'anno, a trattare al meglio le sue donnine, e a mantenere le sue suite esclusive.
Ma, per Allen Lucks, era il principio della fine.
La sera del 25 novembre '55, ma tardi, molto tardi, il centralino delle camere, al George V, cominciò a suonare in modo allarmante. L'operatrice mise le cuffie e udì la voce convulsa di una ragazza dalla suite di Lucks. Gemendo, diceva: "Monsieur Lucks è... morto!"
Non era propriamente vero, ma quando corsero di sopra, trovarono che Al Lucks aveva avuto un colpo, ed era sulla buona strada per lasciarci. Fu portato di corsa alla French Clinic di Parigi e, due giorni dopo, morì. Il referto medico stabilì che la morte era dovuta a emorragia cerebrale, a causa di uno sforzo eccessivo. Le due ragazze che erano state trovate nella sua suite furono riportate sulla strada, dove rapidamente scomparvero, accompagnate dalle riverenti, lunghe occhiate della polizia.
Subito dopo ebbe inizio il gioco folle dei "dollari, dollari, ma chi ce li ha, i dollari di Lucks?"
La mischia era cominciata, e nel trambusto che ne seguì, tutta la sporca storia del Lucks faccendiere, mediatore, losco trafficante da entrambe le parti della cortina di ferro, venne a galla.
Dove riposi in pace il suo denaro, quanto ne abbia nascosto, sono tutti misteri... altri misteri che circondano la figura di un uomo che, per anni, ha circondato la sua vita di un'assoluta segretezza.
E nondimeno, tutti i segreti affari di Al Lucks sbiadiscono e divengono insignificanti al confronto con la sua ultima, attuale transazione. Per quanti soldi possa avere nascosti, nelle casseforti di tutte le banche d'Europa, quella che Al sta conducendo è la sua più grossa trattativa d'affari.
Sta trattando una nuova concessione, Lucks, la concessione dell'Eternità, per comprarsi un'entrata in Paradiso! Potete dare le vostre scommesse a Pietro, il custode delle entrate.
Ma le quote sono Infernali!
(L'età d'oro del crimine. A cura di Marc Gerald. Anabasi, 1993)
Nessun commento:
Posta un commento