Luciano [Frascinelli] adorava gli animali. Tra essi prediligeva Menelik, una iena grassa come un maiale che si faceva accarezzare da lui. Era fiero d'esser riuscito a stabilire un rapporto con un animale odiato da tutti.
Un giorno stava appunto accarezzando Menelik, si fermò un attimo e si voltò a parlare con qualcuno, tenendo però la mano sulla schiena della bestia. Questa Menelik che per mesi e per anni s'era fatta accarezzare, trac, gli troncò di netto il pollice della mano destra. Fu un trauma per Luciano. Più della perdita del dito lo colpì il tradimento dell'animale: non si rassegnava all'idea che la iena, oltre che odiata da tutti, fosse anche stupida.
In realtà, per la sua stupidità, la iena in un circo fa solo zoo perché, oltre che stupido, è un animale pigro. Se corre lo fa soltanto per il cibo. Infatti le iene prese in libertà sono generalmente piccole, magre, puzzolenti e spelacchiate perché così le porta ad essere la loro pigrizia. Forse è l'unico animale che non soffre della cattività: nello zoo trova il pasto assicurato, le vitamine assicurate e dopo un paio d'anni che la tratti bene la vedi grassa, puzza molto meno, però continua ad essere imbecille, quindi estremamente pericolosa per essere messa in gabbia da domare.
Se un leone ti attacca e tu gli punti la forca, lui le si butta contro e si punge; lo fa una, due, tre volte, ma poi capisce che avventandosi sulla forca si punge e allora cerca di aggirare l'ostacolo. In questo caso gli arriva la frustata una prima volta, una seconda e così via, finché si rende conto che non può attaccarti e tu lo domi gradatamente con il condizionamento. La iena invece non la domi mai perché non capisce. Puoi punirla cento volte e lei cento volte ti assale e continua ad assalirti perché non realizza che così facendo prende botte mentre, se sta buona, nessuno le fa niente.
Eppure una volta mio zio Orlando con quattro o cinque iene fece un numero che ebbe molto successo: lui dentro la gabbia e loro che gli saltavano addosso. Mio zio si difendeva. Il pubblico tratteneva il respiro, inchiodato dal crac-crac dei bastoni che le iene addentavano e stritolavano. La iena è tutta testa e spalle e bocca enorme. Distrutti i bastoni, mio zio apriva lo sportello e, attraverso il tunnel, faceva rientrare le iene nelle loro gabbie, tutte, meno una. A questo punto c'era la cattura della iena, e qui era il vero pericolo: con la corda della frusta zio Orlando faceva un cappio, si avvicinava alla iena e glielo metteva intorno al collo, poi, tenendo il cappio con una mano, con l'altra prendeva l'animale per la coda e sollevandolo da terra si metteva a girare velocemente su se stesso, in modo da impedire alla iena di mordere. Tuttavia per ben due volte la bestia riuscì ad addentarlo: una volta gli distrusse un ginocchio, un'altra gli stritolò quasi una mano, tanto che dovettero mettergliela insieme a pezzettini e ancor oggi, dopo tanto tempo, riesce a muoverle pochissimo.
Valeva la pena? Sì, rispondeva mio zio, perché il pubblico si entusiasmava. E lui, con l'orgoglio della gente del circo, sapeva di farsi mangiare, ma continuava ad esibirsi.
In realtà se lo spettatore resta indifferente, l'artista non prova soddisfazione nel lavoro; se invece si esalta,
l'artista si esalta, raddoppia gli sforzi per migliorare le proprie prestazioni, per portare il pubblico al massimo entusiasmo.
Noi cerchiamo di captare quello che il pubblico vuole, di prevenirne le esigenze. Il tempo in cui il circo si reggeva sul ballo dell'orsetto è finito.
(Liana Orfei, La grande casa chiamata circo. La Sorgente, 1977)
Una pagina di grande saggezza
RispondiEliminaOrlando qui aveva ancora tutti e due i pollici, purtroppo non si vedono le iene grasse:
http://www.youtube.com/watch?v=utrRC5eSRt0