Pioniera, Amelia Earhart lo fu doppiamente, come aviatrice e come donna. Ella riuscì infatti a imporsi in un ambiente maschile (e maschilista) realizzando imprese paragonabili a quelle dei colleghi uomini e dimostrando anche che la donna aveva un suo ruolo nello sviluppo dell'aviazione. Ispirata dalla passione per il volo, non arretrò davanti ad alcun pericolo. Anche per questo la sua tragica e misteriosa scomparsa toccò profondamente i suoi compatrioti negli Stati Uniti, non meno che tutto l'ambiente aeronautico internazionale.
Nata a Atchinson, nel Kansas, il 24 luglio 1898, Amelia Earhart ebbe, come tutte le fanciulle agli inizi del secolo, un'educazione classica che non la predestinava per nulla al mestiere di aviatrice. Attratta dalla medicina, nel 1917, quando gli Stati Uniti entrarono in guerra, partì per Toronto, dove prestò servizio come infermiera in un ospedale militare. Tornata in patria, nel 1919 iniziò studi di medicina alla Columbia University: studi che però interruppe dopo un solo anno per sopravvenuti problemi familiari. Trasferita con la madre in California, nel 1920 ebbe occasione di assistere a un raduno aviatorio. La visione delle macchine volanti la affascinò, tanto da decidere di imparare a guidarle: cosa che realizzò ben presto iscrivendosi a una scuola di volo e brevettandosi pilota.
La madre le donò allora il suo primo aereo, un Kinner Canary, sul quale Amelia si perfezionò nel pilotaggio. A ventidue anni, la Earhart aveva trovato la propria vocazione, e da allora in poi la sua vita sarebbe stata scandita da un'impresa sportiva dopo l'altra. La prima la realizzò nel 1922, quando stabilì un record femminile di quota toccando altre 4600 metri. Ma fu nel 1928 che principiò effettivamente la sua carriera.
In quell'anno, il capitano Railey, delle spedizioni Byrd, le propose, su suggerimento della ricchissima lady Frederik Guest, di diventare la prima donna che avesse mai attraversato l'Atlantico. Il progetto affascinò la Earhart, che il 17 giugno si imbarcò su un trimotore Fokker munito di galleggianti e battezzato "Friendship". Erano con lei il pilota Wilmer Stultz e il meccanico Lou Gordon. Dopo un volo di venti ore e quaranta minuti, l'aereo ammarò a Burry Port, sulla costa del Galles. Il successo dell'impresa fu ampiamente sottolineato dalla stampa e dalla radio. Amelia Earhart, festeggiata da una folla entusiasta, aveva conquistato in un giorno la celebrità; ma la giovane donna non si montò la testa. Sapeva benissimo i limiti dell'impresa che aveva compiuto e sapeva anche che, per valicarli, avrebbe dovuto provare la sua valentia come pilota, e non limitarsi, come aveva fatto in quel volo, a tenere il libro di volo. Quattro anni più tardi avrebbe trovato l'occasione giusta.
Di ritorno negli Stati Uniti, si buttò nella scrittura di un libro intitolato 20 ore e 40 minuti, venne assunta dalla rivista Cosmopolitan per tenervi una rubrica di aviazione e dalla Transcontinental Air Transport ebbe l'incarico di lanciare una campagna destinata a sensibilizzare l'opinione pubblica circa il ruolo della donna nell'aviazione. Le ambizioni di colei che l'America ormai conosceva con l'affettuosamente rispettoso soprannome di Lady Lindy (dal diminutivo di Lindbergh) non si fermarono però a questi incarichi di prestigio. Allo scopo di affrontare nuove imprese, cominciò a sottoporsi a un allenamento intensivo, i frutti del quale furono rappresentati tra l'altro da due primati femminili internazionali di velocità battuti il 25 giugno 1930 con un Lockheed Vega e, il 5 luglio successivo, da un terzo, alla media di 291,545 chilometri orari. Covava intanto l'audace progetto di trasvolare da sola l'Atlantico e, per lunghi mesi, si preparò accuratamente all'impresa. Il 20 maggio 1932, cinque anni dopo il volo il volo di Lindbergh, decollava da Harbor Grace, a Terranova, in direzione dell'Europa. Il 21 maggio, dopo aver coperto 3100 chilometri in 14 ore e 56 minuti, atterrava a Londonderry, in Irlanda con il suo Lockheed Vega. Il suo nome si iscriveva così nella storia dell'aviazione.
Benché avesse provato agli uomini le sue eccezionali qualità (e alle donne la loro capacità di emulare gli uomini in tutto), la Earhart non si sentiva ancora soddisfatta. Stimolata dal successo, il 24 agosto 1932 portò a termine la trasvolata da costa a costa degli Stati Uniti, volando senza scalo con il suo Vega da Los Angeles a Newark, nel New Jersey, e stabilendo così anche un nuovo record mondiale femminile di distanza. Un anno dopo, l'8 luglio 1933, superò il suo stesso primato, realizzando sullo stesso percorso una media di 231 chilometri orari (contro i 206 precedenti) e riducendo così le ore di volo da diciannove a diciassette. Ancora una volta, il successo le fu di stimolo per nuove imprese. Malgrado i rischi insiti in una trasvolata solitaria dell'Oceano Pacifico, la donna progettò di andare da Honolulu, nelle Hawaii, a Oakland, in California, dal momento che le autorità americane le avevano rifiutato il permesso di decollare dalle coste americane. L'11 gennaio 1935, la Earhart aggiungeva così un nuovo successo a quelli precedenti, coprendo in volo 3875 chilometri in diciotto ore e sedici minuti, alla media di 260 chilometri orari. Tre mesi dopo, il 19 aprile, partiva da sola a bordo del suo Lockheed Vega da Los Angeles, per arrivare a Città del Messico. L'8 maggio successivo, appena riposata dall'impresa, da Città del Messico volava a Newark. Unendo il coraggio all'ambizione e la fantasia all'audacia, Amelia Earhart sembrava invulnerabile dal destino. Aveva affrontato, uscendone vittoriosa, le prove più rischiose, ma gliene restava ancora una, la più impegnativa: il giro del mondo.
Un'impresa del genere esigeva una lunga preparazione e grandi mezzi. Per molti mesi, l'aviatrice si dedicò interamente alla sua realizzazione. Grazie a un dono di 50000 dollari dell'università di Purdue, nel luglio 1936 poté acquistarsi un bimotore Lockheed Electra. Tra una lezione e l'altra di aeronautica all'università La Fayette (che gliele aveva affidate), la Earhart si addestrò a volare sull'aereo che avrebbe dovuto darle la gloria. Il 18 marzo 1937, avendo come compagni Manning, Mantz e Noonan, decollò da Oakland, pronta a compiere il più eccitante dei viaggi. Il giorno dopo atterrava a Honolulu dopo un trasvolata record di 15 ore e 48 minuti, alla media di 246 chilometri orari. Il 20 marzo si apprestava a ridecollare quando l'aereo, per lo scoppio di un pneumatico, cappottava. L'impresa dovette essere interrotta e rimandata al 1° giugno successivo. Quel giorno, la Earhart partì da Miami con il navigatore Fred Noonan, sempre a bordo dell'Electra. Seguendo l'equatore, l'aereo atterrava il 29 giugno, dopo 35400 km, a Lae, in Nuova Guinea. Da lì, una trasvolata del pacifico avrebbe completato il raid. L'aereo scompariva il 3 luglio successivo nei pressi dell'sola di Howland, dove era previsto uno scalo.
Malgrado ogni ricerca, non si trovarono più tracce né del velivolo, né dei suoi occupanti.
Di fronte a questa misteriosa scompara, nacque la supposizione che Amelia Earhart e Noonan fossero stati incaricati di una missione di spionaggio aereo sulla laguna di Truk, occupata dai giapponesi, e che questi ultimi, catturati i due aviatori, li avessero fucilati. Ma di questo fatto non si è mai potuta avere alcuna prova.
(Giuseppe Dicorato e Giorgio Apostolo. I precursori e i protagonisti del volo. De Agostini, 1985)
La madre le donò allora il suo primo aereo, un Kinner Canary, sul quale Amelia si perfezionò nel pilotaggio. A ventidue anni, la Earhart aveva trovato la propria vocazione, e da allora in poi la sua vita sarebbe stata scandita da un'impresa sportiva dopo l'altra. La prima la realizzò nel 1922, quando stabilì un record femminile di quota toccando altre 4600 metri. Ma fu nel 1928 che principiò effettivamente la sua carriera.
In quell'anno, il capitano Railey, delle spedizioni Byrd, le propose, su suggerimento della ricchissima lady Frederik Guest, di diventare la prima donna che avesse mai attraversato l'Atlantico. Il progetto affascinò la Earhart, che il 17 giugno si imbarcò su un trimotore Fokker munito di galleggianti e battezzato "Friendship". Erano con lei il pilota Wilmer Stultz e il meccanico Lou Gordon. Dopo un volo di venti ore e quaranta minuti, l'aereo ammarò a Burry Port, sulla costa del Galles. Il successo dell'impresa fu ampiamente sottolineato dalla stampa e dalla radio. Amelia Earhart, festeggiata da una folla entusiasta, aveva conquistato in un giorno la celebrità; ma la giovane donna non si montò la testa. Sapeva benissimo i limiti dell'impresa che aveva compiuto e sapeva anche che, per valicarli, avrebbe dovuto provare la sua valentia come pilota, e non limitarsi, come aveva fatto in quel volo, a tenere il libro di volo. Quattro anni più tardi avrebbe trovato l'occasione giusta.
Di ritorno negli Stati Uniti, si buttò nella scrittura di un libro intitolato 20 ore e 40 minuti, venne assunta dalla rivista Cosmopolitan per tenervi una rubrica di aviazione e dalla Transcontinental Air Transport ebbe l'incarico di lanciare una campagna destinata a sensibilizzare l'opinione pubblica circa il ruolo della donna nell'aviazione. Le ambizioni di colei che l'America ormai conosceva con l'affettuosamente rispettoso soprannome di Lady Lindy (dal diminutivo di Lindbergh) non si fermarono però a questi incarichi di prestigio. Allo scopo di affrontare nuove imprese, cominciò a sottoporsi a un allenamento intensivo, i frutti del quale furono rappresentati tra l'altro da due primati femminili internazionali di velocità battuti il 25 giugno 1930 con un Lockheed Vega e, il 5 luglio successivo, da un terzo, alla media di 291,545 chilometri orari. Covava intanto l'audace progetto di trasvolare da sola l'Atlantico e, per lunghi mesi, si preparò accuratamente all'impresa. Il 20 maggio 1932, cinque anni dopo il volo il volo di Lindbergh, decollava da Harbor Grace, a Terranova, in direzione dell'Europa. Il 21 maggio, dopo aver coperto 3100 chilometri in 14 ore e 56 minuti, atterrava a Londonderry, in Irlanda con il suo Lockheed Vega. Il suo nome si iscriveva così nella storia dell'aviazione.
Benché avesse provato agli uomini le sue eccezionali qualità (e alle donne la loro capacità di emulare gli uomini in tutto), la Earhart non si sentiva ancora soddisfatta. Stimolata dal successo, il 24 agosto 1932 portò a termine la trasvolata da costa a costa degli Stati Uniti, volando senza scalo con il suo Vega da Los Angeles a Newark, nel New Jersey, e stabilendo così anche un nuovo record mondiale femminile di distanza. Un anno dopo, l'8 luglio 1933, superò il suo stesso primato, realizzando sullo stesso percorso una media di 231 chilometri orari (contro i 206 precedenti) e riducendo così le ore di volo da diciannove a diciassette. Ancora una volta, il successo le fu di stimolo per nuove imprese. Malgrado i rischi insiti in una trasvolata solitaria dell'Oceano Pacifico, la donna progettò di andare da Honolulu, nelle Hawaii, a Oakland, in California, dal momento che le autorità americane le avevano rifiutato il permesso di decollare dalle coste americane. L'11 gennaio 1935, la Earhart aggiungeva così un nuovo successo a quelli precedenti, coprendo in volo 3875 chilometri in diciotto ore e sedici minuti, alla media di 260 chilometri orari. Tre mesi dopo, il 19 aprile, partiva da sola a bordo del suo Lockheed Vega da Los Angeles, per arrivare a Città del Messico. L'8 maggio successivo, appena riposata dall'impresa, da Città del Messico volava a Newark. Unendo il coraggio all'ambizione e la fantasia all'audacia, Amelia Earhart sembrava invulnerabile dal destino. Aveva affrontato, uscendone vittoriosa, le prove più rischiose, ma gliene restava ancora una, la più impegnativa: il giro del mondo.
Un'impresa del genere esigeva una lunga preparazione e grandi mezzi. Per molti mesi, l'aviatrice si dedicò interamente alla sua realizzazione. Grazie a un dono di 50000 dollari dell'università di Purdue, nel luglio 1936 poté acquistarsi un bimotore Lockheed Electra. Tra una lezione e l'altra di aeronautica all'università La Fayette (che gliele aveva affidate), la Earhart si addestrò a volare sull'aereo che avrebbe dovuto darle la gloria. Il 18 marzo 1937, avendo come compagni Manning, Mantz e Noonan, decollò da Oakland, pronta a compiere il più eccitante dei viaggi. Il giorno dopo atterrava a Honolulu dopo un trasvolata record di 15 ore e 48 minuti, alla media di 246 chilometri orari. Il 20 marzo si apprestava a ridecollare quando l'aereo, per lo scoppio di un pneumatico, cappottava. L'impresa dovette essere interrotta e rimandata al 1° giugno successivo. Quel giorno, la Earhart partì da Miami con il navigatore Fred Noonan, sempre a bordo dell'Electra. Seguendo l'equatore, l'aereo atterrava il 29 giugno, dopo 35400 km, a Lae, in Nuova Guinea. Da lì, una trasvolata del pacifico avrebbe completato il raid. L'aereo scompariva il 3 luglio successivo nei pressi dell'sola di Howland, dove era previsto uno scalo.
Malgrado ogni ricerca, non si trovarono più tracce né del velivolo, né dei suoi occupanti.
Di fronte a questa misteriosa scompara, nacque la supposizione che Amelia Earhart e Noonan fossero stati incaricati di una missione di spionaggio aereo sulla laguna di Truk, occupata dai giapponesi, e che questi ultimi, catturati i due aviatori, li avessero fucilati. Ma di questo fatto non si è mai potuta avere alcuna prova.
(Giuseppe Dicorato e Giorgio Apostolo. I precursori e i protagonisti del volo. De Agostini, 1985)
Amelia Earhart
earheart
ear
heart
air
(Patti Smith, Amelia Earhart. I)
silk
silk
ear
amelia earhart. dupe. first lady of the skies.
she had no guy holding her down.
no one could clip her wings.
she was no bird in the hand.
she is no living thing now.
she is ageless. parachute.
they never got her. not her.
she cut out clean blue.
it was all there.
one afternoon I was polishing off still another
hand of cards. they said deal straight. crazy eight.
yet not playing with a full deck.
yer looking red around the eyes.
it was true. yet I wasnt nodding.
I was hearing that music.
ancient aeroplane.
now I got rights to those words. it was all
there I tell ya. out the window. after moon.
etched in sky.
writing
she said:
my step is heavy
but i can fly like an angel
and so like a hawk am i now
my elbows flap like wings.
(Patti Smith, Amelia Earhart. II)
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