lunedì 21 ottobre 2013

La Buona Annata's Literary Supplement: Una volta vivevo qui

Jean Rhys, Una volta vivevo qui

Stava sulla riva del fiume guardando le pietre che servivano ad attraversarlo e ricordandole una a una. C'era quella rotonda malferma, quella appuntita, quella piatta in mezzo - quella sicura, dove ti potavi fermare a guardarti attorno. La successiva non era altrettanto sicura, perché quando il fiume era in piena l'acqua la ricopriva e anche quando sembrava asciutta era scivolosa. Ma dopo quella pietra tutto diventava facile, e ben presto si trovò sull'altra sponda.
La strada era molto più ampia di un tempo ma il lavoro era stato fatto male. Gli alberi abbattuti non erano stati portati via e i cespugli sembravano calpestati. Eppure era la stessa strada e lei la percorse straordinariamente felice.
Era una bella giornata, una giornata azzurra. L'unica cosa era che il cielo aveva un aspetto vitreo che non ricordava. Non le veniva in mente nessun'altra parola. Vitreo. Svoltò l'angolo, vide che la vecchia pavimentazione era stata tolta, e anche qui la strada era molto più ampia, ma aveva lo stesso aspetto incompiuto.
Arrivò agli scalini di pietra consunti che portavano alla casa. E incominciò a batterle il cuore. Il pandano non c'era più, e neppure la finta casa estiva che chiamavano ajoupa, ma l'albero spaccato c'era ancora e in cima agli scalini il prato ruvido si stendeva in lontananza, proprio come lo ricordava. Si fermò e guardò la casa che era stata ampliata e dipinta di bianco. Era strano vedere un'automobile parcheggiata lì davanti.
C'erano due bambini sotto il grande mango, un bambino e una bambina, e li salutò con la mano dicendo "Ciao" ma non le risposero né volsero il capo. Erano bambini molto biondi come lo sono tanto spesso gli europei nati nelle Indie occidentali: come se il sangue bianco volesse affermarsi contro ogni eventualità.
L'erba era gialla sotto il sole caldo mentre si avvicinava a loro. Quando fu molto vicina disse di nuovo, timidamente: "Ciao". E poi: "Una volta vivevo qui" disse. 
Continuarono a non risponderle. Quando disse "Ciao" per la terza volta era vicinissima. Le sue braccia si tesero istintivamente nello struggimento di toccarli.
Fu il bambino ad alzarsi. Gli occhi grigi guardarono dritto nei suoi. La sua espressione non cambiò. "Ha fatto freddo all'improvviso" disse, "l'hai notato? Rientriamo."
"Sì, rientriamo" disse la bambina.
Le ricaddero le braccia mentre li guardava correre sull'erba verso casa. E per la prima volta capì.

(Trionfo della notte. A cura di Robert Phillips. Mondadori, 1990)





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