sabato 12 aprile 2014

La Buona Annata's Literary Supplement: The Bowmen

Fu durante la ritirata degli ottantamila; la censura militare è motivo sufficiente per non essere più espliciti. Fu nel giorno più terribile della guerra, quando la rovina e il disastro si avvicinarono talmente da gettare su Londra ombre sinistre. Senza notizie sicure il cuore degli uomini si chiudeva nel terrore, e i civili provavano gli stessi tormenti dell'esercito in battaglia. 
In quel giorno spaventoso, quando trecentomila soldati nemici si precipitarono a suon d'artiglieria sulle modeste forze inglesi, un punto delle nostre linee si trovò più in pericolo degli altri e rischiò la distruzione totale. Con il permesso dell'autorità militare dirò che questo punto occupava una posizione strategica, e che se avesse ceduto l'intero esercito inglese sarebbe andato incontro alla disfatta, gli Alleati avrebbero dovuto ritirarsi e una nuova Sedan sarebbe seguita inevitabilmente. 
Per tutta la mattina i cannoni tedeschi avevano bersagliato i difensori di quell'angolo vitale: non più di un migliaio d'uomini. I proiettili piovevano da ogni parte e i soldati si sforzavano di far battute scherzose. Inventavano un nomignolo per ogni bomba, facevano scommesse o le accoglievano, canticchiando i motivetti del music-hall. Ma le bombe, incuranti, dilaniavano i buoni inglesi, strappavano il fratello al fratello e con l'aumentare della calura del giorno aumentò la furia del terribile martellamento. A quanto pareva non c'era scampo: l'artiglieria inglese era buona, ma non sufficiente, e s'andava trasformando in una massa di metallo arroventato. 
C'è un momento, nelle peggiori tempeste sul mare, in cui gli uomini si ripetono l'un l'altro: " E' arrivata al massimo. Non può infierire più di così". Ed ecco arriva il fulmine fatale. Lo stesso avveniva nelle trincee inglesi.
Non c'erano al mondo uomini più coraggiosi, ma l'inferno scatenato dall'artiglieria tedesca li sovrastava, li schiacciava, e la fermezza dei loro cuori doveva misurarsi col terrore. Poi videro il nemico avanzare: dei mille inglesi non ne erano rimasti che cinquecento, ma la fanteria tedesca, grige divisioni che muovevano in colonna per spezzare le ultime resistenze, ammontava ad almeno diecimila uomini.
Non c'erano più speranze. I soldati si strinsero la mano, uno intonò una nuova versione della celebre Good-bye, Good-bye to Tipperary che finiva con le parole: "... Non ci arriveremo più". Poi aprirono il fuoco. Gli ufficiali fecero notare che era un'occasione unica, perché i tedeschi costituivano un ottimo bersaglio e cadevano fila dopo fila. L'uomo che aveva parafrasato Tipperary chiese: "Come va con quei confetti?". Le poche mitragliatrici facevano del loro meglio, ma era inutile: i soldati grigi si ammassavono l'un l'altro in pile di cadaveri, ma altri battaglioni li sostituivano continuamente.
 "Nei secoli dei secoli, amen" disse un soldato inglese, senza apparente motivo, mentre prendeva la mira e faceva fuoco. Poi gli venne in mente - anche qui senza motivo - un ristorante vegetariano di Londrain cui servivano cotolette di lenticchie e nocciole camuffate da bistecche. Sui piatti di quel ristorante era impressa una immagine di San Giorgio di colore azzurro, accompagnata dal motto: Adsit Anglis sanctus Georgius. (Possa San Giorgio aiutare gli inglesi. Il nostro soldato conosceva il latino e altre inutili sciocchezze, e ora, nel premere il grilletto contro la grigia massa che avanzava a trecento metri di distanza, ripeté il pio motto dei vegetariani. Vuotò tutto il caricatore, e alla fine il compagno che gli stava accanto dovette frenare amichevolmente tanta foga perché le munizioni del Re costavano e non aveva senso sprecarle contro un nemico già morto.
Dopo aver espresso la sua invocazione il latinista si era sentito invadere da una strana sensazione: qualcosa che stava a metà fra un brivido e una scossa elettrica. Il rumore della battaglia si era ridotto, nelle sue orecchie, a un pacato mormorio e al suo posto aveva udito una voce possente che superava il frastuono di cento campane: "Schieratevi, schieratevi, schieratevi!".
Il cuore del nostro soldato aveva perso un colpo, poi si era fatto gelido come ghiaccio. Udiva, o gli pareva di udire, migliaia di voci che gridavano: "San Giorgio! San Giorgio!".
"Ah, messere, ah dolce Santo, promettici un buon esito!"
"San Giorgio della fiera Inghilterra!"
"In fretta! In fretta! Monsignore San Giorgio, soccorrici!"
"Ah, San Giorgio, ah, San Giorgio! Un lungo arco, un forte arco."
"Cavaliere del Cielo, aiutaci!"
Poi il soldato aveva visto, oltre la trincea, una lunga fila d'ombre che brillavano. Parevano arcieri, e con un grido avevano mandato un nugolo di frecce contro il nemico germanico.
Gli altri soldati, nella trincea, non avevano smesso di sparare. Erano uomini senza speranza, eppure miravano come se stessero facendo una gara a Bisley.
All'improvviso uno di loro gridò, in puro, vecchio inglese: "Dio ci aiuti, ma stiamo assistendo a un miracolo". E al compagno che gli stava a fianco: "Guarda quei... quei gentiluomini in grigio! Non cadono a decine, e nemmeno  a centinaia... vanno giù a migliaia! Guarda, guarda, io ti parlo e là sparisce un reggimento!".
"Zitto!" rispose l'altro. "Di che vai cianciando?"
Ma non aveva finito di parlare che trasalì: perché veramente i grigi cadevano a migliaia. E gli inglesi sentirono le urla impotenti degli ufficiali tedeschi, il crepitìo delle pistole che facevano fuoco sugli indecisi: ma nemmeno la minaccia del fuoco servì a mantenere l'ordine nelle compagini, perché l'armata nemica si sfaldava linea dopo linea.
E intanto il latinista udiva l'urlo degli arcieri; "Avanti, avanti! Monsignore, nostro santo, stacci al fianco! San Giorgio, aiutaci!".
"Alto cavaliere, difendici!"
E le frecce volarono cantando, e in numero così grande che oscurarono il sole: E l'orda pagana si frantumò davanti a loro.
"Forza con le mitragliatrici!" gridò Bill a Tom.
"Non le senti?" fece Tom di rimando. "Ma per fortuna i tedeschi hanno avuto il fatto loro."
Infatti, davanti a quel punto vitale delle difese inglesi giacevano diecimila tedeschi morti. Non ci fu nessuna Sedan.
In Germania, paese governato da princìpi scientifici, lo stato maggiore si convinse che i dannati inglesi avevano usato bombe venefiche, perché sui corpi dei morti non vennero trovate ferite.
Ma l'uomo che sapeva riconoscere una bistecca vegetariana da una al sangue sapeva qual era la verità; san Giorgio era venuto in aiuto agli inglesi coi suoi arcieri di Agincourt.

(Arthur Machen, Il gran dio Pan e altre storie soprannaturali. Mondadori, 1982)




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