domenica 22 settembre 2013

La Buona Annata's History Channel: Ermes Visconti

Tra i condòmini o signori di Crenna nel Settecento si ricordano i marchesi Visconti di San Vito (di Somma), ed in particolare Carlo Francesco, che nella seconda metà del secolo è uno dei più importanti continuatori di un ramo visconteo del nostro paese. Egli sposò Margherita Dal Verme, dalla quale ebbe due figli, Ermes, primogenito ed erede del titolo nobiliare, e Giuseppe, ed una figlia, Luigia.
Ermes nacque a Milano, in parrocchia di S. Giovanni alle Quattro Facce nel 1784; ricevette la prima educazione presso i Padri Somaschi nel Collegio di Merate ove ebbe compagno Alessandro Manzoni, poi a Roma, presso il Collegio Nazareno, tenuto dai padri Calasanziani; a Modena, nel Collegio S. Carlo, terminò gli studi che gli aprirono le porte dell'Università di Pavia, nella quale e entrò nel 1803 matricola della facoltà di filosofia, ma non giunse alla laurea perché avvenimenti politici (epoca napoleonica e ritorno degli Austriaci in Lombardia) e familiari lo chiamarono a Milano.
La capitale lombarda era allora il centro intellettuale di tutta Italia: Ermes Visconti strinse amicizia con i più eletti ingegni del tempo, quali il Manzoni, Romagnosi, Porta, Cuoco, Giuseppe Bossi per il quale, il 16 maggio 1819, recitò nella Biblioteca Ambrosiana un discorso commemorativo.
Sorta la controversia tra classici e romantici, il Visconti militò con questi ultimi e si trovò a vivere in rapporti di cultura con i più eminenti scrittori e pensatori del suo tempo, entrando in grande dimestichezza con Alessandro Manzoni; s'iscrisse al cenacolo letterario romantico La Cameretta, che faceva capo a Carlo Porta e quando nel 1818 Il Conciliatore, foglio azzurro dei romantici, nacque per volere di Silvio Pellico, Luigi Porro, Federico Confalonieri e Giovanni Berchet, il nostro Ermes diede la propria collaborazione letteraria, che si espresse anche in opere monografiche, quali: Idee elementari sulla poesia romantica, completate da un Memoriale; il Dialogo sulle unità drammatiche di tempo e di luogo; l'operetta Di alcuni significati delle parole poesia e poetico; e le Postille agli Sposi promessi dell'amico Manzoni.
[...] Ma un fatto nuovo mutò completamente l'indirizzo intellettuale e il tenore di vita del nostro: nella quaresima del 1827 avvenne quello che comunemente si chiama conversione. Essa fu presentata come un'improvvisa illuminazione spirituale; ma noi, data l'educazione cristiana avuta da Ermes Visconti, possiamo ritenerla un semplice e fervoroso ritorno alla pratica religiosa, dopo un notevole periodo d'indifferenza, maturato nei contatti con l'amico Manzoni e coll'abate Antonio Rosmini, conosciuto nel 1826 tramite Niccolò Tommaseo. 
La conversione si manifestò in lui con una vita di pietà ed una pratica religiosa che confinarono con lo scrupolo; abbandonò i circoli letterari, distrusse parte degli scritti e documenti personali, quasi per rinnegare visibilmente il suo passato; scrisse ancora, ma dedicandosi alla letteratura ascetica.
Trascorse gli ultimi anni a Crenna, interrompendo il suo isolamento con qualche viaggio a Milano e a Brusuglio, per ritrovarsi con il suo grande amico, Alessandro Manzoni.
L'ambiente che si era scelto era l'ideale per le aspirazioni della sua anima: il silenzio che invita al raccoglimento e alla meditazione; la pace serena dei campi e la vita semplice e buona dei contadini, da lui largamente beneficati; l'esempio stimolante di un parroco zelante e benefico, del quale si sentiva amico.
Due letterine, indirizzate a don Ottavio Rosnati, ricordano l'interessamento di Ermes Visconti per la torre campanaria, ultimo residuo dell'antica chiesa parrocchiale, e per il nuovo concerto di campane.
[...] Nemmeno cinque anni dopo, questo "signore" beneamato da tutti, fu colpito da una violenta infiammazione polmonare che lo portò alla tomba.
L'atto del suo decesso [...] è così formulato: "March. Visconti Ermes d'anni 57, cattolico, nubile, possidente, abitante in Crenna, del March. Don Carlo Francesco Visconti e D.na Margherita Dal Verme, morì il 23 gennaio 1841 nel cimitero di Crenna; motivo della morte: peripneumonia".
Nel suo testamento, pubblicato il 22 gennaio successivo alla sua morte, Ermes Visconti dispose: "...Raccomando alla misericordia di Dio l'anima mia. Voglio che il mio corpo sia seppellito nel cimitero di Crenna, ... ponendo al luogo del suo terrestre riposo una croce di ferro inverniciato col mio nome e colle parole: Pregate per l'anima di un vostro fratello in Gesù Cristo".
Fu esaudito; il suo cadavere venne sepolto nel nostro vecchio camposanto; sulla sua tomba fu posta una croce di ferro con le parole da lui redatte, la quale scomparve quando il cimitero mutò sede; nemmeno delle sue ossa nessuno si curò; andarono disperse.
Le ultime volontà di quest'uomo umile e pieno di fede cristiana rivelano la preoccupazione di non dimenticare nessuno nelle generose elargizioni da lui disposte: il personale di casa, la famiglia del fratello Giuseppe, nominato erede universale, quella della sorella Luigia, i nipoti ed i cugini. Segue una lunga lista di donazioni ai poveri di diverse parrocchie, e di legati a varie chiese ed ospedali.
Crenna ebbe la parte più vistosa di tanta beneficenza [...]. Se è vero che "non c'è al mondo più bell'eccesso di quello della riconoscenza", dobbiamo concludere che Crenna non peccò di generosità verso questo suo condòmino, illustre per ingegno e benèfico per carità evangelica: l'aver dedicato al suo nome un vicolo è troppo povera cosa.
Anche noi abbiamo lesinato con quest'uomo che ha amato il nostro paese con intelletto d'amore profondendo a larghe mani le proprie risorse a beneficio della nostra comunità. Ci siamo accontentati di deporre sul suo capo una ghirlandetta agreste, lasciando ad altri di cingere la sua nobile fronte con una corona d'alloro.

(Eugenio Cazzani, Crenna. La sua bimillenaria vicenda. Grafica P. Luigi Monti, 1987)



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