domenica 25 maggio 2014

La Buona Annata's Literary Supplement: L'Uomo Dei Miracoli

Luther stava fissando il manifesto da tempo.
Non era sicuro per quanto fosse rimasto catturato dalle sue crude immagini e dai caratteri pieni delle parole, ma sembravano passati pochi attimi da quando si era trovato con quindici minuti da trascorrere prima dell'appuntamento con Hawthorne e ora era in ritardo.
Hawthorne era il socio delle piccole malefatte di Luther, e sebbene non si fidassero uno dell'altro, i due anziani ladruncoli avevano ricavato buoni frutti dall'attività in comune nelle città in frenetica espansione del mid-west americano. Hadonville, il loro attuale rifugio, era stata scelta da Luther perché era una fermata della nuova ferrovia che univa la Costa Orientale a quella Occidentale e prometteva buoni affari per i borseggiatori. Mentre percorreva la Main Street nel suo cervello ronzavano innumerevoli piani che avrebbero sicuramente allontanato i pionieri dai loro risparmi e questo rendeva ancor più strano che la sua attenzione fosse stata attirata dal manifesto del guaritore. All'inizio lo aveva incuriosito il fascino perverso delle sue ridicole pretese ma poi l'occhio di Luther aveva vagato soffermandosi su di un rozzo disegno raffigurante un'apparentemente infinita fila di oppressi, doni alla mano. Ognuno ansioso di separarsi dai suoi dollari e cents in cambio di un tocco della mano dell'Uomo Dei Miracoli.
L'Uomo Dei Miracoli! sogghignò, affrettandosi sulla Main Street verso il bordello. Come gli sarebbe piaciuto sgonfiare l'ego di quell'uomo o meglio ancora godere della crudele ironia di posare le sue mani callose sulla salvezza materiale del guaritore - la sua collezione di doni. Luther ricordava come aveva odiato i pii ottusi paesani che si bevevano i sermoni del suo patrigno, in Virginia, e come aveva tremato di rabbia mentre il fratellastro si comprava l'affetto del padre mandando  a memoria interi passaggi delle scritture. E quanto gli piaceva ora prendersi gioco delle sette autocompiacenti che si formavano in quella parte del nuovo mondo. 
Per tutta la sera, sebbene cercasse di prestare attenzione ai nuovi piani del suo socio, l'enorme montagna d'oro dell'Uomo Dei Miracoli occupò il suo pensiero.
Più tardi, incapace di prendere sonno, uscì nella sognante immobilità delle strade della cittadina. Finalmente si trovò, non seppe se per caso o deliberatamente, ai bordi del campo di Hewson, alla periferia della città, un luogo prescelto dalle giostre di passaggio e dai senatori in campagna elettorale. Ora era occupata da un'enorme tendone a strisce e da una piccola carrozza. 
Un'ombra attraversò la finestra della carrozza e Luther schizzò dietro a un barile dell'acqua. Un attimo dopo la porta della carrozza si aprì e ne uscì una figura smilza e contorta, che si avviò verso un cavallo legato lì vicino. Riuscì appena a distinguerne il volto alla luce pallida e dondolante della lampada. Era un viso smunto i cui lineamenti giovanili erano stati distrutti dalla sofferenza. Mentre osservava la povera creatura arrancare verso il cavallo, pronunciando parole di conforto con una voce pateticamente tremolante, Luther maledisse i suoi nervi. Dopo aver calmato l'animale il triste personaggio ritornò verso la carrozza e i due uomini si trovarono faccia a faccia. "Immagino che sia venuto per incontrare l'Uomo Dei Miracoli" disse lo zoppo dopo un momento. "Beh... sì" balbettò Luther preso alla sprovvista. "Entra, entra allora", lo invitò l'altro.
Dall'interno la carrozza sembrava ancora più piccola che vista da fuori, sicuramente a causa della quantità di cianfrusaglie ammassate contro le pareti. C'era comunque poco che avesse la funzione di mobilia, solo due poltrone con sbiaditi disegni floreali e un piccolo tavolo. Un'arrugginita stufa da campeggio stava solitaria sul tavolo mandando un debole calore che combatteva gli spifferi che penetravano dalla porta scardinata. Era una battaglia persa, che serviva solo a proiettare ombre selvagge attorno alle pareti. Ma quello che più innervosì Luther fu la collezione di oggetti religiosi di quell'uomo. C'erano croci finemente lavorate o rozzamente abbozzate. Alcune erano di legno, altre d'oro. Icone di tutte le fatture affollavano le bacheche agli angoli e statue di santi brillavano benignamente dagli scaffali sistemati su tre lati. Luther si sentì intrappolato. Il suo disagio era aumentato dai movimenti ripugnanti dello storpio, e la sua voce non poté nascondere il disgusto quando chiese: "Dov'è il tuo padrone?". "Egli è qui, e tutt'intorno a noi" rispose quell'altro.
"Intendo l'Uomo Dei Miracoli" sbottò Luther impaziente.
"Potrai vederlo subito". Il tono condiscendente urtò i nervi di Luther come una zanzara. Quando lo storpio si allontanò per posare la lampada, Luther lo colpì alla nuca con una delle statue sacre. A cavalcioni della figura gemente Luther impugnò il sacro oggetto come un randello. "Dov'è la roba di valore?" chiese.
"In... in quella scatola" gemette lo sciagurato. Luther scavalcò il corpo e tolse una semplice scatola di legno da sotto una pila di libri.
In un attimo ne fece saltare il coperchio e ne fissò incredulo il contenuto. Non c'erano dollari né spiccioli, solo un paio di vecchi guanti di cotone, ricamati con simboli curiosi e una grossa palla di vetro opaco che si sarebbe adattata perfettamente ai palmi delle sue mani se solo avesse voluto provare.
"Dimmi dove tieni il denaro" chiese ancora Luther ma lo storpio, combattendo l'incoscienza negò ce ne fosse. Dopo una breve e violenta ricerca Luther si convinse. Esausto si lasciò andare su una delle poltrone e rigirando senza sosta i guanti nelle sue goffe mani meditò sul significato dei simboli. Uno rappresentava un occhio all'interno di un cerchio e l'altro un occhio al centro di un sole splendente. Luther era così concentrato che non vide lo storpio alzarsi e gettarglisi contro. "Non ne caverai niente di buono" protestò lo storpio, strappando i guanti dalla presa di Luther. "Non hai la fede per usarli". Nella lotta che seguì la palla di vetro cadde sul pavimento e si spezzò in migliaia di frammenti. Nel vederlo lo storpio si distrasse e Luther fu in grado di centrarlo con un colpo alla testa che chiuse la questione. Luther avvicinò la faccia insanguinata alla sua afferrandolo per un colletto sudicio ma tutto quello che riuscì a sentire fu "Non hai la fede per usarli" poi silenzio. Luther lasciò la presa e la faccia contorta ritornò a sprofondare nell'ombra. 
Infilarsi i guanti richiese tutto il suo sforzo cosciente. Non era per paura delle conseguenze, perché che paura potevano fare dei guanti a uno come lui. No, era il fatto che quei guanti appartenevano a quell'impostore, all'Uomo Dei Miracoli. 
Inizialmente non sentì niente, niente di niente. Poi lentamente si rese conto di un formicolio ai polpastrelli. La polpa carnosa sotto le unghie divenne calda poi bruciante. Il calore si sparse versò l'esterno e pulsò nel cavo del palmo delle mani. Sentì che se avesse potuto toccare la palla di vetro allora avrebbe potuto trasferire il calore, ma ormai era troppo tardi per questo. Istintivamente si inginocchiò vicino alla figura a terra e girò l'uomo a faccia in su. Mentre lo faceva sentì il calore passare dalle sue mani al corpo spezzato. Quindi le sue mani diventarono fredde, molto fredde, ghiacciate e i polpastrelli persero ogni sensibilità. Nello stesso istante si rese conto di un cambiamento del corpo sul pavimento. Le gambe si erano raddrizzate e un braccio prima rattrappito si era ingrossato fino a una dimensione normale. Luther giurò di aver sentito lo scricchiolio delle ossa secche che andavano riempiendosi di fluido. Raccolse la lampada ancora accesa e la tenne sopra il corpo. Erano spariti i lineamenti nodosi e al loro posto c'era la faccia del manifesto - la faccia dell'Uomo Dei Miracoli. Mentre cresceva in lui il terrore più completo, la mente traballante di Luther sentì il vuoto delle sue dita incominciare a strisciare verso il resto del corpo. E insieme udì il terrificante scricchiolio delle sue ossa sane che si spezzavano. Ora conosceva il segreto dell'Uomo Dei Miracoli.
L'Uomo Dei Miracoli non emise alcun suono. L'unico suono udibile nella calma pulsante era quello dell'urlo intrappolato nella gola contratta di un uomo senza fede.

(Paul Roland: The Haunted Pages. A cura di Carlo Albertoli. Stampa Alternativa, 1989)




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