venerdì 14 febbraio 2014

Stock Footage. Music from the films of Roger Corman


Alla fine del 1988 avevo passato tanti anni dietro la scrivania quanti ne avevo passati dietro la macchina da presa prima di abbandonarla. Avevo un'offerta sempre valida da parte della Universal per dirigere un progetto intitolato Il Frankenstein di Roger Corman. Mi offrirono la cifra più alta che avessi mai guadagnato in una sola volta, più una percentuale sui profitti. Ci volle molto tempo per mettere insieme la sceneggiatura giusta, dopo numerose stesure preliminari. Ma alla metà del 1989 sembrò finalmente che fosse arrivato il momento del via per Frankenstein oltre le frontiere del tempo, prodotto da Thom Mount insieme a me. La Twentieth Century Fox lo avrebbe distribuito negli Stati Uniti e la Warner oltreoceano. Il budget fu stimato intorno ai nove milioni di dollari per due mesi di riprese nei dintorni di Milano. Sarebbe stato di gran lunga la produzione più grande di tutta la mia carriera.
Il soggetto e il tema furono trasformati in una versione gotica ad alta tecnologia di Frankenstein, ambientata nel XX secolo e riportata poi indietro nel tempo.
Di certo Frankenstein era ben lontano dall'essere il primo mostro che portavo sullo schermo. Fino a che punto ho rappresentato me stesso sullo schermo attraverso i miei personaggi? Un regista produttore è un vero autore? Io credo di sì, se è uno che si appassiona a una storia tanto da riuscire a portarla sullo schermo. I suoi film sono proiezioni della sua personalità, delle sue paure, dei suoi sogni, delle sue ossessioni? Io tendo a credere di sì, perché lavoriamo a entrambe i livelli, quello della coscienza e quello dell'inconscio. La stessa scelta dei temi e delle storie è un avvertimento in un certo senso; ci sono parti di me in tutti i miei film. Quali parti?
C'è la tetra pazzia di Roderick Usher; il tormentato Dottor X., che si acceca con le sue mani ma prima vede attraverso le cose fino al centro dell'universo in L'uomo dagli occhi a raggi X; c'è il contorto "ragazzino" di A Bucket of Blood che desidera ardentemente di essere conosciuto e accettato e poi diventa un celebre scultore ricoprendo di argilla le vittime dei suoi omicidi. C'è Seymour Krelboin, il "ragazzino" che lavora dal fiorista, incrocia due piante e inavvertitamente diventa una celebrità perché ha creato un mostro divoratore di uomini. C'è Paul Groves, il personaggio interpretato da Peter Fonda in Il serpente di fuoco che prende l'acido e abbandona la sua vita di regista. E ci sono i selvaggi Angels, motociclisti fuori legge che calpestano le convenzioni imposte dall'establishment e vivono liberi al  margine della società.
Penso che il barone von Richthofen, l'orgoglioso aristocratico senza paura che vive il mometo di passaggio della guerra, e Roy Brown, il nervoso operaio dai riflessi e dall'abilità eccezionali che lo abbatte nei cieli della Prima Guerra Mondiale riflettano i due aspetti conflittuali del mio carattere: l'artista elitario e il randagio vagabondo destinato a sconfiggerlo.
Quei due personaggi, in un certo qual modo, riassumono la mia visione di Hollywood e della cultura del cinema: è un'arte di compromesso, metà arte e metà commercio. Forse è per questo che gli americani sono così bravi. In un'epoca in cui l'industria americana resta indietro rispetto a quella di altri paesi, l'industria cinematografica statunitense è di gran lunga la prima al mondo. In questo siamo bravi, un compromesso di arte e commercio.
E' stato detto che Creature from the Haunted Sea sia il mio film più personale. Non è affatto un'idea sbagliata, considerato che ha il finale che preferisco a tutti gli altri, una scena conclusiva che ho inventato in un momento di estro e che ho letteralmente dettato al telefono a Chuck Griffith da Portorico. Il film era la storia di un gruppo di generali di Batista che scappano da Cuba con uno scrigno d'oro. L'uomo che assoldano per capitanare la nave è un malfattore, uccide i generali e per coprire i suoi crimini inventa la storia di un mostro marino che divora la gente. ma il mostro marino c'è veramente.
"Abbiamo sempre ammazzato i mostri dei nostri film, con il fuoco, la corrente, le inondazioni, sempre e comunque - dissi a Chuck. - Questa volta, invece, vincerà il mostro. Nell'ultima scena - insistetti, - si dovrà vedere il mostro seduto sopra lo scrigno dell'oro sul fondo dell'oceano: si stuzzicherà i denti tranquillo, mentre tutt'intorno ci saranno, sparsi, gli scheletri dei personaggi del film. Perché è proprio così: vince il mostro".

(Roger Corman. Come ho fatto cento film a Hollywood senza mai perdere un dollaro. Lindau, 1998)






LMNPOP:  Ush
(from inspiration derived by The House of Usher)

SPACE NEGROES:  Booze Thang Meets the Wired Chain Gals
(based on Themes from The Wild Angel & Caged Heat)

MAN OR ASTRO-MAN?:  Transmission from Venus
(inspired by the music of Ronald Stein featured in It conquered the world)

PLAN 9:  Bucket of Blood

SUBSONICS:  Candy Stripe Nurse

A BONES:  All Night Long
(from the film Carnival Rock)

NON CREDO:  Hacked
(based on themes from I Mobster & Premature Burial)

MOUSE:  Creature from the Haunted Sea
(based on Betsy-Jones Moreland's classic rendition of the title song The Creature from the Haunted Sea)      

JOHNNY LEGEND:  Teenage Caveman
(original song by Zacherle)

MISS MURGATROID:  X-Man with X-Ray Eyes
(original music by Fred Katz)






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