giovedì 18 luglio 2013

La Buona Annata's History Channel: L'étoile de mer


Il poeta Robert Desnos fu per un certo periodo uno dei più brillanti esponenti del surrealismo. In certe riunioni in casa di Breton andava in trance e si metteva a comporre frasi anagrammatiche e brani poetici, trascrivendoli mentre li pronunciava. Qualcuno dubitava dell'autenticità di tale séances, ma avrebbero avuto del miracoloso anche se preparate e memorizzate. E si concludevano a volte in modo molto inquietante, quando Robert impiegava molto tempo per risvegliarsi dallo stato di trance. In condizioni normali era un uomo imprevedibile, un momento dolce e gentile, un momento dopo violento e vendicativo, specie di fronte a qualsiasi atto d'ingiustizia e stupidità. Nelle riunioni pubbliche dava libero sfogo alla sua passione, esponendosi alle reazioni, spesso anche violente, di qualche vicino offeso. Sovente, nel mio studio, si lasciava cadere in una poltrona e sonnecchiava tranquillo per una mezz'ora, poi riapriva gli occhi e continuava la conversazione come se nulla l'avesse interrotta. Era l'immagine perfetta di una delle massime surrealiste: non esiste linea di demarcazione tra la realtà del sogno e quella della veglia.
Desnos viveva precariamente, lavorando per un giornale come critico teatrale, letterario e d'arte. Un giorno annunciò la sua partenza per le Indie occidentali, incaricato di un reportage giornalistico che l'avrebbe tenuto lontano un paio di mesi. preparammo una cena d'addio molto intima, con Kiki e un'amica di cui Robert era innamorato. Verso la fine del pasto divenne molto loquace e si mise a recitare poesie di Victor Hugo e di altri che non erano proprio tra i poeti preferiti dai surrealisti. Poi estrasse di tasca un foglio tutto sgualcito: una poesia che aveva composto proprio quel giorno. La lesse con la sua voce chiara e ben modulata, dandole una pienezza di significato che non avrebbe mai avuto a leggerla in un libro. Mi colpiva sempre molto sentir leggere dei versi dal poeta che li aveva creati. Eluard leggeva sempre le sue poesie agli amici prima della pubblicazione. A parer mio la poesia dovrebbe essere sempre trasmessa così, dalla viva voce del suo autore. Personalmente non sono mai riuscito a leggere, da solo, un libro di versi.
La poesia di Desnos era come la sceneggiatura di un film: quindici o venti versi, ciascuno con un'immagine chiara e distinta di un luogo, di un uomo, di una donna. Non c'era azione drammatica, ma tutti gli elementi per una possibile azione. S'intitolava L'étoile de mer. Una donna vende giornali a un angolo della strada. Accanto a lei, su un panchetto, la pila dei giornali, fermati da un barattolo di vetro che contiene una stella marina. Compare un uomo e prende il barattolo; la donna raccoglie la sua pila di giornali, e insieme se ne vanno. Entrano in una casa, salgono una rampa di scale e arrivano in una stanza; c'è una brandina in un angolo. Lasciando cadere i suoi giornali, la donna si spoglia davanti all'uomo e si sdraia sul lettino completamente nuda. Lui la guarda, poi si alza dalla sedia, le prende la mano, gliela bacia sussurrando adieu e se ne va portando con sé il barattolo con la stella. A casa lo osserva attentamente. Seguono immagini di un treno in corsa, un battello a vapore che approda, il muro di una prigione, un fiume che scorre sotto un ponte. Immagini della donna sdraiata su un divano, nuda, con un bicchiere di vino in mano. Delle sue mani che accarezzano il capo di un uomo posato sul suo grembo. Di lei che sale le scale con un pugnale in mano. Di lei in piedi, avvolta in un drappo e con il berretto frigio, simbolo della libertà. Della donna seduta davanti a un camino, che soffoca uno sbadiglio. Una frase continua a ricorrere: "E' bella", "E' bella"; poi altre frasi sconnesse: "Se solo i fiori fossero fatti di vetro" e "Bisogna battere i morti finché sono freddi". In un verso l'uomo raccoglie un giornale per la strada e scorre il titolo di un articolo di politica.
Il poema termina    con l'uomo e la donna che s'incontrano in un vicolo. Appare un altro uomo, prende la donna per un braccio e la porta via, lasciando il primo nello smarrimento. Riappare il viso della donna, sola, davanti a uno specchio che improvvisamente si frantuma, mentre compare la parola "bella".
Forse la mia immaginazione era stata stimolata dal vino bevuto a tavola, ma la poesia m'impressionò molto, la vidi chiara come un film, un film surrealista, e dissi a Desnos che prima del suo ritorno l'avrei realizzato. 

(Man Ray, Autoritratto. Mazzotta, 1975)





Nessun commento:

Posta un commento